23 Marzo 2010

´Vince chi ha carica´

Il Messaggero – «Non mi piace fare percentuali, anche perché il traguardo è ancora lontano. Ma il campionato è riaperto e su questo non credo che ci siano dubbi. E, per lo scudetto sarà corsa a tre, perché anche la Roma può giocarsi le sue chances». Marcello Lippi, proprio nella stagione che porta al mondiale, prende atto della novità: il film di questo torneo è ancora tutto da scrivere. Anche il cittì, da questo punto di vista, diventa spettatore, pronto a gustarsi la volata per il titolo. Non dice, evitando di sbilanciarsi, chi avrà la meglio sul traguardo, anche perché i distacchi, con nove giornate ancora da giocare, sono minimi e ogni soluzione al momento è possibile. La sua analisi, però, è attenta, cioè evidenzia i particolari che possono incidere da domani, turno infrasettimanale, al 16 maggio, ultimo atto dei 38 della nostra serie A: del resto di sprint ne sa qualcosa, avendo vissuto in prima persona esperienze simili, da allenatore della Juventus. «E’ venuto fuori un torneo proprio appassionante», ammette. «E questo può sicuramente far bene al nostro calcio».
Lippi, partiamo proprio da quest’ultima affermazione. Sarà pure un’iniezione di fiducia per il nostro movimento in crisi, in particolare a livello internazionale, ma da commissario tecnico non si preoccupa per il dispendio di energie dei suoi azzurri a meno di tre mesi dall’inizio del mondiale sudafricano?«Oggi l’unico timore è rappresentato dai possibili infortuni. Se un giocatore del mio gruppo si fa male, a questo punto dell’annata, mi dispiacerebbe. Lo sforzo fisico, invece, non peserà. Giocare per qualcosa d’importante è sempre fondamentale: i calciatori vogliono vincere e si terranno in forma, atleticamente e come concentrazione. Anche per la Nazionale».
Si aspettava un finale di stagione del genere, tanto incerto, dopo il dominio dell’Inter nel girone d’andata?«No, anche perché ormai erano diversi anni che non si viveva una situazione di equilibrio come quella attuale. Da tempo non si vedeva una corsa a tre. Poi, per la verità, anche due anni fa c’è stato uno sprint appassionante».
Il riferimento è allo scudetto vinto dall’Inter di Mancini all’ultima giornata contro la Roma di Spalletti.«Pure quello fu un torneo bellissimo. I giallorossi, per un’ora, sono stati campioni d’Italia. E si giocarono il titolo sino all’ultimo minuto dopo un recupero straordinario nella fase conclusiva della stagione. Non so che cosa accadrà stavolta, ma con tre club in ballo la suspence è assicurata».
Ha detto che non fa previsioni, ma di solito chi arriva da dietro sembra avere più motivazioni e di conseguenza più chances?«Premetto, non c’è niente di scontato, anche perché manacno nove giornate e sono tante. Ma una cosa è certa: avere la possibilità di centrare un obiettivo che sino a qualche tempo prima non avevi preso in considerazione ti può dare una carica speciale, diciamo ti fa trovare una forza di squadra che in partenza non credevi di possedere. Ma ripeto, non basta per dire vince quella formazione e non un’altra».
A Lippi, tecnico della Juve, è capitato di vincere lo scudetto piombando alle spalle della capolista. Ricorda quel finale entusiasmante sulla panchina bianconera, il 5 maggio di otto anni fa?«Come posso dimenticarlo? L’Inter era prima sino all’ultima giornata: perse all’Olimpico contro la Lazio e si piazzò terza, perché anche la Roma la sorpassò. Titolo alla Juve che non era in testa e, come in quest’annata, corsa a tre».
La Roma e l’Inter, come nel 2002, ci sono anche stavolta. Invece della Juve, in questo caso c’è il Milan. Partiamo dalla terza in classifica e vediamo come si presentano le tre rivali nella volata-scudetto. Come giudica la squadra di Ranieri?«E’ da tenere in grande considerazione. Perché è convinta da tempo delle sue potenzialità e nella sua rincorsa si ritrova sabato a giocare in casa lo scontro diretto con l’Inter. A prescindere da quanto accadrà all’Olimpico, la città e la tifoseria si sentono coinvolte dal recupero in classifica della Roma, ci credono e possono dare una spinta determinante alla squadra».
Il Milan, invece, come sta?«Senza Beckham, Nesta e Pato. Può pesare, nel momento decisivo, l’indisponibilità di tre titolari così importanti. Sono assenze gravi».
Crede che l’Inter abbia rallentato perché distratta dalla Champions, trofeo che non vince da quasi mezzo secolo?«Io credo che la squadra nerazzurra sia stata costruita negli anni per poter competere su più fronti, per vincere in Italia e in Europa».
Lei, però, sa che, per esperienza diretta che non è mai facile lottare contemporaneamente per scudetto e Champions.«Io so quello che è successo a me. Da tecnico ho giocato quattro finali di Champions, vincendo solo una volta, quando non ho conquistato lo scudetto».
Un’ultima cosa: quale è l’aspetto che più conta per una squadra nel finale di stagione per arrivare prima?«L’entusiasmo. Più ne hai e più corri. Quello della Roma si vede, si conosce. E sta lievitando. Ma lo troveremo presto anche nella sfida tutta milanese. Lì sarà derby per nove giornate, derby per il titolo».
 

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