27 Agosto 2023

Verona-Roma, l’analisi tattica: primo tempo di predominio e ripresa ordinata. Il cambio modulo non basta

L'analisi tattica di Hellas Verona-Roma 2-1, match valido per la seconda giornata del campionato 2023-2024

Getty Images

Aouar Pellegrini

VERONA ROMA ANALISI TATTICA – Dopo il pari all’esordio arriva a seguire anche la prima sconfitta stagionale per un inizio di campionato assurdo e surreale, che non rispecchia minimamente l’andamento di quello che è il gioco espresso dalla squadra, nei suoi valori e volumi.

I giallorossi non hanno praticamente concessi nulla ai due avversari affrontati, di contro producendo un indice di pericolosità nettamente favorevole, ma in contrasto con l’esito finale delle gare. Solo alcuni errori individuali hanno concorso a generare i risultati negativi, che con l arrivo di Lukaku possono cominciare a fare cambiare in positivo i connotati alla stagione dei giallorossi.

MODULI E SVILUPPI DI GIOCO

Mourinho ritrova gli squalificati Pellegrini e Dybala, in un 3-5-2 dove davanti a Rui Patricio mette il nuovo terzetto istituzionale formato da Mancini e Llorente braccetti, con Smalling al centro. Sugli esterni Kristensen si conferma titolare a destra, con Zalewski a sinistra, mentre in mezzo Paredes che detta i tempi e posizionamenti preventivi, con Pellegrini e Cristante mezzali incursori a supporto delle due punte Dybala e Belotti.

Per Baroni un 3-4-2-1 con Montipò tra i pali, Magnani, Hien, Davidowicz, centrali, con Terracciano e Doig ad allargare il campo. In mezzo ci sono Hongla e Duda, mentre sul fronte offensivo le punte esterne Folorunsho e Ngonge lavorano negli spazi intorno a Djuric.

PRIMO TEMPO DI PREDOMINIO GIALLOROSSO

Le squadre sfruttano e occupano il campo in maniera simile, lavorando entrambe in ampiezza sui cambi di gioco, con gli scaligeri che in fase di non possesso vanno coi due mediani Hongla e Duda a uomo su Cristante e Pellegrini, con Djuric che si preoccupa di chiudere le linee di passaggio verso Paredes, Terracciano e Doig molto aggressivi in avanti su Zalewski e Kristensen.

La gara si mette subito in salita per i giallorossi, sotto per un errore marchiano di Rui Patricio, ma di fatto è tutto il primo tempo che vive degli errori dei singoli nel consegnare alle cronache uno svantaggio che non rispecchia quanto visto in campo. La Roma, che colpisce ancora il palo istituzionale, gioca un primo tempo dalla circolazione molto buona, sia nel fraseggio che nel gioco lungo, mentre per il Verona il vantaggio trovato subito agevola una tattica attendista.

Quando si entra nel recupero del primo tempo la Roma è indiscussa padrona della gara, per supremazia territoriale, possesso palla indice di pericolosità, tanto da distrarsi un attimo fatale, con Smalling e compagni che non leggono le marcature preventive, agevolando la transizione che porta Ngonge al gol del doppio vantaggio, beffardo e casuale.

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RIPRESA ORDINATA E CAMBIO MODULO, MA NON BASTA 

Si riparte con El Shaarawy, Aouar e Spinazzola al posto di Llorente, Kristensen e Paredes con un nuovo modulo, un 4-3-2-1 molto condivisibile, dove Cristante fa il play, e con la squadra che ora occupa il campo in maniera ordinata e razionale. Zalewski esce per infortunio, sostituito da Karsdorp, seguito a ruota da Solbakken per Ngonge e Terracciano.

Con Bonazzoli per Duda, ora il Verona è più veloce in ripartenza, ma quando Hjen, che stava facendo reparto da solo, abbatte Belotti lanciato a rete, Baroni svolta verso un 4-4-1, dove si abbassano gli esterni difensivi e d’attacco. La Roma litiga con il risultato, incontra un altro palo sul suo cammino, in una sorta di leadership che ogni anno la colloca in testa a questa irritante classifica della jella.

I giallorossi non concedono nulla, autoritari nel cercare di recuperare un avversario che fino a quel punto aveva capitalizzato al massimo ogni errore individuale. Baroni chiude con un 4-3-2 che cerca di non fare schiacciare i suoi, con Mboula per Folorunsho, e con la squadra capitolina che non trova lo spiraglio giusto.

Maurizio Rafaiani

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3 commenti

  1. Fabio Ciocci ha detto:

    Io lo ripeto: due partite ben giocate, dominate, tre pali per iniziare, avversari che fanno 5 tiri e 4 gol …
    Non me la sento di criticare la squadra, al minimo errore gli avversari segnano sempre, Candreva poi sembrava un fenomeno da pallone d’oro e la Roma un preoccupante caso di jella costante ed episodi sempre sfavorevoli, tutti gli anni uguali: cambiano i giocatori, gli allenatori, la proprietà ma sempre record dei pali, fuorigioco millimetrici, rigori non concessi, gol casuali degli avversari, infortuni degli uomini decisivi … boh?

  2. CheccoJoni ha detto:

    Paradossalmente ho visto una Roma molto diversa dall’anno scorso..luna squadra che non subisce l’avversario…
    Ma i risultati dicono altro….
    Staremo a vedere…
    A parte i soliti troll sbiaditi e complessati….

  3. ercole ha detto:

    Il problema è che una squadra forte vince anche contro la jella. Se fai degli errori, non puoi prendertela con la jella. Ieri, purtroppo, si è notata la mancanza di uno che sapeva cosa fare e quando: Nemanja Matic.