• Uno Spezia organizzato butta giù il castello di carte di Garcia

    Redazione RN
    17/12/2015 - 9:35

    ROMA-SPEZIA, L’ANALISI TATTICA – La Roma è sempre più in caduta libera e, in un pomeriggio infrasettimanale dall’orario inusuale, svanisce anche l’ultimo degli obiettivi stagionali alla portata dei giallorossi. Si va alla lotteria dei calci di rigore, dove persiste la maledizione che nessun portiere della Roma sia più decisivo su un calcio di rigore dai tempi di Julio Sergio, con le due conclusioni di Pjanic e Dzeko che sibilano sopra alla traversa somigliando in maniera sinistra ai due errori di Conti e Graziani nella più infausta serata della storia dei giallorossi. Garcia sceglie di far riposare molti titolari che hanno bisogno di rifiatare, e di dare spazio a giocatori finora poco utilizzati mantenendo però il trio d’attacco al momento obbligato, con Iturbe e Salah ai lati di Dzeko. Il 4-4-2 spezzino è molto ordinato e serrato nelle linee, aggressivo in mezzo al campo e con i 2 attaccanti che sono i primi a guidare il pressing molto offensivo e ben orchestrato, che permette di scalare alti. L’obiettivo degli spezzini è di limitare la fonte di gioco principale Pjanic con una chiusura delle linee di passaggio da e verso di lui; l’intento dei liguri è ben presto raggiunto, con Vainquer e Uçan che si vedono costretti ad interscambiarsi per potersi sostituire a Pjanic (che si muove in avanti liberando spazio) nel palleggio iniziale. Ma per i giallorossi sono i problemi cronici di una manovra lenta, macchinosa, che sfocia in un possesso palla che si rivela soporifero e che finisce per anestetizzare la manovra, con la Roma che finisce per disinnescarsi da sola. La palla viaggia quasi sempre in orizzontale, lenta e prevedibile, con appoggi privi di intensità e viene mossa con modalità 5 tocchi, rallentando tempi di gioco e circolazione. Non c è mai una giocata ficcante in verticale e gli unici tocchi che hanno intensità sono quelli di scarico, con buona parte dei giocatori che (sintomo evidente di paura) tendono a ricevere palla non orientati verso la porta avversaria o ancora peggio di spalle ad essa. Un’esibizione stanca e disarmante che si trascina mestamente fino all’epilogo finale.

     

    M.R.

    DE SANCTIS: respinge malamente il diagonale di Situm e viene salvato da Castan. Per il resto solo uno sguardo sconsolato e arrendevole verso i compagni.

    MAICON: spinta accademica e imprecisioni al momento di battere a rete o confezionare assistenze in area di rigore.

    CASTAN: salva la porta dopo poco, completa la gara con buona presenza lavorando e adeguandosi a Rudiger; gestisce la linea difensiva mantenendola sempre molto alta.

    RUEDIGER: l’assenza di Manolas gli consente la posizione che predilige,centrale di centro-destra, e i benefici si vedono, specie nei disimpegni. Nene’ è un vecchio cliente dei giallorossi di tante sfide nella massima serie, il tedesco lo cancella dal campo chiudendogli ogni spunto e salvando la porta in più di un occasione, lottando in ogni pallone.

    EMERSON: uno dei pochi a salvarsi, perfetto in fase offensiva com diagonali puntuali. Nel secondo tempo si scrolla di dosso le scorie dello scarso utilizzo confezionando dopo 60 minuti il primo cross dal quale nasce l occasione di Salah, che spara alle stelle. Poco dopo si ripete ed è Maicon a colpire di testa debolmente.

    VAINQUER: incide poco nel possesso e si muove meglio quando va a sostegno dell’azione piuttosto che nel palleggio.

    PJANIC: detto in premessa, orchestra da regista, salvo doversi dileguare a tratti per agevolare il palleggio dei due compagni di reparto. Non incide minimamente e conclude nel peggiore dei modi dagli 11 metri.

    UCAN: finché ha fiato fa vedere cosa sa fare, palleggia nello stretto, verticalizza e va alla conclusione con personalità. Dopo un ora è in riserva e la sua restante gara lo vede solo quando la palla transita nella sua zona.

    ITURBE: contrasti, falli e velleita evidenti. Viene richiamato in panchina per l’addio più triste della sua avventura in giallorosso. Parte a sinistra ma non riesce neanche ad operare percussioni o strappi del suo bagaglio.

    SALAH: la manovra asfittica della squadra non riesce mai a mandarlo in velocità verso la porta, con gli spazi angusti sul campo che lo limitano ulteriormente.

    DZEKO: ci prova con la consueta presenza a tutto campo, ma l’elettrocardiogramma della squadra è ormai azzerato e la manovra implode. Da solo ormai poco, finendo sfiduciato.

    FLORENZI: al suo ingresso manda Salah a sinistra, salvo finire lui in tale posizione confermando ulteriormente la confusione che regna in campo.

    DE ROSSI: si sistema provando a mettere ordine senza riuscire dove non era riuscito Pjanic per tutta la gara.

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