Una settimana fa l’addio a Totti: ecco cosa ci ha insegnato

GSpin
05/06/2017 - 15:20

Una settimana fa l’addio a Totti: ecco cosa ci ha insegnato

EDITORIALE – E’ passata una settimana e ancora non passa. Ci si abitua a tutto e ci abitueremo anche a non vedere più Francesco in panchina, lì a incitare i compagni, a scherzare con i raccattapalle, a soffrire. In panchina sì, perché la stagione appena terminata in cui Spalletti lo ha utilizzato con una parsimonia degna di Paperon dei Paperoni forse è stata terapeutica per noi innamorati di Totti. Ci ha allenato all’idea di non vederlo più in campo e alla fine dovremo anche ringraziarlo Luciano. Ieri andando allo stadio le sensazioni mi riportavano a quel 17 giugno 2001, giorno dello scudetto. Tutti quelli che vedevo passara avevano indosso la maglia della Roma, e di Totti ovviamente: macchie rosse a cavallo dei motorini sull’asfalto infuocato della Tangenziale e poi in coda sul Lungotevere. La differenza netta però l’ha fatta il silenzio. Nessun clacson, nessun coro. Un silenzio assordante, solo il rombo dei motori sotto il caldo possente di un maggio che sembra agosto.

NON E’ UN LUTTO – Un silenzio degno di un funerale ma l’addio a Totti non deve essere un lutto. Deve essere un arrivederci, o almeno sto provando a convincermi di questo e se riesco a convincere anche qualcuno altro magari sarà più facile sopportare questo groppo alla gola iniziato ieri poco dopo aver messo piede all’Olimpico. Ripeterlo come un mantra: non è un lutto, non è lutto. E allora perché sento così tanto dolore come se fosse accaduto qualcosa di brutto a un parente o a un amico?

SIAMO TUTTI PIU’ RICCHI – Un caro amico juventino la mattina di domenica 28 maggio per consolarmi mi ha detto: “Oggi ti aspetta una giornata particolare. Forse più malinconica che felice. Ti capisco so cosa si prova (l’addio di Del Piero, ndr). Onore ad un nostro immenso avversario”. Quanto ha avuto ragione! Esattamente malinconia è stato lo stato d’animo predominante tra i 70.000 dell’Olimpico. “L’importante è pensare che ci siano stati momenti belli se non meravigliosi. La vita è bella anche per questo. Se fosse sempre tutto meraviglioso non daremmo il giusto peso alle cose”. E’ vero anche questo, mai stata così d’accordo con uno juventino. E di momenti quanti ce ne ha fatti vivere Francesco, siamo tutti più ricchi grazie a quello che ci ha regalato sul rettangolo verde di gioco e fuori dal campo. Una generazione di fortunati noi che lo abbiamo visto fiorire 25 anni fa.

IL MESSAGGIO DELLA SUD PER PALLOTTA – “Totti è la Roma”, ha scritto la Sud per celebrare il capitano prima di Roma-Genoa. Una coreografia troppo emozionante per Francesco (“Una così non l’ho mai vista”) che non ha potuto fare a meno di correre sotto la sua gente per ringraziarla a pochi secondi dal fischio d’inizio. Quello dei tifosi storici giallorossi è apparso anche un chiaro messaggio a chi in questi anni di gestione americana ha tante volte messo in discussione la presenza di Totti a Trigoria. Dai direttori generali ai direttori sportivi, dai presidenti agli allenatori, senza fare nomi. Chi vuol intendere allora intenda. Il numero 10 è il riferimento degli ultimi 25 anni di storia della Roma, questa società non può farne a meno e avrebbe dovuto tenere in maggior considerazione il suo momento di dubbi, ragionamenti e ripensamenti. In che modo? Lo scorso anno non avrebbero dovuto proporgli il contratto definitivo per un’altra stagione da calciatore, ma concedergli carta bianca: gioca anche quest’anno e poi decidi tu se smettere. Le squadre di calcio non hanno un’energia propria. L’energia delle squadre deriva dalla densità della loro storia, dal potere dei calciatori e degli uomini e dalle loro gesta, dalla ricchezza emozionale degli eventi umani di chi la abita. Vi viene in mente un altro giocatore che in questi anni ha dato questa energia alla Roma?

L’EREDITA’ DI TOTTI – E allora eccoci a concludere un’era, noi che Totti lo abbiamo amato, e lo abbiamo amato, e lo abbiamo amato. Invece alla fine è stato lui a dirci che “ci ama”. Che meraviglia! La catarsi vissuta all’Olimpico, in questo 28 maggio che rimarrà nei cuori di tutti noi prima ancora che nella storia, è stato un racconto visivo che ha provocato – e provocherà ancora – emozioni autentiche, sentimenti complessi e anche contraddittori. Questo d’altronde è ciò che ci ha fatto innamorare di Totti. Durante la notte per farmi male ho visto e rivisto i filmati della serata, perché avevo voglia di piangere e di emozionarmi, perché non so quando capiterà di nuovo. Francesco è un uomo semplice, trasparente, senza filtri, senza mediazioni, è un uomo di valore. Confucio dice “Quando incontri un uomo di valore, cerca di rassomigliargli”. Questo è il primo lascito di Totti.
Il secondo è che vincere non è l’unica cosa che conta: poche tifoserie al mondo si sarebbero ritrovate in 70.000 per salutare un unico uomo come hanno fatto domenica i sostenitori della Roma. Sì a Trigoria i trofei si contano sulle dita di una mano, è vero, ma fino all’addio di Totti si è respirato il pallone, e non il calcio business. Da oggi, lunedì, si apre una nuova era e il nuovo, si sa, fa paura. Anche noi abbiamo paura di quello che sarà, esattamente come Totti. Un ragazzo normale che dinanzi alla nebbia, dove non si vede l’orizzonte, ha paura… come noi. Uno di noi.

Giulia Spiniello

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  1. Sono scoppiato in lacrime a 46 anni, dentro uno stadio, perché il mio capitano lasciava la nostra squadra del cuore. A volte non si piange per fatti della vita molto brutti e lo si fa “solo” per l’addio di un calciatore. Ecco, io ho pianto, ma i gioia, emozionato nel vedere il calciatore che ho amato di più lasciare la squadra per cui tifo e dopo aver avuto la fortuna, unica, di assistere a tutta la sua carriera. Grazie mio capitano, non solo per quello che hai fatto in campo, ma soprattutto per quello che hai fatto fuori. In tempi cosi grigi, in cui gli esempi che i ragazzi hanno, non sono proprio il “massimo”, tu dovresti essere portato nelle scuole, nei centri ricreativi per giovani, negli oratori, per far vedere a tutti i ragazzi qual è l’esempio da seguire. Basterebbe guardare il tuo viso semplice, pulito e solare, per dare a tutti la speranza di un futuro più pulito. GRAZIE!

  2. E’ passata una settimana e siamo sopravvissuti, incredibile ma vero…
    e sì, confermo non è un lutto, quello è un’altra cosa , io personalmente non ho bisogno di ripeterlo come un mantra.
    Ps.: Spero che lunedì prossimo qualcun altro non si prenda la briga di farci un altro promemoria.

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