Una Roma vogliosa e disorganizzata salva la panchina di Garcia

Redazione RN
21/12/2015 - 10:27

ROMA-GENOA, L’ANALISI TATTICA – Dopo 40 giorni la Roma ritrova i 3 punti e, per la quarta gara consecutiva, non subisce gol, con i giallorossi che passano dall’essere una squadra dall’attacco esplosivo ed una difesa approssimativa ,alla situazione opposta, a conferma di quanto paradossale sia stata fino a questo momento la sua stagione. Il momento più eclatante della gara è rappresentato dall’abbraccio dei giocatori all’allenatore, che più che mai incarna l’imputato principale sul quale poggiano gli impianti accusatori della stagione sin qui fallimentare (rispetto agli obiettivi dichiarati e iniziali) dei giallorossi. Dopo tre giorni dove ogni possibile scenario poteva delinearsi per il suo futuro, Garcia ritrova dal primo minuto soprattutto i due giocatori che stavano spingendo, fino al derby di qualche settimana fa, il suo progetto sulla scia dei battistrada del campionato. Gervinho e Salah al rientro avevano oggi il compito di ridare entusiasmo, corsa e imprevedibilità alla manovra asfittica degli ultimi tempi, ma dal punto di vista pratico la pericolosità della squadra ha ancora una volta proseguito sulla falsariga delle ultime esibizioni; complice un Genoa in emergenza totale che,pur mantenendo le caratteristiche di ogni squadra di Gasperini (corsa,pressing furente e profondità ricercata specie senza palla), cerca la densità massima con tutti gli effettivi sottopalla. I giallorossi faticano a trovare spazi e geometrie,anche per i ritmi iniziali non adeguati e figli della tensione evidente tra i giocatori, ma la Roma di oggi è comunque vogliosa e intraprendente (nonostante una pericolosità è supremazia territoriale ancora lontana dai momenti migliori) mentre il Genoa riesca a stare in partita soprattutto gestendo la gara sulla catena di sinistra in una sorta di partita a scacchi tra gli interpreti che giostrano in quella zona. Si accende così una partita nella partita tra Laxalt, Cataldi e Htcham che sfruttano la non impeccabile fase difensiva di Pjanic e Salah obbligando Florenzi agli straordinari e pungendo spesso nelle zone di centro-sinistra. Il 3-4-2-1 del Genoa chiude ogni spazio e in mezzo al campo Gasperini chiede ai suoi più di una marcatura a uomo, specie nei confronti dei centrocampisti centrali avversari più avanzati. Da questa situazione di stallo, con il Genoa che spesso arriva prima sulle seconde palle, non può che essere solo una palla sporca o una mischia dentro l’area di rigore a regalare il gol ai giallorossi; ed è proprio un errato intervento di un centrale genoano in seguito ad un cross di Digne a rompere gli equilibri in campo con Florenzi che porta avanti i suoi, con il gol a pochi minuti dall’intervallo che gioca un ruolo fondamentale per l’emotività della partita dei giallorossi. Nel secondo tempo Gasperini passa alla difesa a 4 con due mediani, liberando tre trequartisti alle spalle della punta centrale, e Garcia si posiziona a specchio inserendo Falque e passando al 4-2-3-1, mantenendo pericolosamente in campo Nainggolan caricato del giallo, che verrà poi opportunamente sostituito prima del possibile concitato finale. Il secondo gol di Sadiq, subentrato per evitare alla squadra rimasta in 10 di abbassare troppo il baricentro, chiude i conti e il 2015 dei giallorossi che, alla ripresa il 6 gennaio, si presenteranno a Verona(sponda Chievo)senza gli squalificati Dzeko, Pjanic e Nainggolan. Un banco di prova gia decisivo per la ripartenza del campionato e della stagione di una squadra che, a parole, sembra abbia inequivocabilmente scelto di proseguire con il condottiero attuale.

 

M.R.

SCZCESNY: ancora una volta una prestazione per palati fini e attenti osservatori. Quando si allunga miracolosamente per prolungare in calcio d angolo la conclusione (a fil di palo) a giro di Lazovic, la memoria corre alla medesima conclusione con la quale l’atalantino Gomez trafisse De Sanctis quel giorno schierato al suo posto per problemi di comunicazione con la linea. Successivamente mantiene in campo con un equilibrismo eccelso una conclusione deviata, così come assorbe un rasoterra insidioso a poco dalla fine.

FLORENZI: ha il merito incommensurabile di sbloccare la gara, nonostante viva tutto il primo tempo nelle difficoltà che la catena di sinistra del Genoa crea dalla sua parte. Talvolta a metà strada, riesce a non farsi condizionare troppo dal momento e invita platealmente la squadra al capannello intorno all allenatore dopo avere scaraventato nella porta di Perin la rabbia di questo 40 giorni post-Derby pesantissimi.

MANOLAS: mantiene la linea alta ma legge con attenzione le situazioni abbassando sempre opportunamente; Gakpe’ è una sorta di falso nueve ma la mancanza di riferimenti certi non lo distrae dai compiti che svolge con grande piglio, attenzione e soprattutto determinazione.

RUDIGER: Oltre qualche inevitabile sbavatura riesce sempre in maniera efficace a gestire il cuore dell area senza imbarazzi.
DIGNE: sempre puntuale in entrambe le fasi, con Izzo che non lo impensierisce mai ma, eccetto nel traversone dal quale scaturisce il primo gol, la qualità delle sue assistenze dalla corsia esterna è bassa.

DE ROSSI: libero di gestire il palleggio dalle retrovie, utile come consuetudine nella protezione all’imbuto centrale ,assorbe con attenzione i movimenti ad entrare di Htcham e Capel. E’ sua l’apertura per Digne che a suo volta assiste in area per il vantaggio di Florenzi.

NAINGGOLAN: dal 30′ gestisce la sua gara con un pesantissimo fardello (giallo per fallo di gioco),  rischiando in più di un occasione il secondo giallo. Tra Rincon e Tachsidis vive la sua gara di qualità e quantità in egual misura.

PJANIC: impalpabile, emblema dell’eterna incompiuta di questa Roma garciana dalle potenzialità evidenti  ma troppo spesso inespresse e latitanti; non trova spazi, ispirazione e idee per elevare il palleggio della squadra che necessitava di questo nei momenti di accenno di forcing alla porta del Genoa.

GERVINHO: riesce ad accendersi solo quando la squadra riesce ad appoggiarsi a lui dopo la transizione, per il resto molto fuori gara, alla ricerca di certezze dovute più alla risposta muscolare del proprio fisico ridimensionato dall infortunio patito.

SALAH: parte da destra e induce evidenti attenzioni alla catena avversaria che poggia sulla sagacia e la corsa tattica di Laxalt . Duella con Cataldi e cerca spazi senza usare colpevolmente il fraseggio; qualche percussione importante conclusa con precipitazione o con la mancata assistenza per il compagno meglio posizionato.

DZEKO: l’ennesima gara al servizio della squadra, l’ennesimo correre a tutto campo alla disperata ricerca di palle giocabili, ma gli errori sottoporta certificano la difficoltà del suo momento. Quando si muove dentro all area Munoz e De Majo si spalleggiano nel gestirlo ingaggiando duelli che in più di un occasione creano discussioni. Dal suo linguaggio del corpo traspare sin dai primi minuti un nervosismo evidente, e l espulsione è l’accumulo di 40 giorni di crescente tensione legata a tante componenti, riconducibili comunque alla causa scatenante che rende irrequieto ogni bomber : l assenza del gol. Se i dati statistici recitano come sia la prima espulsione in carriera, ecco spiegata la portata del peso insostenibile per i suoi nervi.

FALQUE: si posiziona come trequartista in un remake della gestione nei compiti come nel derby vittorioso di 40 giorni fa, ma diventa più utile nel dare equilibrio difensivo.

VAINQUER: chiude in mezzo al campo dando compattezza e manda in  gol della il giovane attaccante della Primavera di Alberto De Rossi.

SADIQ: subentra per cercare di mantenere due punte sul fronte avanzato evitando alla squadra di abbassarsi troppo, già in difficoltà per l’inferiorità numerica dopo l’espulsione di Dzeko. Si posiziona sul centro-destra cercando sempre di puntare la porta, ma senza averne le capacità; la sua inzuccata prepotente e dal tempismo perfetto impreziosisce l’assistenza col contagiri di Vainquer e chiude la gara che nei minuti finali sarebbe potuta diventare più pesante nella gestione emotiva.

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