• Un calciatore lo vedi dal coraggio…Testa alta e petto in fuori, capitan Futuro rilancia

    10/04/2008 - 0:00

    Cinque giorni fa ci aveva fatto gioire, Daniele De Rossi. Quel Daje Roma Daje speravamo tutti di rivederlo anche a Old Trafford,
    nel teatro dei sogni. Invece no, questa volta gli stessi undici metri
    lo hanno tradito. Questione di circostanze. Ma i rigori li sbaglia solo
    chi ha il coraggio di calciarli. E ieri, quello che tutti hanno
    etichettato come Capitan Futuro, è diventato anche Capitan Coraggio.
    Quello che ne è scaturito dopo, conta poco. La Roma è fuori dall’ Europa, non solo a testa alta, ma anche con un cesto pieno di rimpianti. I
    giallorossi sono scesi in campo con una motivazione in più, come se
    quella di cancellare l’onta del 7-1 non fosse già sufficiente. Alex Ferguson, nella conferenza stampa prepartita, già parlava della semifinale con il Barcellona. Ieri si è superato: ha lasciato in panchina Cristiano Ronaldo, Rooney e Scholes, schierando oltretutto Ferdinand con una gamba malconcia e Silvestre al rientro in gare ufficiali dopo sette mesi. Tevez e Hargreaves,
    due che non dovevano giocare, sono stati i migliori in campo, ma la
    presunzione mostrata prima ai microfoni, poi al momento di consegnare
    la lista all’arbitro, con quel sir che il tecnico porta prima del nome
    c’entra davvero poco. Con quel rigore sarebbe cambiato tutto: il Manchester, prima del fischio di Ovrebo ad indicare gli undici metri, stava facendo la partita, e ci era voluto il miglior Doni per evitare il tracollo. Dopo quel maledetto pallone calciato alle stelle, la Roma ha preso fiducia, i Red Devils sono
    sembrati impauriti, privi di tutte quelle certezze accumulate nella
    gara di andata. Anche nella ripresa i giallorossi sono entrati in campo
    con l’atteggiamento giusto, ma quel gol di Tevez è stato una mazzata tra capo e collo. Per uno scherzo del destino, lo stesso giocatore che l’anno scorso segnò il gol della bandiera a Old Trafford, questa volta è rimasto a secco. Stiamone certi: il popolo giallorosso avrebbe volentieri barattato un 7-0 per
    poter vivere, un anno dopo, sessanta minuti non adatti ai deboli di
    cuore. E invece, dagli undici metri è arrivato il secondo errore
    stagionale di Daniele De Rossi: il primo risale al 4 novembre scorso, un cucchiaio a San Siro che non incise sul risultato finale. Poi, il gol al Catania, quello al Genoa e, nella prima uscita ufficiale della stagione, quello che consegnò la Supercoppa alla
    Roma. Quella maglia nera sul viso di capitan futuro è l’immagine di una
    serata che poteva essere storica e che invece è rimasta normale.
    L’unica perla della Roma in Inghilterra resta, quindi, quell’1-0 ad Anfield contro il Liverpool datato 22 febbraio 2001. Quella notte un calcio di rigore ci fu negato. Alla faccia del campionato più bello del mondo, l’ Inghilterra si presenta con tre squadre in semifinale di Champions, una delle quali (Liverpool o Chelsea) sarà a Mosca il prossimo 21 maggio. Un dato che deve far pensare, ma la Roma ha tenuto alta la bandiera, tricolore e giallorossa. Daniele ha mostrato, una volta ancora, di quanto questa Roma le
    appartenga. Si è caricato sulle spalle il peso di una responsabilità
    enorme, ha sbagliato, ma ci ha messo la faccia. In campo e dopo il
    match: si è presentato in sala stampa a testa alta e petto in fuori,
    deluso ma pronto a rilanciare la sfida. Già da domenica ad Udine:
    “E’ l’episodio più brutto che mi sia capitato da quando gioco a
    pallone, ma ora vinciamo lo scudetto”. Perché non è da questi
    particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal
    coraggio…
    Marco Calabresi

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