• Tommasi: “Quando riprendere lo detta il Coronavirus. Bisogna capire se ci sarà il tempo di farlo”

    Alessandro Tagliaboschi
    04/04/2020 - 12:30

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    Tommasi: “Quando riprendere lo detta il Coronavirus. Bisogna capire se ci sarà il tempo di farlo”

    TOMMASI SERIE INTERVISTA – Il presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi ha parlato a La Gazzetta dello Sport, spiegando la sua posizione sull’eventuale ripartenza dei campionati.

    Tommasi: “Ok ripartenza in estate, ma la salute al primo posto”

    “Vorrei fare una premessa, doverosa nei confronti di chi ha perso i propri cari e che sta combattendo per salvare le vite, come i medici: in questo momento, parlare di sport ha veramente poco senso, anche se, da appassionati, non vediamo l’ora di tornare a divertirci il prima possibile. Quando? Diventa difficile sbilanciarsi, nessuno può farlo: presidenti, dirigenti, calciatori… nessuno. Solamente il virus e ciò che si sta cercando di fare per sconfiggerlo decideranno. La speranza, e sto parlando a nome dell’Aic, è di tornare in campo velocemente, magari già in estate. La salute e la sicurezza delle famiglie sono al primissimo posto, quando non ci sarà più alcun pericolo torneremo a pensare agli allenamenti e alla ripresa dei match ufficiali”.

    Le parole di Tommasi a Canale Italia

    Il Presidente dell’AIC Damiano Tommasi ha parlato a Canale Italia commentando l’attuale momento del calcio in relazione alla pandemia:

    Sulle serie minori
    “Nelle serie minori ci sono due aspetti da tenere in considerazione: il livello delle retribuzioni, che non è certo quello che la gente immagina, perché sono retribuzioni normali per vivere, e la sopravvivenza dei club legate ad aziende di riferimento con proprietari che dovranno valutare se dedicarsi soltanto alle loro attività e non più al calcio. In questo momento è necessario ragionare a 360 gradi perché dobbiamo tutelare l’intero sistema calcio. La salute per noi rimane una priorità. Il rischio, non solo nel calcio ma anche in altri settori produttivi, è che si continuino ad accavallare troppe esigenze su salute e ripresa, fino ad arrivare a non capire se sia più grave l’emergenza sanitaria o quella economica. Nel calcio ripartire senza la necessaria sicurezza significherebbe rischiare nuovi contagi e bloccare nuovamente tutto. Serve totale sicurezza, che non deve riguardare solo gli atleti ma tutti quelli che si muove attorno ad una squadra di calcio perché tutto l’ambiente dovrà essere gestito allo stesso maniera”.

    Possibili date per la ripresa?
    “I programmi non li può dettare nessuno, né la UEFA, né la FIFA, né la FIGC, né la stessa Associazione Calciatori. Li detta il Coronavirus e noi purtroppo siamo chiamati a ragionare sui programmi nella totale incertezza su quando poter tornare in campo. È notizia di oggi che in Spagna, che ha ormai superato l’Italia nel numero dei contagi, prolungheranno lo stop fino a fine aprile. Bisogna capire se questa epidemia ci darà il tempo e la possibilità di ricominciare”.

    Il taglio stipendi dei calciatori di Serie A?
    “Da quando è nata l’AIC nel 1968, definita come il sindacato dei nababbi, il calciatore è visto come quello che guadagna troppo e quindi è un messaggio molto popolare. Il taglio degli stipendi, unito all’esigenza di gestire la crisi economica, diventa quindi un tema fin troppo facile, condito da molta demagogia. È chiaro che i calciatori faranno la loro parte e dobbiamo capire cosa faranno gli altri, dalle Leghe alla FIGC, fino a UEFA e FIFA, perché abbiamo detto che non ci sono solo calciatori di fascia alta ma esistono anche i calciatori di Lega Pro, i dilettanti, il calcio femminile e si rischia che questa parte scompaia. Ora la parte del vertice deve pensare alla base della piramide”.

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