STORIA DELLA ROMA. Viaggio tra i trofei giallorossi: la Coppa delle Fiere

04/12/2011 - 12:48

ROMA REGINA D’EUROPA – Continua il nostro percorso a tappe, che descrive i trofei conquistati dalla squadra giallorossa nel corso della sua storia. In questo terzo appuntamento, ci soffermeremo sul primo grande trionfo in ambito europeo. Nella stagione 1960-’61 la Roma si aggiudica la Coppa delle Fiere.

LA STORIA DEL TROFEO – La Coppa delle Fiere viene ricordata per essere stata l’antenata della Coppa Uefa (ora Europa League). Fu istituita il 18 aprile del 1955 per volontà di un comitato autonomo, e con l’approvazione della Uefa. Inizialmente viene concepito come un torneo dalla durata triennale, salvo poi trasformarsi nel corso degli anni, diventando biennale e infine annuale. Solo nel 1971, l’organizzazione della Coppa delle Fiere passa nelle mani del massimo organismo calcistico europeo, che gli presta il suo nome, e il trofeo diventa Coppa Uefa.  La Coppa delle Fiere viene istituita con un obiettivo preciso: quello di rappresentare le città europee in cui venivano allestite fiere commerciali (da qui il suo nome). Nei primi anni vi partecipano 16 squadre appartenenti alle seguenti nazionalità: italiana, spagnola, francese, inglese, scozzese, tedesca, svizzera, ungherese, belga, danese e slava. Sono soprattutto le formazioni spagnole a dominare la scena nelle prime edizioni della Coppa. Ma questo dominio viene interrotto nella stagione 1960-’61, proprio grazie alla Roma.

L’AVVICENDAMENTO IN PANCHINAL’11 ottobre 1961, i giallorossi salgono per la prima volta sul tetto d’Europa e la Coppa delle Fiere rimane, di fatto, l’unico trofeo internazionale conquistato dalla squadra Capitolina. I meriti del trionfo europeo spettano ai due allenatori che si avvicendarono nel corso della stagione: Alfredo Foni (arrivato a Roma dopo aver vinto con l’Inter due scudetti), che preparò la strada per il successo continentale all’argentino Luis Carniglia. Dopo un deludente quinto posto in Campionato, infatti, il presidente Gianni decise di sostituire il tecnico italiano con quello della nazionale ‘Albiceleste’ e spettò proprio a Carniglia l’onore di vincere il prestigioso trofeo.

IL CAMMINO TRIONFALE DEI GIALLOROSSI – Il percorso della Roma in Coppa fu brillante. La squadra poteva contare su giocatori del calibro di ‘Piedone’ Manfredini, Lojacono, del portiere Cudicini e dell’indimenticabile capitano Giacomo Losi. In autunno, i primi a subire la furia giallorossa, furono i belgi del Saint Gilloise (0-0 a Bruxelles e 4-1 all’Olimpico) negli Ottavi. Più complicati i Quarti di Finale, contro gli ostici tedeschi del Colonia. All’epoca, il passaggio del turno in caso di parità, veniva deciso solo dopo la terza gara, la cosiddetta “bella”: tra andata e ritorno, infatti, il risultato finale indicava lo stesso numero di reti (vittoria giallorossa in Germania per 2-0 e sconfitta 2-0 in casa). Nello spareggio di Roma, l’undici di Carniglia s’impose con un perentorio 4-1. Anche nella Semifinale contro la formazione scozzese dell’Hibernian, non bastarono i 180’ per stabilire la finalista. Andata e ritorno terminarono con due pareggi (2-2 in trasferta ad Edimburgo, con doppietta di uno scatenato Lojacono e 3-3 in casa, grazie alle prodezze di Manfredini  e al gol di Lojacono). Nello spareggio, la Roma strapazzò con il risultato tennistico di 6-0 l’Hibernian. La quaterna di Manfredini e le marcature di Menichelli e Selmonsson, trascinarono la squadra alla finalissima contro gli inglesi del Birmingham City.

L’AVVERSARIA – Quella dei britannici era la classica squadra del Nord Europa: non dotata tecnicamente, ma fisicamente assai attrezzata. Poteva far leva sui lunghi rilanci difensivi per l’ariete d’area pronto a raccogliere e trasformare in rete e, soprattutto, sul gioco ossessivo sulle ali.

LA DOPPIA FINALE – La gara d’andata si consumò in terra inglese. La Roma riuscì ad ottenere un preziosissimo pareggio per 2-2, anche se fu rimontata dopo il doppio vantaggio, con Manfredini ancora una volta protagonista assoluto (entrambe le reti portano il suo nome). L’11 ottobre 1961, in uno stadio Olimpico gremito di spettatori (ben 50.000)  andò in scena il Return-Match decisivo. Nel primo tempo gli inglesi provarono a indirizzare la gara sul nervosismo e sulla rissa con continue provocazioni e falli molto duri, tant’è che si arrivò all’intervallo con il risultato bloccato sullo 0-0. I giallorossi, nonostante tutto, riuscirono a scongelare il punteggio al 56’ grazie ad un autogol del britannico Farmer (con il terzino chiamato ad un disperato anticipo su Lojacono). Allo scadere dei 90’, arrivò il 2-0 che chiuse definitivamente ogni discorso: Pestrin lasciò partire un tiro diabolico che si insaccò sotto l’incrocio dei pali alla destra del portiere avversario. 

LA COPPA E LE SCUSE –  Stanley Rous, all’epoca Presidente Uefa, scusandosi con la squadra giallorossa per il gioco scorretto praticato dai suoi connazionali, consegnò la Coppa nelle mani del capitano Losi. Il trofeo venne sollevato al cielo accompagnato dal tripudio di cori, bandiere e sciarpe romaniste. Spettò al capitano fare il giro finale del campo per mostrare a tutti i presenti il simbolo della vittoria.

IL BILANCIO – Questo il bilancio complessivo della Roma nella Coppa delle Fiere: 7 partecipazioni, 38 partite, 19 vittorie, 9 pareggi, 10 sconfitte, 71 reti messe a segno e 47 incassate.

LA FORMAZIONE – Questa la formazione della Roma vincitrice della Coppa delle Fiere: Cudicini, Fontana, Corsini, Carpanesi, Losi, Pestrin, Orlando, Angelillo, Manfredini, Lojacono, Menichelli. Allenatore: Luis Carniglia.

Emanuele Tocchi

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