Un tesoro per volare. Roma, stipendi al top: i Friedkin accelerano
Tra sponsor e nuove partnership, continua il lavoro dei Friedkin per accrescere il marchio Roma nel mondo: ecco il dato sugli stipendi
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FRIEDKIN ROMA – Tra sponsor e nuove partnership, il lavoro dei Friedkin non si ferma soltanto alle questioni di campo, con José Mourinho in primo piano. La proprietà americana, infatti, vuole accrescere il marchio Roma e, oltre agli acquisti roboanti messi a segno nelle ultime sessioni di calciomercato, tale processo passa anche dall’aumento di ricavi.
Friedkin accelera tra stipendi e sponsor in casa Roma
Come sottolinea La Gazzetta dello Sport, se il denaro nel calcio diventa sinonimo di forza potenziale, la sensazione forte è che la famiglia Friedkin col passare del tempo abbia sempre più voglia di battere i pugni sul tavolo. Oltre ai 750 milioni che, in poco più di tre anni, ha investito per il club tra acquisizione e ricapitalizzazioni, c’è anche altro, ovvero la materia prima del calcio del Terzo Millennio insieme al costo dei cartellini: gli stipendi.
Le tagliole del “fair play finanziario” della Uefa erano stringenti (vedi esclusione dall’Europa di Azmoun e Kristensen), così da spingere la proprietà ad agire sull’altra leva degli investimenti, cioè quella degli stipendi. in attesa dei dati ufficiali del 2022-23 e di quelli dell’annata appena cominciata, le proiezioni evidenziano come la media di ingaggi e premi pagati durante l’era DiBenedetto-Pallotta – quindi a partire dal 2011-12 – è stata di 124,5 milioni, mentre quella in corso oscilla intorno ai 154 milioni. Insomma, un salto in avanti non banale, effettuato per giunta in un periodo in cui i ricavi paiono restringersi.
Prendendo in esame la stagione con il monte ingaggi più alto dell’era Usa – 2018-19: 165,8 milioni – si nota come i ricavi della Roma (compresa la gestione del parco calciatori) ammontassero a 320,4 milioni, mentre l’ultimo bilancio ufficiale dei Friedkin parla di 205,8 milioni. E in questa chiave lo sforzo della proprietà texana si nota ancora di più.
Inoltre, occorre che i ricavi crescano. In questo senso, dopo il flop dell’accordo con Digitalbits, desta stupore come la Roma abbia cominciato l’annata senza un “main sponsor” sulla maglia. Si parla di trattative con American Airlines e Turkish Airlines, senza contare che il nuovo accordo con la Adidas sulla carta dovrebbe essere migliore rispetto a quello con la Nike.
In ogni caso, tutto ciò è stato sufficiente per assicurarsi un allenatore come Mourinho e dei top player come Dybala e Lukaku, il più pagato della rosa con 7 milioni all’anno (grazie anche al Decreto Crescita) più bonus complessivi da un milione in caso di successi su tutti i fronti. A determinare se la strategia sarà vincente, però, lo decideranno i risultati.