16 Dicembre 2022

Sinisa Mihajlovic, una vita spesa per il calcio, tra campo e panchina

La scomparsa del campione serbo ha gettato nel dolore il mondo del calcio. Il pallone è sempre stato la passione di Sinisa, che ha saputo essere grande sia da calciatore che da allenatore

Se n’è andato a soli 53 anni Sinisa Mihajlovic, uno dei simboli del calcio italiano degli ultimi 30 anni, sia con la divisa addosso che seduto in panchina in giacca e cravatta. A portarlo via è stata una grave forma di leucemia, contro cui il campione ha lottato coraggiosamente per tre anni, senza rinunciare alla sua professione e a quell’amore per il calcio che ne ha contraddistinto la vita.

I primi passi da calciatore e l’arrivo in Italia

Mihajlovic nasce il 20 febbraio del 1969 a Vukovar, città croata al confine con la Serbia quando ancora esisteva la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. L’esordio nel calcio, scrive Askanews, avviene con il Vojvodina, dove si fa notare dalla Stella Rossa che lo acquista nel 1990 e con la quale vince la Coppa dei Campioni del 1991. L’anno successivo approda alla Roma, dove rimane per due anni prima di essere acquistato dalla Sampdoria per oltre 20 miliardi. Nel 1998 il passaggio alla lazio di Eriksson, con cui conquista lo Scudetto e diversi altri trofei. Dopo sei anni in biancoceleste il passaggio all’Inter allenata dall’amico Roberto Mancini, dove gioca fino al 2006, quando decide di appendere gli scarpini al chiodo ed iniziare la carriera da allenatore.

Il percorso da allenatore, da Bologna a Bologna

La carriera in panchina inizia proprio in nerazzurro come vice di Mancini. Nel 2008 il primo incarico come allenatore capo, con il Bologna. Nel 2009 l’approdo a Catania, dove Sinisa prende in corsa una squadra al terzultimo posto in Serie A e la conduce fino ad una tranquilla salvezza. Poi l’esperienza alla Fiorentina, seguita dal ritorno in patria come CT della nazionale serba. Dopo l’addio alla selezione, il ritorno in Italia: prima Samp, poi il grande salto al Milan e dopo ancora il Torino, dove alla sua prima stagione ottiene il nono posto in classifica. Nel 2019 l’avvio della seconda esperienza sulla panchina del Bologna, raggiungendo il decimo posto in classifica. Nonostante la scoperta della malattia e la necessità di sottoporsi alle cure, il serbo, appoggiato in pieno dalla società, prosegue la sua avventura in rossoblu, ottenendo sempre una salvezza agevole. A settembre scorso l’esonero dovuto ai risultati non esaltanti della squadra.





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