Che sicurezza, fantocci appesi al Colosseo
IL FATTO QUOTIDIANO (A.Managò) – Il terzo tempo del derby infinito tra Roma e Lazio finisce col più macabro dei risultati: quattro manichini vestiti da calciatori giallorossi impiccati dal ponte pedonale di via degli Annibaldi, a due passi dal Colosseo. Ci sono anche i cognomi sulle maglie – De Rossi, Nainggolan e Salah – quasi fosse una faida sanguinaria tra narcotrafficanti in Messico, dove i cadaveri dei nemici assassinati vengono esposti appesi alle soprelevate. Ma questo, forse, chi ha compiuto la bravata nemmeno lo sa.
Sul profilo “Elite Romana” gli Irriducibili (storico gruppo della tifoseria laziale) “rivendicano la natura dello striscione e chiariscono che il tutto va circoscritto nel sano sfottò che genera il derby capitolino, nessuna minaccia a nessun giocatore della Roma“. E ancora: “Le bambole gonfiabili rappresentano una metafora dello stato depressivo in cui versano i tifosi e i giocatori dell’altra sponda del Tevere”. Si muove anche la Procura di Roma, che aprirà un fascicolo per minacce aggravate sulla base dell’informativa per procurato allarme che fornirà la Digos, che sta vagliando i filmati e le telecamere della zona per identificare gli autori del gesto. A sollevare dubbi sulla sicurezza anche l’allenatore del Torino, Sinisa Mihajlovic, che ha militato con entrambe le squadre romane: “Hanno fatto quello che volevano davanti al monumento più importante della città, è strano che nessuno sia intervenuto e in parte fa paura”.
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Ma qualcuno credeva che le disposizioni governative in merito alla sicurezza avrebbero funzionat? Che il nuovo ministro degli interni fosse all’altezza?. Che il prefetto e il questore fossero all’altezza? Siamo in Italia, un paese in decadenza governato da mezze calzette al cui servizio stanno mezze calzette che impartiscono ordini a mezze calzette e da ordini da far eseguire da mezze calzette. La politica ha voluto rendere questo paese in brache di tela a propria immagine e somiglianza. Poveri noi.