• Santon abbandona il calcio: “Il mio corpo ha detto basta. Sono costretto a smettere”

    Marco Guerriero
    09/09/2022 - 13:15

    "Con Mourinho ho vissuto il periodo più glorioso della mia carriera"

    Foto Tedeschi
    Santon abbandona il calcio: “Il mio corpo ha detto basta. Sono costretto a smettere”

    In una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Tuttomercatoweb.com, l’ex terzino giallorosso Davide Santon, svincolatosi dalla Roma proprio durante l’ultimo mercato estivo, ha dato l’addio al calcio giocato. Termina così a 31 anni la carriera calcistica dell’ex Inter.

    A trentuno anni dice basta. Consapevolmente.
    “Nel primo anno in cui sono stato messo fuori rosa, ho vissuto un controllo dopo l’altro ma non c’è niente da fare: l’unica cosa sarebbe rischiare di avere delle protesi. Ancora riesco a camminare sulle mie gambe ma per fare il giocatore professionista serve altro”.

    Coscienza e lucidità. Anche di quelle che sono le sue fragili ginocchia.
    “Ho il ginocchio sinistro dove non mi sono operato che però è andato. Mi impedisce tante cose… E poi c’è il famoso ginocchio destro: mi sono operato tre volte. Cartilagine, tolto tutto il menisco esterno ma appena faccio un minimo sforzo, si gonfia e non si piega più. In automatico tutti i miei infortuni al flessore partono da lì. In Serie A devi spingere, il ginocchio destro non si piega, sforzavo la gamba sinistra e il flessore è… Andato. Ogni minimo sforzo c’è sempre da stirarsi, da star fermi. Giochi una gara, ne stai fuori cinque”.

    E’ una scelta matura, la sua.
    “Se devo giocare con la paura, non lo faccio. E gioco da anni con paura, però mi sono adeguato, lavorando, tenendo botta. Però non giochi mai sereno, hai sempre paura: fai il compitino… Ho iniziato a giocare perché mi divertivo e negli ultimi anni era una sofferenza. Ho detto che se devo andare avanti, non è quello che voglio fare. C’erano alcune offerte però…”.

    Ha ricevuto profonde critiche a Roma, da chi non conosceva la sua situazione.
    “Mi dicevano ‘stai a rubare i soldi a Roma’. Figuriamoci: col club eravamo a posto sul salutarci, il punto è che non riuscivo a passare le visite mediche altrove”.

    Così ha deciso. Come si sente?
    “Ho sofferto i primi mesi. Ho avuto tempo di pensarci, di riflettere. Quando ero fuori rosa a Roma, ho avuto un primo periodo dove ho sofferto: non mi aspettavo questo finale di carriera. Volevo giocare, divertirmi, purtroppo ho avuto tutto subito ed è andato a scalare. Però bisogna accettare: ho pensato tanto, ho la famiglia, due bambine, ora mi dedico a quello e poi vedrò se restare nel calcio o in un altro ambito”.

    Ci ha pensato?
    “La vita di un calciatore dura… Quindici anni? C’è chi finisce prima, chi dopo. Il dopo devi pensarlo bene, studiare, capire. Arrivi a un punto in cui ti trovi come vuoto, perché fai quella vita per tanti anni. Ritiri, partite, allenamenti, io sono andato via a 14 anni da casa. Collegio, sacrifici, l’abitudine era stare lontano. Poi una mattina ti svegli e non devi andare più ad allenarti. Ho sofferto i primi tempi ma mi sono abituato e ora inizio a pensare al futuro: non avevo pianificato questo fine carriera, è arrivato tutto all’improvviso”.

    Qual è stato il periodo più bello?
    “Il primo periodo all’Inter, quando vincemmo tutto. Ho avuto stop, infortuni, ma è stato bellissimo: ero così giovane e non mi rendevo conto che stavamo scrivendo la storia. Abbiamo perso solo la Supercoppa Europea, è stato il momento più bello. Ero con dei campioni straordinari nello spogliatoio”.

    Ha vissuto una carriera travagliata, importante ma sfortunata e infortunata.
    “Eppure ho avuto tante gioie e ho vissuto anche un periodo straordinariamente sereno. A Newcastle: sono andato lì che quasi non volevo ma una volta lì, non volevo più tornare. Poi è arrivata l’offerta dell’Inter e sono tornato ma in Inghilterra sono stato benissimo. L’ambiente che ti circonda, per giocare, è il migliore in assoluto. Ogni volta che vado in Inghilterra, quando riesco, vado allo stadio a vederlo: la Toon Army è fantastica, quando giocavamo c’era una serenità straordinaria. Nessun ritiro, quando giocavamo in casa: il pranzo era facoltativo, il ritrovo allo stadio era alle 13.15 per la partita alle 15.00… Era un ambiente che mi dava serenità ed è stato il periodo dove fisicamente sono stato meglio. Non al 100%, sfortunatamente dal primo infortunio in Under 21 a diciotto anni non sono mai stato al top, ma mi sono adeguato e ho avuto continuità. Tre anni di fila 34-35 presenze ogni anno da titolare, senza infortuni”.

    Ha una lista infinita di grandi tecnici che l’hanno guidata. Se li ricorda quasi tutti?
    “Mourinho, Benitez, Leonardo, Gasperini, Mancini, Conte che mi ha convocato in Nazionale, Pioli, Spalletti, Pardew, De Boer, Fonseca, Di Francesco, Ranieri… Senza scordare quelli dei primi anni al settore giovanile all’Inter, chiaro”

    Anche qui: tecnico dei momenti più belli e quello dei più spensierati?
    “Con Mourinho ho vissuto il periodo più glorioso ma non lo metto tra i più sereni: ero giovane, c’era tanta pressione nell’ambiente. Quando devi vincere è giusto che sia così. L’anno della Champions sono stato fuori sei mesi a causa di problemi fisici, non è stato un periodo di grande serenità a differenza di quanto accade con Pardew prima e Carver poi. Ci siamo giocati la Champions all’ultima, il Tottenham ci passò, ma non c’erano grandi pressioni, l’ambiente era straordinario”.

    Ha un rimpianto, Santon?
    “Quando mi sono infortunato a diciotto anni in Under 21, mi sono fatto male perché mi hanno fatto un’entrata. Sentii che il ginocchio si era rotto, mi faceva male: a fine primo tempo sono entrato negli spogliatoi, lo sentivo male, il secondo allenatore mi disse ‘abbiamo bisogno di te, tieni botta’ e decisi di non mollare. Giocai tutto il secondo tempo col ginocchio rotto e lo sfondai. Da una fratturina diventò una fratturona. Invece di fermarmi, di ascoltare il corpo, decisi di andare avanti”.

    A quell’età ‘la paghi tutta e a prezzi d’inflazione, quella che chiaman la maturità’
    “A diciotto anni vuoi dimostrare, hai fame, hai voglia. Sentivo tanto male, mi hanno dato un antinfiammatorio e sono andato in campo. Poi però non riuscivo più a camminare…”.

    Ora dovrà farlo in un altro abito. Prima ha detto che ancora non ha le idee chiare.
    “Non lo so. Il calcio è diventato un mondo dove non c’è l’amore con cui sono cresciuto. Avevo Moratti come Presidente, era come un papà, dimostrava affetto ai giocatori. Ora è business, ti usano, ti scaricano e ne prendono un altro. Non so se mi appartenga ancora o no… La cosa che mi piacerebbe fare è allenare in un settore giovanile oppure… Ci devo pensare. Ma non so se continuare in questo mondo oppure no, magari anche il commentatore. Devi avere lo stimolo dentro, ti deve partire la scintilla giusta in quello che fai e lì deciderò bene cosa fare, con amore e voglia”.

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    1. ” non riuscivo a passare le visite mediche altrove ”
      Beh, allora avresti potuto accettare la risoluzione del contratto, visto che sapevi che non avresti mai potuto giocare altrove!
      E invece hai preferito fare il mantenuto, il parassita, il lungodegente a Roma: scegli pure il termine che preferisci!
      Ma il punto resta sempre quello:
      chi ti rimproverava di rubare i soldi alla Roma aveva ragione da vendere!

      1. Guarda che nessuno ha puntato una pistola sulla tempia ai dirigenti della Roma per proporre quel contratto a Santon. I contratti esistono anche per questo: per tutelare da imprevisti e, nel caso sportivo, da infortuni. A mio avviso non c’è nulla da rimproverare al giocatore, e non lo definirei con gli aggettivi che hai utilizzato tu.

        1. A parte che al limite sono sostantivi 😄…..nessuno – o certamente non io – contesta a Santon di avere estorto alla Roma alcunché, né di essersi comportato in modo difforme da come in molti tra noi (io per primo), nelle sue condizioni, avremmo fatto.
          Che avergli fatto un sontuoso contratto pluriennale sia stato un errore è di tutta evidenza e chiama in causa precise responsabilità di un barbuto figuro che ora evoluisce altrove e di una dirigenza per fortuna non più in carica (x peter rei 😉).
          Il mio commento è unicamente volto a rigettare, col massimo sdegno verbale del quale sono capace (da qui i toni volutamente aspri), l’aria da vittima o da martire che, nell’intervista, è (auto)assegnata alla figura di Santon.
          Va bene tutto, ma che la sua vicenda a Roma possa passare come un esempio di “franchezza e maturità” proprio no!
          Non tutto quello che è lecito, cioè legale, è moralmente giusto o etico.
          Ecco, il comportamento di Santon è stato tecnicamente lecito ma moralmente riprovevole.
          La riprova tombale è il fatto stesso che questa “confessione col cuore in mano” non l’abbia fatta durante la “convalescenza” (cosa che magari avrebbe anche potuto far ricredere molti tifosi nei suoi confronti…).
          Eh no! L’irrefrenabile urgenza di fare outing è esplosa solo dopo aver incassato fino all’ultimo cent…
          Se poi sono io l’unico a pensare male, allora biasimatemi.

      2. Ti ricordo un particolare di cui sino certo e di cui potrai eventualmente trovare conferma nel web: Santon NON passò le visite mediche nemmeno con la Roma quando lo acquistò dall’Inter ma i dirigenti romanisti (mistero) dissero che a loro andava bene così e lo presero comunque. Mi pare evidente che dare le colpe (tutte9 al giocatore sia quantomeno sconveniente per non dire esagerato. Se poi vogliamo parlare di obbligo morale, riconoscenza, ecc. ti posso anche dar ragione.
        ASR SEMPRE E COMUNQUE!

    2. Mi dispiace Santon ma anche se sei di Ferrara come me non posso fare altro che darti contro. Visti i tanti soldi che avevi preso non ne avevi bisogno di altri, e guarda caso ti sei ritirato una volta scaduto il contratto con la Roma. Per Antonello: Se in caso di infortuni ci fosse un mensile normale che ti aiuti lo potrei capire ma quando prendi 200.000 euro al mese c’è poco spazio per trovargli delle attenuanti, un parassita e basta, che sapeva da anni di essere finito

      1. Non è proprio come dici tu caro Santon, esistono anche le rescissioni contrattuali e ci si incontra a metà strada, tu prendevi 1.500.000 netti l’anno, vale a dire 125.000 netti al mese, ti ricordo che Tommasi firmò al minimo sindacale (1500 netti al mese) e Redondo rinunciò interamente allo stipendio quando si ruppe col Milan.
        Mo fai la vittima, avresti potuto comportarti mooolto diversamente e trovare altre soluzioni , anziché buscare fino all’ultimo giorno, fino all’ultimo centesimo.

    3. Quoto Newthor tutta la vita………parole sacrosante. Chi dice il contrario non ha capito nulla dell’intervista. E’ moralmente da rigettare!!!!

    4. Parassita è un complimento….. fuori rosa per almeno due anni poteva ritirarsi prima no?….
      È ovvio che ha preso una ricchissima pensione integrativa milionaria negli ultimi cinque anni ai nostri danni, alla facciaccia nostra…. poi questa intervista definendo il ritiro dal calcio una “scelta matura”…… ma stiamo scherzando? Ditemi che è uno scherzo riuscito male però, perchè la Realtà è un’altra, spero……….

    5. chissa quanti dei geni che lo insultano, timbrano il cartellino al lavoro per poi andare al mare! Fatevi una vita invece di insultare gente che non ha nessuna colpa! Cani!

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