• Sampdoria-Roma: quando nacque la banda Spalletti

    20/12/2007 - 0:00

     
    L’estate del 2005 rappresentò per la Roma un crocevia fondamentale. Dopo una stagione desolante, con la serie B evitata al foto-finish, la situazione a Trigoria era incandescente. Serviva un cambio netto. Radicale. La Roma doveva ripartire. La società individuò in Luciano Spalletti l’uomo della svolta, l’allenatore con cui mettersi il passato (Fabio Capello) definitivamente alle spalle. Un tecnico emergente, con la cultura del lavoro e del sacrificio. Appena sbarcato nella Capitale, il tecnico di Certaldo sottolineò l’esigenza di far tornare l’ambiente giallorosso alla cosiddetta “normalità”. La strada che Spalletti aveva in mente era nitida: tornare ad avere i comportamenti giusti, in campo e fuori.
     
    UN INIZIO DIFFICILE
    I primi mesi non furono semplici. Spalletti doveva prendere confidenza con l’ambiente Roma. La squadra cercava quei punti di riferimento che per tanto tempo le erano mancati. L’avvio di stagione, infatti, evidenziava tutti i limiti di una squadra da “lavori in corso”. L’andamento in campionato era altalenante, il bel gioco si intravedeva solo a tratti. Soprattutto l’apporto degli attaccanti era al di sotto delle attese. Montella aveva difficoltà ad integrarsi negli schemi del tecnico, Nonda non riusciva ad imporsi nel campionato italiano e Cassano era più abile a chiedere di andar via che non a dribblare un difensore. Così, dopo 15 giornate, la squadra vivacchiava a metà classifica con un rendimento mediocre: 5 vittorie, 5 pareggi, 5 sconfitte, per un totale di 20 punti.
     
    A GENOVA LA SVOLTA
    Proprio nel momento in cui la Roma sembrava non volersi svegliare dal torpore del centro classifica, Spalletti trovò l’alchimia tattica. Dopo la sconfitta casalinga (1-2) con il Palermo, il 18 dicembre 2005, ad un turno dalla sosta di Natale, il calendario metteva di fronte ai giallorossi un incontro tra i più difficili del campionato: la trasferta a Genova con la Sampdoria. L’undici di Novellino stava confermando quanto di buono aveva mostrato la stagione precedente. I giallorossi partivano decisamente sfavoriti. Complici le contemporanee assenze di Cassano, Mancini, Montella e Nonda, Spalletti fu costretto a ridisegnare l’intero assetto offensivo della squadra. Assegnati a Taddei e Tommasi i due posti sulle fasce, il tecnico di Certaldo si inventò Totti nel ruolo di centravanti unico supportato da Perrotta nella veste di trequartista. L’esperimento andò nel migliore dei modi. La Roma non si fermò più. Dopo un prezioso pareggio ottenuto al Marassi la squadra arrivò a registrare il record temporaneo di 11 vittorie consecutive.
    Da allora, Spalletti non ha più rinunciato a questo schema. Il 4-2-3-1 è diventato, nel giro di pochi mesi, un marchio di fabbrica di Totti&co. e l’asse centrale di questo modulo è costituito proprio dal capitano e da Perrotta.
     
    RISULTATI TUTTORA TANGIBILI
    A due anni di distanza, si può dire che la Roma di Spalletti sia nata in quel di Genova.  Uno schema di gioco particolare, che prevede la totale mobilità di ogni giocatore. Il non offrire punti di riferimento agli avversari ed il non affollare l’area di rigore sono alcune tra le caratteristiche della squadra giallorossa. In questi due anni la formazione capitolina ha sempre offerto un calcio divertente, fatto di ripartenze, sovrapposizioni, diagonali. La Roma, spesso, è stata paragonata anche a squadre di blasone, che hanno fatto la storia del calcio, quali l’Olanda di Cruyff e l’odierno Barcellona di Ronaldinho e Messi. I risultati di ciò che sembrava una soluzione temporanea si possono ammirare ancora oggi.
    Perrotta è tuttora il trequartista titolare ed è un punto fermo della Nazionale. Le sue incursioni nell’area di rigore sono uno degli schemi più pericolosi della formazione capitolina. Totti, ormai, è diventato un centravanti a tutti gli effetti. Di questo suo nuovo ruolo ne parlano le cifre: 26 gol nella stagione 2006/07 e premio “Scarpa d’oro” come riconoscimento al miglior cannoniere del Continente.

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