Roma-Lecce, l’analisi tattica: gara complessa ma trame giuste nel finale
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ROMA LECCE ANALISI TATTICA – Ancora una volta all’ultimo respiro, dopo una gara come tante altre concluse in maniera infausta, Roma-Lecce è per cuori forti, ma regala emozioni difficili da dimenticare, che portano entusiasmo e vibrazioni positive all’ingresso della settimana che porta al derby attraverso il turno infrasettimanale di Europa League, nel cuore di questa prima parte di stagione. Cinque minuti di recupero per ritrovare dopo tanto tempo un cross qualitativo in corsa di Zalewski e una rinnovata intesa e cooperazione tra Dybala e Lukaku, assente per 90 minuti, ma decisiva nei minuti addizionali, con due gol che ribaltano tutto.
Moduli e sviluppi di gioco
Mourinho ritrova Dybala dal primo minuto a fianco di Lukaku. In mezzo al campo ci sono Bove e Aouar mezzali propositive ai lati di Cristante che detta I tempi, mentre davanti a Rui Patricio ci sono Mancini, Llorente e N’Dicka, con Karsdorp ed El Shaarawy sulle corsie esterne. D’Aversa conferma il 4-3-3 con Falcone tra i pali, Baschirotto e Pongracic centrali, Dorgali e Gendrey terzini. In mezzo Ramadani detta i tempi con Kaba e Rafia mezzali molto propositive sulle catene esterne con le punte esterne a piede Invertito Banda e Almqvist, ai lati di Krstovic.
Primo tempo interlocutorio
La Roma aggredisce la gara da subito, con la fermezza di chi vuole riscattare Milano, con i giallorossi che sulla costruzione ostinata dal basso dei salentini (che produce più di un break decisivo) marcano forte i loro riferimenti, con Dybala e Lukaku sui centrali difensivi, obbligando spesso gli uomini di D’Aversa ad alzare palla. Dopo poco più di un minuto la Roma potrebbe sbloccare su un calcio di rigore, ma con Dybala non ancora al 100% si incarica Lukaku, che sbatte su Falcone. Il Lecce attende a trequarti, con la Roma che trova ben presto supremazia territoriale e possesso palla, ma a fronte di una buona circolazione stride una certa lentezza che nel muovere palla, senza alzare ritmi.
Il Lecce tiene basso il baricentro regge l onda d urto giallorossa, con Baschirotto che ingaggia un duello fisico con Lukaku, prova azioni sporadiche di alleggerimento ma senza mai essere pericoloso e si insedia davanti alla propria area chiudendo bene gli spazi centrali. La Roma deve così sollecitare i quinti al cross (che sfruttano il ritardo nello scivolare sugli esterni) e a vincere qualche 1 contro 1, ma dopo un primo quarto di gara soddisfacente i giallorossi vivono il secondo in maniera deficitaria, anche e soprattutto in funzione delle troppe scelte sbagliate nei 30 metri finali, con il primo tempo che si conclude sul nulla di fatto.
Ripresa gradualmente deficitaria, col colpo di scena finale
Si riparte con gli stessi 22, con la Roma che comincia a tessere una gestione del pallone che porti ad una manovra avvolgente e che porti molti giocatori negli ultimi 30 metri. Braccetti propositivi, anche a scapito di una transizione negativa che conceda al Lecce di sfruttare praterie. Ancora poche idee dagli esterni Karsdorp ed El Shaarawy, con Dybala e Lukaku dalla poca lucidità. Il Lecce trova una ripartenza che Banda trasforma in oro nello spazio, portando a spasso Mancini e sfruttando una gestione approssimativa di Llorente e N’Dicka su Almqvist a centro area, che firma il vantaggio salentino.
Mancano 25 minuti alla fine e Mourinho inserisce Azmoun per Aouar virando al 3-4-3 e successivamente Belotti, Zalewski e Kristensen per El Shaarawy, Mancini e Karsdorp in una sorta di 4-2-4. Quando tutto sembra perduto Dybala e Lukaku, non pervenuti per tutta la gara, creano il passaggio e il gol dirompente che decide la sfida.
Maurizio Rafaiani