22 anni fa la prima volta da speaker della Roma di Carlo Zampa: il radiocronista si racconta a Romanews.eu

Alessandro Tagliaboschi
14/02/2021 - 9:44

22 anni fa la prima volta da speaker della Roma di Carlo Zampa: il radiocronista si racconta a Romanews.eu

ROMA INTERVISTA CARLO ZAMPA – Non può essere un caso che il 14 febbraio, San Valentino il giorno degli innamorati, sia anche l’anniversario dell’inizio della storia d’amore tra Carlo Zampa e la Roma. Esattamente 22 anni fa, infatti, lo storico radiocronista faceva il suo esordio come speaker ufficiale del club giallorosso allo Stadio Olimpico: la redazione di Romanews.eu lo ha contattato per rivivere le emozioni di quel giorno e alcuni dei momenti più importanti come speaker del club tra ricordi da brividi e simpatici retroscena.

Partiamo ovviamente da quel 14 febbraio del 1999: che ricordi hai del tuo debutto allo stadio Olimpico?
“E’ una giornata che ricordo molto bene quella del 14 febbraio ’99. La partita era Roma-Sampdoria, in un clima un po’ surreale perché c’era la contestazione dei tifosi nei confronti di Franco Sensi ed era una stadio freddo e non reattivo. Poi si è riusciti a vincere con il primo gol di Fabio Junior e poi la doppietta di Paulo Sergio. In panchina nella Samp poi c’era Luciano Spalletti, mentre Zeman era l’allenatore della Roma. Un clima particolare, certamente non come quelli che avremmo vissuto negli anni a venire. Il mio esordio fu comunque accettato bene, anche se la partecipazione è stata di un tono minore. C’era anche la curiosità di capire cosa volesse fare il nuovo speaker della Roma, visto che era la prima volta in assoluto che la società sceglieva uno speaker per presentare la squadra”.

Chi ti diede la notizia di questo incarico?
“Fui contattato dalla società che allora gestiva la fonia dello Stadio Olimpico. Avevano avuto mandato dal presidente Franco Sensi di cercare uno speaker. Poi alcuni colleghi avevano contatti molto diretti col presidente e gli avevano fatto presente che c’era la possibilità di chiamare uno come me per fare lo speaker. Venne contattata anche un’altra persona che, però, chiese soldi e l’ipotesi cadde automaticamente. Mi contattarono e mi chiesero se me la sentivo: dissi di sì senza voler fare alcuna prova. Si inizio così”.

Il tuo marchio di fabbrica sono stati i soprannomi ai giocatori, qual ‘è quello che ti è rimasto nel cuore?
“Sono legato a tutti i soprannomi che ho dato, assolutamente spontanei, da ‘Bimbo de oro’ per Totti ad ‘Anima Candida’ per Tommasi. Una cosa che mi fa molto piacere è vedere ex giocatori della Roma che rimangono molto legati ai soprannomi che gli ho dato: Cafù legato a ‘Pendolino’, Tommasi che ha dato il nome ‘Anima Candida’ a uno dei vini che produce, Lima che lo chiamavo Duracell, adesso ha aperto un account su Instagram e si chiama ‘Limaduracell’. Vucinic anche, incontrato poco tempo fa, era contentissimo del soprannome ‘Mosé’ e mi ha chiesto di rifare un pezzo di cronaca. Mi fa molto piacere questa cosa”.

Hai mai avuto un rito scaramantico che non dimenticavi di fare prima della lettura delle formazioni?
“No, non l’ho mai avuto. Ne avevo uno ma quando facevo le cronache l’anno dello scudetto: mangiavo un cornetto gelato tra il primo e secondo tempo. L’ho fatto anche in pieno inverno con il freddo (sorride, ndr). Ha portato bene, sono cose a cui uno resta legato. Prima di fare le formazioni, però, mai”.

Venendo proprio allo scudetto del 2001, il prossimo 17 giugno ricorrono i 20 anni: quali sono i tuoi ricordi di quella giornata memorabile, tu che l’hai potuta vivere a a stretto contatto con i protagonisti?
“Una delle giornate più belle della mia vita. I ricordi sono legati all’ultima settimana, l’attesa di Roma-Parma dopo la partita con il Napoli che pensavamo potesse darci l’aritmetica certezza dello scudetto. Alla fine è stato meglio così, perché abbiamo festeggiato a Roma. La notte ho dormito molto poco, allo stadio è stata una giornata meravigliosa, era strapieno: una grande attesa, una gigantesca emozione e una grandissima tensione che poi si è liberata alla fine con la vittoria dello Scudetto, i festeggiamenti, anche dentro lo spogliatoio con tutti i giocatori. La festa durò tutta la notte: ricordo alle 3 del mattino a Testaccio sul camion che un mio amico aveva affittato per festeggiare aveva messo altoparlanti con musiche brasiliane, cori della Roma ecc… E io sul camion rifeci la formazione con tutta Piazza Testaccio che urlava i nomi dei calciatori. Qualcosa di assolutamente unico. Una giornata storica per quello che riguarda la Roma e indelebile per quello che riguarda me e penso tutti i tifosi della Roma”.

Quale esultanza, a quale gol, ti ha dato l’emozione più grande?
“I gol della Roma per me sono tutti importanti. E’ normale poi essere affezionato a gol di giocatori a cui mi sentivo più legato, come ad esempio Totti. Forse uno dei gol più belli, uno dei racconti più belli dei gol, è quando abbiamo vinto con i ‘complessati’ (tifosi Lazio, ndr), dopo i derby con Zeman che non riuscivamo più a vincere. Quello del 3-1 con il gol finale di Francesco, credo sia stata una delle descrizioni più belle del fatto: sia racconto del gol che l’esultanza da speaker”.

C’è mai stata opportunità di rientrare nella Roma?
“Appena insediata la proprietà americana fui contattato da Baldissoni che già conoscevo da tempo. Lui cercò in qualche modo di farmi rientrare. Io, però, l’ho ringraziato con tanta felicità per essere stato cercato, perché per me era un attestato di stima che mi ha reso orgoglioso, ma gli ho detto di ‘no’. Non l’avrei mai fatto per vari motivi: la mia esperienza da speaker era finita lì, sarebbe stata una minestra riscaldata, e poi nella Roma c’è uno speaker che sta lavorando molto bene e sta facendo molto bene e non l’avrei mai fatto”.

Un pensiero sulla Roma attuale e su quanto è cambiata la comunicazione negli ultimi anni.
“La Roma attuale è una buona squadra, non ancora da vertice della classifica. Abbiamo avuto squadre abbastanza buone negli anni passati, il problema è che la gestione dell’ologramma di Boston (Pallotta, ndr) è stata particolare, basata sulle plusvalenze e, quindi, su continue vendite dei giocatori più importanti e se cambi 4-5 giocatori ogni anno è difficile fare un progetto di squadra che possa darti soddisfazione a fine anno. Tra l’altro con allenatori che non sono durati più di due anni. Adesso vediamo, speriamo, i Friedkin verranno giudicati anche dalla prossima campagna acquisti ma credo che abbiano iniziato con un piede diverso rispetto a ciò che faceva Pallotta. Stanno mettendo mano al bilancio notevolmente in rosso avendo ereditato una società non sanissima dal punto di vista finanziario, speriamo che si riesca a rinforzare la squadra. Per farlo servirà anche cedere alcuni giocatori come Nzonzi, o Pastore – una delle cose più clamorose successe alla Roma negli ultimi anni -, poi si vedrà se rimanere con Fonseca o andare con un altro allenatore. Per me l’importante è fare un progetto tecnico con un allenatore per almeno tre anni. Sulla comunicazione degli ultimi anni sai, adesso ci sono i social e si è spostato tutti lì”.

Ultima domanda: sei stato un precursore in Italia nel ruolo di speaker così partecipato ed emozionante. Ti sei ispirato a qualche modello estero oppure lo hai costruito tu così? C’è un tuo erede oggi?
“Non mi sono ispirato a nessuno. C’era in Germania, forse a Dortmund, uno speaker che faceva delle cose particolari ma in realtà ho solo cercato di immedesimarmi in un tifoso allo stadio e mi sono chiesto: cosa vorrei dallo speaker della mia squadra? E quindi mi è venuto automatico e spontaneo farlo in quella maniera. In quel modo il tifoso e lo stadio diventava assoluto protagonista all’ingresso in campo della squadra, era una carica nei confronti della Roma e anche un messaggio forte nei confronti della squadra avversaria. La partecipazione è sempre stata straordinaria da parte del pubblico. Eredi? C’è Matteo Vespasiani che è un bravissimo speaker e che ha avuto una grandissima dote e intelligenza di non scimmiottarmi: l’ha fatta e personalizzata in modo diverso facendo benissimo, proprio come ho fatto io. Ha ottenuto il giusto successo e riconoscimento e gli auguro di fare lo speaker al prossimo scudetto della Roma e in un successo europeo”.

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  1. Da quando, ii Sig. Zampa, non trasmette più le telecronache della Roma, stiamo veramente messi male, le attuali telecronache sono paragonabile ad una mesta, vuota e afona “VEGLIA FUNEBRE”…..l’amore, la felicità, l’entusiasmo, la sportività e la gioia che ci trasmetteva, ora sono dei bellissimi ed indelebili ricordi. ‘ VERAMENTE UN GRAN PECCATO !!! NON CAPISCO, COME MAI LA SOCIETA’ NON COMPRENDE, COSA SIGNIFICA PER NOI, LA VOCE ACCORATA E SINCERA DI “UNO DI NOI”….. LA SPERANZA E’ L’ULTIMA A MORIRE !!! chissà se anche nello sport di oggi, ci sia rimasto un posticino per i sentimenti “DEI TIFOSI SERI” o prevalga ancora una volta la SQUALLIDA VOCE DEL DIO QUATTRINO….. SPERIAMO PROPRIO DI NO !!!

  2. La voce dello scudetto “in alto i cuori e fuori la voce”. Storia della passione, della comunicazione e del VERO AMORE per la ROMA. Leggenda vivente!
    Grazie Carlo, per sempre!

  3. Texani,oltre allo Stemma ridateci la “radiocronoca” che Pallotta ha consegnato nelle mani dei “pagati”. Zampa rimettetelo ,come tutti i veri Romanisti,al centro del “Villaggio”. Quella porcheria di “baraccone” allo Stadio levatela subito come tutto il “cares” e il “village”. Noi non siamo burattini, Roma non è un Circo !

  4. Ho cenato con lui un paio di volte con altri iscritti al suo forum. So passati 10 anni eh… Ma Carletto mi ricorda solo bei momenti

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