Roma-Empoli, l’analisi tattica: reazione e gestione. Vittoria e 30 minuti di monologo giallorosso
Foto Tedeschi

Reazione doveva esserci e reazione è stata, con la pratica Empoli liquidata nel primo quarto di gara e poi gestita senza eccessivi patemi, con una notte con vista al secondo posto, e un sospiro di sollievo per l infortunio occorso a Dybala, rivelatosi meno grave del temuto. Quarta vittoria consecutiva in casa per i giallorossi e possibilità ora di sfruttare un buon calendario per consolidare posizioni o comunque mantenere viva la speranza Champions, senza però tralasciare la Wild Card Europa League, ancora reale, che consentirebbe di rincorrere un titolo stagionale.
MODULI E SVILUPPI DI GIOCO
Mourinho fa quello per il quale gli è stato imputato di disattendere nell’infelice quarto di Coppa Italia di 72 ore prima, cioè un undici composto dai migliori della rosa, e il 3-4-2-1 odierno se non nello stato di forma (Pellegrini in primis) lo ricalca per qualità. Cosicché davanti a Rui Patricio c’è il trio istituzionale Mancini, Smalling, Ibanez, con Cristante e Matic in mediana, mentre la catena tra quinti e punta esterna a piede invertito è composta da Zalewski e Dybala a destra, ed El Shaarawy e Pellegrini a sinistra, con Abraham punta centrale. Zanetti ha la forza dei nervi distesi. Con un undici giovane e sbarazzino, disegnato intorno ad un 4-3-1-2 geometrico e ben scaglionato in campo, con una linea a quattro, davanti a Vicario, composta da De Winter e Luperto centrali e Ebuhei e Parisi esterni. In mezzo un rombo con Marin vertice basso, Baldanzi vertice alto che agisce alle spalle di Caputo e Satriano, il tutto completato dagli inserimenti senza palla delle mezzali Bandinelli e Akpa-Akpro.
PRIMO TEMPO PRESTO INDIRIZZATO
Dopo la sconfitta del San Paolo, e l’uscita imbarazzante del turno di Coppa nazionale, al fischio d’inizio la Roma si presenta con l’interrogativo di tante stagioni, quelle dove al susseguirsi di alcune sconfitte i giallorossi entravano in un loop mentale che sfociava in un periodo di prestazioni e risultati negativi, che finivano spesso per decretare anzitempo la fine di una stagione. Su questo la Roma di Mourinho sembra avere fatto passi in avanti, e i primi 30 minuti di gara sono oltre che convincenti per approccio e aggressione ad avversario e partita, un monologo aereo favorevole alla Roma, punto di forza della squadra, dove i centimetri di divario tra le due formazioni in occasione dei calci da fermo vengono capitalizzati come non mai nei primi 5 giri di lancette, con gli stacchi imperiosi di Ibanez ed Abraham che doppiano il vantaggio incanalando la partita. Con baricentro medio, come consuetudine, e ritmi non sempre elevati, la fluidità di gioco della prima mezz’ora dei giallorossi è soprattutto gestita da Cristante e Matic, che lavorano bene sull’attuazione delle linee di passaggio nei corridoi dentro al campo per i destinatari Dybala e Pellegrini, molto mobili, con Bandinelli e Akpa-Akpro sempre a metà strada tra l’ attenzionare e il chiudere, e quindi poco efficaci, con Abraham che allunga molto tra Luperto e De Winter. La spinta di El Shaarawy e Zalewski è costante sugli esterni, dove i toscani faticano a scivolare sempre coi tempi giusti ma l Empoli fa vedere come potrebbe essere pericoloso per la Roma avere passaggi a vuoto senza dare continuità a possesso e supremazia, non appena allenta la morsa punge in velocità sulla corsa di Caputo e Satriano, che alla prima occasione arrivano fino alla battuta a colpo sicuro, davanti a Rui Patricio, con Mancini che si immola dopo una diagonale lunga e profonda su Caputo imbeccato da Baldanzi.
RIPRESA INTERLOCUTORIA E STAGNANTE NELLE DINAMICHE TATTICHE E DI RISULTATO
Le squadre si ripresentano in campo con gli stessi protagonisti dei primi 45 minuti, con la Roma che rientra col piglio giusto, e ancora una volta sono le palle inattive a creare i presupposti per la produzione offensiva, con Vicario strepitoso, che tiene a galla i suoi a più riprese. L’Empoli quando riconquista e strappa in transizione fa vedere sempre vitalità, con Baldanzi che sollecita Caputo e Satriano poi sostituiti da Piccoli e Cambiaghi, subito vivaci e propositivi nell’infastidire Mancini e Ibanez, che sottolineano come la gara sia tutt’altro che finita, anche se di fatto la Roma regge. Mourinho corre ai ripari preservando Dybala con Bove, virando su un 5-3-1-1 compatto al centro, e il doppio vantaggio sembra ormai al riparo da sorprese. Gli ultimi tentativi finali di Dionisi, con Henderson per Akpa-Akpro e Stojanovic e Pjaca per Ebuhei e Bandinelli sono velleitari, mentre da segnalare a titolo di cronaca gli ingressi di Llorente, Belotti e Celik per El Shaarawy, Zalewski e Pellegrini, con quest’ultimo fischiato.
Maurizio Rafaiani