2 Febbraio 2023

Roma-Cremonese, l’analisi tattica: galleria degli orrori, disattenzioni difensive e pochezza offensiva

L'analisi tattica di Roma-Cremonese, match valido per i quarti di finale di Coppa Italia

Foto Tedeschi

La Roma conferma la sua idiosincrasia alla Coppa Italia, nella quale anche quando si stagliano scenari propizi riesce a scavare nel peggio dei propri inconscio per disattendere ogni più ottimistica visione ; così la Cremonese, che aveva eliminato il Napoli a domicilio, si ripete all’Olimpico con una gara niente più che ordinata, perché nei 90 minuti fa tutto la Roma, con un suicidio perfetto, che neanche studiato a tavolino avrebbe potuto essere meglio sviluppato in negativo sul campo, inaccettabile soprattutto perché al cospetto del ventesimo sold-out della sua gente.

MODULI E SVILUPPI DI GIOCO 

Mourinho attinge dalla rosa in un 3-4-2-1 con cambi in ogni reparto, dove davanti a Rui Patricio c’è Kumbulla che si sistema al centro della difesa, con Ibanez e Mancini braccetti, e Celik ed El Shaarawy esterni; in mediana Tahirovic affianca Cristante, a creare il quadrilatero con i due trequartisti Volpato e Pellegrini, che agiscono a piede invertito alle spalle di Belotti; anche Ballardini si affida ad alcune seconde linee, in un 3-5-2 dove Sarr rileva Carnesecchi tra i pali, con Aiwu, Ferrari, Bianchetti al centro, Ghiglione e Felix esterni; in mezzo comanda Pickel, con Castagnetti che si alterna in costruzione e Meitè che va in verticale a supporto dei veloci Dessers e Tsadjout.

PRIMO TEMPO PRIVO DEI MINIMI REQUISITI COMPLETI 

Con Pellegrini e Volpato marcatamente di centro-sinistra e centro-destra, alle spalle di Belotti la Roma disegna un modulo apparentemente equilibrato e ben scaglionato sul campo, con un attenzione difensiva che poggia su un baricentro medio iniziale, con con chiusura delle linee di passaggio verso il centro; mentre la Cremonese difende bassa, perché ha bisogno dopo la riconquista della palla di spazi da attaccare per i 2 attaccanti, alle spalle dei 3 centrali e dei quinti giallorossi; in mezzo, inizialmente, Cristante si abbassa a costruire, mentre Tahirovic si apre o va in verticale, con i trequartisti che cercano di raccordarsi dentro al campo, con i quinti in ampiezza; ma l’unica evidenza del primo quarto di gara è l isolamento di Belotti, che se non altro, comunque, riesce ad allungare gli avversari con la corsa profonda; aldilà, come spesso accade, dei ritmi non elevati di parte giallorossa, la supremazia territoriale e il possesso palla degli uomini di Mourinho raramente prende quota, con la produzione offensiva che si riduce ad un inserimento di Tahirovic contenuto da Sarr; gesto tecnico che rimarrà l’unico momento offensivo del giovane, subito rientrante nella posizione centrale dove fatica un Cristante che abusa troppo del passaggio all’indietro durante la costruzione, con una Cremonese che senza patemi, ma con ordine difende la propria area; agli uomini di Ballardini è sufficiente stringere al centro con i 2 attaccanti e i 3 centrocampisti per inibire gli spazi di palleggio, con i quinti molto aggressivi a prendere in avanti i quinti giallorossi; per la Roma si delinea in maniera evidente la classica gara dove l’avversario si può prendere solo quello che gli lasci, tanto che un primo tempo senza idee e ritmo da entrambe le parti che sarebbe potuto finire 0a0, si consegna alle cronache con i lombardi in vantaggio grazie alla prima follia di serata di un Kumbulla imbarazzante, maldestro nel primo controllo, pachidermico nello sviluppo successivo.

RIPRESA DA GALLERIA HORROR IN SOLUZIONE DI CONTINUITÀ CON IL PRIMO TEMPO

Mourinho rientra prima negli spogliatoi per preparare il cambio di registro, ma al copione difensivo suicida si allineerà anche quello offensivo; la Roma riparte con Smalling, Zakewsky, Matic, Dybala per Mancini, Kumbulla, Cristante, Volpato, con Zalewski a sinistra, Celik a destra, e i due centrali Smalling e Ibanez che ridisegnano un 4-3-3 con Pellegrini che lo fa diventare un 4-2-3-1 in fase di possesso; ma quando Ibanez scivola a 40 metri da Rui Patricio innescando la percussione di Okereke che genera il secondo suicidio di serata ad opera di Celik, il destino della gara appare già scritto per chi romanista da sempre conosce la Sindrome di Robespierre, matrigna compagna delle gesta più maldestre e infelici della sua Storia ; l interrogativo è se passare a 4 dietro dopo un anno di difesa a 3, in un momento delicato di gara, sia apparso quanto meno azzardato, per distanze, scivolamenti, e nuove dinamiche e meccanismi generati dal cambio stesso; Abraham per Tahirovic, Mourinho comincia, come consuetudine, a riempire i 30 metri finali con tutto il potenziale offensivo disponibile, un 4-2-4 con Pellegrini in mediana con Matic (con a destra Dybala che dovrebbe aiutare Celik sulle ripartenze dei grigiorossi dove nel frattempo a sinistra è entrato Valeri, in luogo di Felix); per trequarti di gara la squadra è pigra, si muove poco tra le linee, per cui agli uomini di Ballardini è sufficiente posizionarsi frontalmente al portatore di palla giallorosso per inibire la circolazione mantenendo l’avversario alle spalle dentro al cono d’ombra, e quindi impossibilitato dal ricevere, così come molti giallorossi ricevono sempre palla di spalle, e la aggressione immediata avversaria soffoca il palleggio; Ballardini immette forze fresche, con Benassi per Pickel, Galdames per Castagnetti, e Ciofani per Tsadjout, che ha meno velocità davanti ma consente di salire per tenere palla e fare respirare dietro; per larghi tratti la Roma non ha l’idea dell’aggiramento, e quando arriva ci pensa Zalewski che quando a sinistra telefona ogni palla dentro tra le braccia di Sarr, così come quando trasloca a destra comincia un tiro a segno reiterato alle terga dell’avversario di turno che cerca di impedirgli il tracciante; e così i 50 minuti del secondo tempo di spari a salve e frenesia si concludono con la rete beffarda di Belotti, encomiabile per generosità ed atteggiamento, ma inutile nell’evitare l’ennesima pagina tragicomica della Roma, e della sua stranissima avversione alla Coppa Italia.

Maurizio Rafaiani

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

3 commenti

  1. Romanibus ha detto:

    Mou e’ un gran motivatore ma non inventa
    gioco. O gli si danno i campioni o e’ inutile anzi dannoso. La Roma ha un campione ( Dybala ) ed un solo potenziale campione ( Zaniolo ). Il resto non e’ un granche’ a partire da Pellegrini e Cristante

    • Maurizio ha detto:

      Non è solo che Mourinho non inventa gioco, sono anche i pedatori che non fanno quel poco che lui dice e commettono da sempre errori che lui non può non vedere e far vedere e correggere. Con l’esperienza che ha, avrà qualche schema di calcio, penso …La lentezza pachidermica e l’imprecisione sono nel DNA di questi nostri, anche delle prime linee. Abraham non stoppa una palla un po’ più difficile del solito. I difensori fanno un errore grave a partita, Smalling stesso, ieri sera, sembrava uno scolaretto.

  2. VITTORIO ha detto:

    volevo far notare solo una cosa…Zaniolo non è da roma, Zaniolo quà , zaniolo là,
    roma cremonese dice altro ..11/ undicesimi inadatti al gioco di serie A, allenatore
    incapace di intervenire con velocità, gioca con schemi inadatti alla velocità delle
    squadre avversarie, poco incline nell’ammettere le proprie colpe. ok ??