• Roma-Bodo/Glimt, l’analisi tattica: una prova di spessore per tattica, strategia e qualità tecnica

    Redazione RN
    15/04/2022 - 13:59

    Foto tedeschi
    Roma-Bodo/Glimt, l’analisi tattica: una prova di spessore per tattica, strategia e qualità tecnica

    ROMA BODO ANALISI TATTICA – Ci impiega 4 gare ma l’ultima è quella giusta per la Roma e Mourinho per raggiungere il Leicester in Semifinale, la terza europea negli ultimi 5 anni. Una gara che dura praticamente un tempo, il primo dove i giallorossi battono in lungo e in largo il campo, costruendo almeno 12 palle gol pulite senza concedere nulla ad un avversario che le aveva sempre segnato nelle 3 gare precedenti, compresi gli infausti (ma a questo punto solo dati statistici) 6 della prima della 4 sfide ufficiali di stagione. Per la Roma una prestazione di spessore per interpretazione tattica, strategia, spessore, qualità tecnica, spinta dall’entusiasmo dei 70000, numeri che testimoniano il ritrovato entusiasmo che il tecnico di Setubal ha saputo riportare ad un popolo che sa sempre rispondere presente quando sapientemente e maliziosamente sollecitato. La voglia di Roma è tanta nei romanisti che il finale di stagione saprà riproporre puntualmente altre cornici di pubblico di tale portata.

    Moduli e sviluppi di gioco

    Mourinho rincorre l’undicesima semifinale su undici della sua storia (non ha mai perso un Quarto di Finale), nel suo 3-4-2-1 dove Zaniolo ritrova la titolarità sul centro destra, con Pellegrini a tutto campo, anche se a riempire soprattutto la zona di centro sinistra alle spalle di Abraham. In mezzo Cristante e Mkhitaryan formano, per sviluppi di gioco e interpretazione, la mediana decisiva della gara con Karsdorp e Zalewski esterni in moto perpetuo e ficcante. Dietro, davanti a Rui Patricio, ancora Smalling con Mancini e Ibanez braccetti. Knutsen, relegato in tribuna per squalifica, ritrova Solbakken alle spalle di Espejord, con Koomson sull’out opposto. In mezzo c’è Hagen che detta i tempi, con Vetlesen e Saltnes mezzali, mentre davanti ad Haikin ci sono Moe ed Holbraten, con Sampsted e Wembangomo terzini.

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    Primo tempo in perfetta sintonia, uno sturm und drag che si abbatte sul Bodo

    Il piglio, la determinazione, la fluidità con le quali la Roma spariglia in maniera netta un divario ben presto incolmabile è lo scenario che si materializza sul campo sin dai minuti iniziali. La Roma ha le gambe che girano, una corsa rotonda e armoniosa in ogni protagonista in campo, parte bene sfruttando gli spazi esterni ed evitando zona centrale (dove il Bodo fa densità ed ha superiorità numerica) transitando per il centro solo il minimo indispensabile per il cambio di gioco o per trovare tra le linee i traccianti per tagliare qualsiasi linea difensiva negli stretti e vicini reparti avversari. Il Bodo attende in densità con la Roma che in fase di non possesso prova ad andare a prendere alta la costruzione degli uomini di Knutsen, ma con esiti non sempre felici. Poco male, perché è poi in mezzo al campo dove la Roma recupera sempre le percentuali più importanti della sua fase di non possesso, con un Mkhitaryan sontuoso (in entrambe le fasi), che canta e porta la croce, che recupera ed imposta, recupera e smista mentre Cristante innesca gli esterni con traccianti chirurgici, quando non sorprende la linea giallonera alle spalle raggiungendo Zaniolo. Col vantaggio presto conseguito, figlio di una partenza dai volumi di gioco imponenti e una facilità evidente con la quale rendersi pericolosa, diventa sul doppio vantaggio importante l’equilibrio con Pellegrini che può abbassarsi sui mediani ma ancora più importante sfruttare il momento psicologico dell’entusiasmo e del contraccolpo subito dal Bodo. La Roma azzanna la preda con Ibanez marca forte Koomson, con Mancini fa altrettanto su Solbakken mentre Pellegrini attenziona Hagen il regista basso degli scandinavi. La Roma banchetta sistematicamente sui corridoi esterni anche se il secondo gol di Zaniolo è uno scaglionamento perfetto nella striscia centrale del campo, che culmina con un tocco di freddezza assoluta del talento spezzino. Il 22 ripete poco dopo, con Zalewski che arpiona una respinta su corner per involarsi subito verso la porta avversaria con determinazione e personalità, fino all’imbucata sublime con la quale manda davanti ad Haikin un Zaniolo ancora una volta freddo e implacabile. La gara dura un tempo, per possesso palla, supremazia territoriale, indice di pericolosità nettamente favorevoli ai giallorossi, che con una mezz’ora stellare annichiliscono un Bodo incapace di reagire.

    Sigillo di Zaniolo agli albori della ripresa che diventa passerella e pura formalità

    Sul gruppo motivazionale in cerchio dei norvegesi, scorto ad inizio ripresa ,ti aspetti una reazione degli uomini di Knutsen e per la Roma diventa importante non abbassarsi troppo coi quinti(nell’eventualità meno che Pellegrini non si abbassi in mezzo per non lasciare Cristante e Mkhitaryan a fare pendolo), ma su una palla esterna verticalizzata ancora una volta da Cristante, che colpisce ancora sugli esterni il Bodo, Zaniolo di prepotenza rende il risultato finalmente proporzionato a quanto fino a quel momento espresso dalla gara. L’unica criticità della ripresa è rappresentata da Mancini, che incappa nell’ennesimo cartellino giallo obbligando attenzione e calcolo negli sviluppi difensivi finali. Sul quadruplo vantaggio, diventa importante una conservazione del possesso non all’indietro, ma facendo correre il Bodo all’indietro, attraverso la gestione delle ripartenze. Passarella per Zaniolo, con Felix preposto a tale aspetto tattico e Sergio Oliveira per Pellegrini. Knutsen risponde con Larsen e Boniface, per Moe e Espejord e con Mvuka per Koomson, Nordas e Kvile per Solbakken e Wembangomo. Nel finale accademico c’è posto anche per Maitland-Niles, Carles Perez e Veretout, per Zalewski, Abraham e Mkhitaryan ma in uno Stadio ormai appagato e festante è solo materiale per i tabellini. Per il secondo anno consecutivo che la Roma accede ad una Semifinale di una competizione europea, ancora una volta unica a tenere alto l’onore del calcio italiano e del suo Ranking.

    Maurizio Rafaiani

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    1. Dissento dall analisi fatta, la Roma ha vinto perché il Bodo si è allenato a Formello. Gli effluvi lotitiani hanno influito negativamente sulla prestazione norvegese. È talmente evidente che nel primo tempo erano come paralizzati,” immobili”! Non si spiega altrimenti per una squadra che corre senza problemi.

    2. Ieri ho visto finalmente una prestazione di alto livello. Evidentemente con impegno, concentrazione e determinazione questi giocatori possono sorprendere e fare molto, molto meglio di quanto mostrato fino ad oggi. Complimenti a tutti!

    3. Non sono soltanto i giocatori che devono darsi una mossa. Ieri sera la formazione era ben assortita, senza Oliveira e con un Cristante veramente grande, sia a protezione difensiva sia e soprattutto nei lanci mirati sventagliati soprattutto sulle ali che stravolgevano i piani difensivi avversari. Ora bisogna insistere sul sistema per dare continuità e soprattutto esperienza goliardica, perché il calcio è prima di tutto un gioco e bisogna divertirsi avendo i compagni che si conoscono per interagire convenientemente.

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