RIZZITELLI: “Fui io a lasciargli il posto nel giorno del debutto, Totti era un predestinato”

28/03/2013 - 21:30

ESCLUSIVA ROMANEWS.EU – Venti anni fa l’inizio della leggenda: l’esordio in Serie A di quello che può ragionevolmente considerato il “Re di Roma”, Francesco Totti. Era la 25a giornata del campionato di A 1992/93 e la Roma era di scena al ‘Mario Rigamonti’ di Brescia, gara che sta tranquillamente controllando in virtù delle reti di Caniggia e Mihajlovic messe a segno nel primo tempo. E così che, a ridosso del fischio finale, mister Vujadin Boskov si volta e dice a quel giovane ragazzo biondo di appena 16 anni e 6 mesi di scaldarsi. Il ‘Pupone’, come verrà poco dopo ribattezzato, entra al minuto 87 e a lasciargli il posto è Ruggiero Rizzitelli. Proprio in questa giornata così speciale Romanews.eu ha contattato in esclusiva l’ex attaccante giallorosso per farci raccontare le emozioni di quel giorno e tanto altro. Ecco le sue parole:

Esattamente venti anni, in quel famoso Brescia-Roma, lei lasciò il posto ad un giovane ragazzo di nome Francesco Totti. Avrebbe mai pensato che quel ragazzino avrebbe fatto poi la storia del calcio italiano?
Sicuramente no, è poco ma sicuro. Si vedeva che era un ragazzo che aveva delle doti incredibili, che era un predestinato, ma onestamente non credevo che potesse entrare nella storia così come ha fatto. Era uno dei tanti ragazzi bravi, lui aveva qualcosa in più però nessuno si sarebbe mai aspettato che sarebbe diventato il Totti di oggi”.

Venti anni dopo e 226 gol in Serie A, un grandissimo traguardo che lo innalza nell’Olimpo degli dei del calcio italiano. Ora davanti a lui c’è solo Piola, è così inavvicinabile?
“Sono sei-sette anni che dicono che Francesco è finito ed invece in questi anni è sempre sulla cresta dell’onda, è sempre il giocatore che trascina la Roma, è sempre il Capitano. Anzi, migliora sempre di più: quest’anno è tornato un ragazzino che scende in campo felice. Quindi con lui è tutto possibile anche se la distanza da Piola è molta. Ma nel calcio mai dire mai, se sta bene fisicamente in 3-4 anno potrebbe raggiungerlo”.

Le sue grandi prestazioni degli ultimi tempi hanno fatto che si tornasse a parlare di lui in chiave azzurra…
“Prandelli ha detto delle cose giuste e sagge: se oggi ci sarebbe stata la competizione mondiale, Francesco doveva essere chiamato. Anche perchè se non lo chiamava lui, lo portavamo noi a furor di popolo, sarebbe impossibile non convocarlo ora. Poi da qui ad un anno tante cose possono cambiare”.

Ha qualche aneddoto da raccontare sul giovane Totti?
“Ricordo bene quando doveva entrare, a me l’hanno raccontato dopo perchè io ero in campo. Boskov si girò verso i ragazzini Muzzi e Totti e disse: ‘scaldati che devi entrare’. A quel punto Francesco, che non sospettava che il mister ce l’avesse con lui, si girò verso Muzzi e gli disse: ‘ce l’ha con te’, perchè lui era molto più giovane di Muzzi. A quel punto lo stesso Muzzi precisò: ‘No, no ha chiamato proprio te!’. E da lì è nata la sua storia. Francesco era un ragazzo tanto ingenuo che non si era accorto che chiamava lui…”.

Da grande bomber quale è stato, nel corso degli allenamenti ha mai dato qualche lezione sul senso del gol a Totti?
“Più che senso del gol, visto che i mezzi li aveva e non era propriamente un’attaccante all’inizio, l’ho aiutato a temprare il carattere che poi è quello che ha dimostrato, visto che quando si veniva ad allenare in Prima squadra lo picchiavamo nel senso buono del termine (ride, ndr), quando faceva i tunnel o i dribbling agli anziani. Io gli dicevo: ‘Non aver paura! Continua così perchè solo così gli fai capire che non hai paura di niente. Su questo devo dire che è andato avanti alla grande perchè restare venti anni a Roma non è facile, oltre alla bravura devi avere anche il carattere e la forza di non aver timore di nulla. Poi Francesco, nel bene o nel male, è sempre in mezzo. Mi verrebbe da dire che quest’anno è la prima volta che non danno la colpa a lui, ma a Zeman (ride, ndr)“.

Daniele Gargiulo

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