• Porto-Roma. La partita dalle due facce

    Redazione RN
    18/08/2016 - 12:45

    Porto-Roma. La partita dalle due facce

    PORTO-ROMA L’ANALISI TATTICA – Porto-Roma (4-2-3-1)contro(4-2-3-1). Dopo un convincente mese di precampionato, il preliminare di Champions di Oporto consegna alle cronache una Roma bifronte con 30 minuti sontuosi iniziali che fanno da contraltare ad una restante ora di gioco in cui, complice l’inferiorità numerica, i giallorossi vivono autentici momenti di sofferenza. È grazie anche ad un pizzico di buona sorte e di capacità di soffrire che gli uomini di Spalletti raggiungono imbattuti il fischio finale, ipotecando una gara di ritorno dove sarà importante fare tesoro delle indicazioni di questa serata. La Roma gioca a specchio col 4-2-3-1 del Porto, con Nainggolan che si accoda a Dzeko centralmente, consentendo alla squadra di pressare alta sin dai primi minuti, con Strootman che completa l’opera scivolando sempre avanti e dando un input chiaro: se perde palla la squadra sa ripiegare in maniera compatta quando perde campo nei propri 30 metri, per poi ripartire con un palleggio ordinato, veloce e mai banale. Per 30 minuti la Roma comanda in tutte le zone del campo, facendo correre a vuoto l’avversario, che va presto alle corde. I giallorossi muovono palla velocemente dall’esterno all’interno del campo(la linea di passaggio per Dzeko è sempre presente e battuta), così come dall’interno verso l’esterno(Florenzi è sollecitato, e maggiormente, rispetto a Juan Jesus). La Roma trova in maniera quasi sistematica un fraseggio negli ultimi 20 metri efficace e solo sporadicamente vanificato da certi errori di imprecisione nel passaggio(restituzione del dai e vai) e per 30 minuti padrona assoluta del campo. La gara ha una svolta con l’espulsione di Vermaelen, con Spalletti che opta per in 4-3-2(con Salah a supporto di Dzeko), ma così facendo regala le corsie esterne al Porto che entra dentro al campo con un forcing avvolgente. A dire il vero il 4-3-2, cioè il non passare al 4-4-1, è un messaggio offensivo da parte dell’allenatore che la squadra non coglie e questo può diventare un limite di personalità nella stagione, nel senso che l’input dell’allenatore non è quello di ritirarsi nella propria metà campo con un modulo difensivo(un 4-4-1 appunto), ma cercare di mantenere comunque iniziativa per non farsi schiacciare, ma la squadra non coglie, non risponde coi fatti, all’indicazione e si fa schiacciare. Il Porto lavora su fendenti dalle corsie laterali che tagliano la linea a 4 giallorossa, con una manovra veloce e codificata sulle catene esterne(ricerca del 3 contro 2 sulle fasce), con movimenti a entrare alle spalle dei difensori esterni, o con palla dietro alla linea e movimento senza palla, oltre ai già citati fendenti dall esterno. In funzione di questo quadro tattico della gara, l’ingresso di Fazio porta ad un opportuna difesa a 3 (3-5-1),mentre i minuti finali,con l’ingresso di Paredes,vedono Nainggolan fare l’esterno al posto di Florenzi per chiudere definitivamente le ultime scorribande lusitane.

    ALISSON: anche se capitola solo dagli 11 metri, raramente da l’impressione di sicurezza, specie nella gestione coi piedi. Si arrangia a terra respingendo la prima conclusione pericolosa, per poi trovarsi sempre recapitata sulla sagoma ogni successiva conclusione nello specchio della porta

    FLORENZI: subisce l’1 contro 1 di Otavio che lo punta creando il secondo pericolo del finale primo tempo dei lusitani. Spinge costantemente, specie nella mezz’ora iniziale, ma nel momento in cui la squadra perde campo finisce per venire soffocato nella manovra avvolgente avversaria.

    MANOLAS: chiude bene dentro all’area e limita i danni sporcando le traiettorie velenose dalle corsie esterne. Non molto comunicativo col nuovo compagno di reparto, specie quando deve gestire il 2 contro 2 centrale che muove il Porto nei 10 minuti finali del primo tempo,che porta all’errore che costa il rosso a Vermaelen

    VERMAELEN: a 50 metri dalla porta fa un fallo inutile che lo carica di un giallo che è decisivo in occasione del calcio di punizione, dal quale scaturisce il secondo che lo toglie da una gara che fino a quel momento aveva gestito senza patemi eccessivi, pur comunicando poco con Manolas ed andando a prendere sempre molto alto i due attaccanti centrali avversari, finendo per farsi sorprendere da un elementare contromovimento, che lo costringe poi al fallo decisivo.

    JUAN JESUS: appoggia azione a sinistra senza affondare, sbaglia qualche palla in uscita, come in occasione della prima palla gol per il Porto, dove arriva in ritardo e fuori tempo, liberando lo spazio alle sue spalle, attaccato poi per la rifinitura dentro all area. Uscito Vermaelen passa centrale alternando interventi poco puliti con altri provvidenziali,lasciando una sensazione di poca attenzione e poca sicurezza. Meglio con l’ingresso di Fazio, che lo esente dai duelli più centrali dell’area, dove aveva denotato deficit.

    DE ROSSI: sbaglia i primi 2 appoggi della sua gara, ma per 90 minuti gestisce la sua fase di palleggio con grande ordine, completando la sua prestazione da migliore in campo con una fase difensiva a schermare i due centrali difensivi con puntualità ed efficacia. Semplicemente perfetto quando va ad occupare l’area ogni qualvolta la palla viaggia sulle corsie esterne per venire poi messa in mezzo, con più di un fendente che incontra sulla sua traiettoria la sagoma di Daniele, che sporca o allontana la minaccia.

    STROOTMAN: presente in mediana spalleggiato da De Rossi, recupera quantità importanti di palloni, ma non riesce a rifinire come sa più di un pallone in fase di ripartenza. Bene in fase di palleggio,mentre ritarda talvolta la chiusura davanti alla linea difensiva durante l’aggiramento e il forcing avversario.

    NAINGGOLAN: il gioco delle coppie in mezzo al campo lo vede occuparsi di Danilo, dal quale riceve altrettante attenzioni. Lotta e corre ovunque e risalta in ogni fase di preparazione al possesso, ma non incide nei 30 metri finali.

    SALAH: raramente riesce a distendersi come potrebbe, anche in funzione di più di un movimento, in fase di ripartenza, non corretto. Meglio quando deve fraseggiare nello stretto fermo restando che l esito,è sempre un po’ arruffone

    DZEKO: va a vedere con curiosità dietro linea difensiva avversaria,sempre presente come riferimento avanzato,specie nella mezz’ora iniziale ; la squadra ruota intorno a lui in maniera armoniosa,ora appoggiandovisi,ora servendolo sui movimenti ; in occasione del gol fallito ritarda,per via delle leve lunghe,la conclusione,facendosela sporcare dall intervento in disperato recupero del difensore avversario ; con l ingresso di Fazio la squadra passa al 5-3-1,isolandolo,di fatto davanti,ma il bosniaco se la cava bene,provando a fare respirare i compagni con azioni di alleggerimento e guadagnando calci di punizione preziosi,come l ultimo nel finale sprecato malamente da Paredes.

    PEROTTI: 30 minuti che gioca partendo dal centro sinistra per poi muoversi secondo necessità a cucire gioco a tutto campo ma senza inficiare sugli equilibri della squadra. Sulla sua sostituzione si può dire tutto e il contrario di tutto, ma la prestazione di Dzeko rimane rilevante, così da non costituire motivo di rammarico per un avvicendamento che avrebbe potuto essere diverso.

    EMERSON: col suo ingresso la linea a 4 comincia a ballare, ma le attenuanti ci sono, visto le corsie davanti a lui poco presidiate dai compagni, in più nella sua zona il Porto trova un 3 contro 2 sempre molto efficace, ma nel complesso è forse la mancanza nell’accompagnare l’azione di alleggerimento e nel non concorrere a provare ad alzare il baricentro della squadra la sua pecca principale della serata

    FAZIO: centimetri preziosi sulle traiettorie aeree e passaggio a 3 centrali difensivi.

    PAREDES: entra con grande piglio e convinzione, chiudendo davanti alla linea difensiva e guadagnando metri importanti.

    Maurizio Rafaiani

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    1. Analisi da condividere in toto. Certo va considerato che una difesa tutta nuova ha bisogno di amalgama nel tempo. I soggetti si devono conoscere meglio e fidarsi tra di loro, specialmente i due centrali: il belga e il greco sono diversissimi e ragionano in modo assolutamente diverso. Anche Spalletti però credo debba andarci con prudenza: l’osservazione sul cambio di modulo dopo l’espulsione non ben interpretata dalla squadra è indicativa, visto che la Roma si è quasi dissolta sul piano del gioco e per troppo tempo, prima che si provvedesse. Infine mi pare che i centrali a disposizione possano suggerire un modulo a tre dietro, escluso Jesus che può essere un sostituo laterale.

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