• Pjanic cambia la partita e la Roma vola al terzo posto

    Redazione RN
    13/02/2016 - 13:42

    CARPI-ROMA, L’ANALISI TATTICA – Quarta vittoria consecutiva e terzo posto in vista per la Roma di Spalletti, che espugna meritatamente il”Braglia”con una condotta di gara lineare e sempre rivolta alla ricerca di sviluppi di gioco ragionati e di qualità. Il nuovo corso spallettiano gode di una lucidità attraverso la quale la squadra da sempre l’impressione di sapere come riuscire a trovare sbocchi offensivi anche in situazioni e momenti in cui la gara sembra non essere propizia. Il primo tempo della gara rispetta il copione tattico della vigilia, col Carpi che si difende compatto e dopo 13 secondi fa capire le intenzioni scaraventando dalla propria difesa una palla verso la porta di Szczezny. Gli uomini di Castori non giocano mai in orizzontale, fanno densità davanti all’area di rigore mantenendo uno schieramento compatto e senza mai alzare la linea difensiva, se non quando i due attaccanti vanno in pressing ultraoffensivo. Gli emiliani riescono così a rimanere corti per buona parte di gara e, se nel primo tempo il ritmo dei giallorossi è troppo compassato, è proprio la difficoltà di fraseggio nello stretto di Perotti e compagni a ingessare l’offensiva degli uomini di Spalletti. Non c è fluidità negli ultimi 30 metri e, quando centralmente non si trovano spazi la manovra di aggiramento sulle corsie esterne lascia a desiderare per tempi di gioco poco opportuni di Digne e Florenzi, oltre una scarsa qualità nei cross dalle corsie esterne. Nella ripresa Spalletti inserisce Pjanic passando al 4-3-3 e la manovra giallorossa prende quota: le linee di passaggio cominciano a diventare più ficcanti, il ritmo si alza e la squadra comincia a capire come andare a cercare e a muoversi intorno a Dzeko; anche se la Roma sblocca il risultato solo con una prodezza balistica di Digne, i presupposti erano già stati creati, tanto che nonostante il Carpi pervenga al pareggio, la capacità di riprendere in mano la propria gara attraverso sviluppi di gioco ariosi e ben orchestrati intorno al bosniaco consentono di riprendere la strada percorsa in maniera sempre più impetuosa. Una prova di grande carattere quella degli uomini di Spalletti, sempre consapevoli che la propria qualità sappia potere fare sempre la differenza nella gestione dei vari momenti della gara.

     

    M.R.

     

    SZCZESNY: in 90 minuti deve solo contenere sulla sagoma una conclusione centrale di Lasagna. La sua gara e’ un limitarsi a gestire coi piedi tutti i palloni che gli vengono o scaricati dai compagni o rilanciati dagli avversari e lo fa con la consueta efficacia e qualità.

    FLORENZI: spinge per tutta la gara ma con qualità troppo scadente per risaltare in positivo nell’economia di gioco della squadra, anche se dopo un primo tempo approssimativo(anche nei tempi di gioco) si scuote nella ripresa smistando meglio il pallone quando si tratta di scegliere l’ultimo passaggio. Manda Salah a rifinire per il gol di Dzeko; in fase difensiva non deve penare più di tanto, limitandosi alle diagonali richieste.

    MANOLAS: che la sua gara si sarebbe ridotta a decine di sprint in campo aperto contro la velocita’ di Mbakogu era preventivabile alla vigilia, e il copione della gara e’ stato rispettato; il greco lo ha svolto con grande efficacia annullando tutti gli attaccanti avversari che hanno prodotto,a turno,strappi e percussioni nella metacampo giallorossa. In occasione del rigore reclamato dal Carpi riesce a limitare la sua irruenza inducendo l arbitro a propendere per la simulazione dell’attaccante.

    RUEDIGER: il grave e banale errore di cui si macchia in occasione del pari momentaneo degli emiliani è quello classico in cui periodicamente incappa e che dovrà assolutamente cercare di limitare ed eliminare se vorrà divenire affidabile in maniera definitiva. E’ l’unico errore della sua gara che lo vede,come per Manolas, gestire senza patemi le ripartenze in campo aperto degli attaccanti del Carpi, ai quali toglie palla, profondità e pericolosità per tutta la durata della gara.  Lavora bene col compagno di reparto.

    DIGNE: fino al gol gioca una gara anonima, dove in fase difensiva si limita a dare il suo apporto ai due centrali quando Letizia si propone a rimorchio di Mancosu e Mbakogu. I problemi cominciamo quando deve spingere, visto che  non riesce mai a trovare i tempi giusti, e ancora peggio lo fa nella gestione sia delle scelte dei passaggi sia nella qualità dei cross, troppo scadente per potere mettere Dzeko e i compagni in condizione di rendersi pericolosi. Il gol, dove fa la prima cosa che gli viene in mente in quel momento(cioè tirare come capita), lo scuote mettendolo in condizione di affrontare la mezzora finale di gara con più verve e dinamismo.

    VAINQUEUR: compassato e orizzontale,non riesce mai a fare salire il palleggio della squadra nel primo tempo,giocato sotto ritmo in troppi momenti; con l’ingresso di Pjanic si posiziona come mediano basso davanti alla linea difensiva, delegando alle due mezzali i movimenti dentro al campo e dietro alle linee.

    NAINGGOLAN: comincia in mediana, in un ritorno alle origini che lo vede cucire gioco e recuperare palloni in egual misura, ma senza incidere in qualità. Quando nel secondo tempo la squadra passa al 4-3-3 si libera e si distende negli spazi alle spalle di Dzeko occupandoli con tempi ottimali ed efficacia e pericolosità evidenti. Il terzo gol della squadra è emblematico nel suo movimento dentro alle linee di passaggio che la squadra andava ricercando nella ripresa con insistenza.

    EL SHAARAWY: con una percussione a fine primo tempo prova a scuotersi da una prestazione che fino a quel momento lo aveva visto più lavorare in ampiezza e in appoggio che alla ricerca di giocate ficcanti ; così quando Spalletti decide per l’innesto di Pjanic e il cambio di modulo la scelta su chi togliere cade inevitabilmente su di lui.

    PEROTTI: parte alle spalle di Dzeko, ma raramente trova l intesa offensiva, fallendo il fraseggio che avrebbe aperto le maglie avversarie già dal primo tempo. Nella ripresa parte largo,sostituendo El Sharaawy nella posizione e nei compiti e cerca più di un fraseggio col centrocampista per andare dentro con giocate al terzo uomo; spesso non trova spazi e tenta la conclusione dalla distanza,salvo cercare nella seconda parte della ripresa di pennellare palla per Dzeko.

    SALAH: quando va ad assistere Dzeko in occasione del gol fa una cosa che per tutta la gara aveva colpevolmente ignorato di fare, cioè puntare e sfidare l avversario diretto in azione di 1 contro 1 in velocità. Svaria per 90 minuti sul fronte di centro-destra liberando spazi dove Florenzi sale ma senza trovare situazioni positive; gioca spesso sul dai e vai e l’impressione è che se riuscirà ad imparare i 2 o 3 movimenti chiave richiesti potrà diventare letteralmente imprendibile per gli avversari.

    DZEKO: sempre poca cattiveria nelle conclusioni ma efficacia assolutamente totale nel lavoro di sponda. La squadra cresce gradualmente nei 90 minuti per quanto riguarda la capacità di raccordo con quello che rappresenta l’attaccante più importante dell impianto di gioco dei giallorossi e, quando quelli che gli girano intorno cominciano a comunicare con lui la pericolosità della squadra, cresce in maniera esponenziale.

    PJANIC: col suo ingresso la squadra passa al 4-3-3, e la qualità di palleggio della manovra cambia immediatamente l’inerzia della gara, con ritmi che si innalzano e la capacità di penetrazione della squadra nei 30 metri finali diventa evidente.

    PALMIERI: non giudicabile.

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    1. Bene Spalletti che sa cambiare modulo di gioco, ma perché lo definite 4-3-3? Era un 4-4-2 e anche se è ritenuto stantio sembra ancora adesso il più affidabile visto che riesce meglio a coprire tutti gli spazi e a favorire i movimenti indispensabili per creare pericolosità in campo avversario. Lì bisogna pervicacemente lavorare visto che la Roma tende ancora a stazionare su posizioni statiche con inutili fraseggi laterali. Le difese si aprono solo con continui movimenti ficcanti e tourbillons che disorientano gli avversari, sgretolando la loro autostima.

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