• Pellegrini: “Mourinho è quello di cui la Roma aveva bisogno: vuole sempre vincere”

    Alessandro Tagliaboschi
    31/12/2021 - 7:53

    Foto Tedeschi
    Pellegrini: “Mourinho è quello di cui la Roma aveva bisogno: vuole sempre vincere”

    INTERVISTA PELLEGRINI – Dalla fascia di capitano al rinnovo con la Roma fino a José Mourinho: Lorenzo Pellegrini racconta il suo 2021 legato ai colori giallorossi. Le sue dichiarazioni al sito ufficiale del club:

    L’inizio dell’anno è stato positivo, con due vittorie, il pareggio con l’Inter e il terzo posto. Poi sono arrivate la sconfitta nel Derby e l’eliminazione con lo Spezia in Coppa Italia: che impatto hanno avuto sulla squadra quei quattro giorni?
    “Certamente negativo. Sappiamo cosa significhi perdere il Derby. Eravamo messi bene in classifica, quindi la vittoria sarebbe stata importante per proseguire nel nostro percorso, ma non è stato così. E dopo lo Spezia – sia per la partita, sia per quello che è successo internamente – la situazione è peggiorata. Ma abbiamo reagito subito con la vittoria con lo Spezia in campionato con il mio gol al 93’”.

    Sono stati giorni difficili, che però sono coincisi con il tuo diventare il capitano della squadra, proprio da quel Roma-Spezia deciso da te. Dal punto di vista personale è stata una svolta?
    “Sì, è stata una svolta, però è arrivata in un modo non piacevole. Essere diventato il capitano per me è un onore incredibile oltre che una responsabilità, però mi sarebbe piaciuto diventarlo in maniera diversa. In quel momento la Società ha ritenuto opportuno che il capitano diventassi i,o ma per me Edin Dzeko restava uno dei capitani anche senza la fascia, così come lo ero io in precedenza o come lo sono tuttora Mancini e Cristante”.

    Roma in campionato si è fatto altalenante: cos’è che ha smesso di funzionare e cosa cambiava invece in campo europeo?
    “Durante la scorsa stagione feci un’intervista dopo Roma-Crotone in cui dissi che eravamo molto dispiaciuti perché ci eravamo resi conto che inconsciamente stavamo pensando più all’Europa League che al campionato. Questa cosa è stata presa un po’ male, ma quello che intendevo dire è che in quel periodo, con tanti infortuni, squalifiche e pochi ricambi, spesso eravamo sempre gli stessi a giocare il giovedì e la domenica. L’Europa League ci sembrava il cammino più veloce per raggiungere quello che tutti noi vogliamo fare sempre: portare un trofeo qui a Trigoria e festeggiare con i nostri tifosi. Andando avanti nella competizione, le partite diventavano sempre più intense e tornando dalle trasferte il giovedì alle tre di mattino, succedeva di avere meno energie in campionato, ma non era un qualcosa di voluto”.

    Qual è la partita o il momento del cammino fino alla semifinale che ricordi con più soddisfazione?
    “È il ritorno con l’Ajax perché secondo me era la squadra più forte della competizione e contro di loro abbiamo fatto tanta fatica, sia ad Amsterdam sia a Roma. Al triplice fischio abbiamo capito che avevamo compiuto un’impresa e che dovevamo puntare ad arrivare fino in fondo”.

    Poi c’è stato il Manchester. Gli infortuni, le difficoltà e il primo tempo chiuso in vantaggio grazie anche a un tuo gol. Quanti rimpianti ha lasciato quella partita?
    “Tantissimi rimpianti. Finisce la partita e ti ritrovi con tante domande senza risposta nella testa. Non so se era ma successo nella storia che tre giocatori si infortunassero nel primo tempo. Giocatori importanti come Veretout, Spinazzola e Pau Lopez. Jordan dopo due minuti, quindi la partita che avevamo preparato cambiava completamente. Nonostante questo dopo il primo tempo eravamo avanti 2-1, poi quello che è successo nella ripresa è ancora oggi incredibile”.

    E prima del ritorno con il Manchester è arrivato l’annuncio dell’arrivo di José Mourinho. Che impatto ha avuto per voi una notizia di questa portata?
    “È stato un fulmine a ciel sereno: nessuno si aspettava una notizia come questa. Quando si annuncia un allenatore del genere si crea un entusiasmo che è quello che continuiamo a percepire in tutte le partite all’Olimpico. A me vengono i brividi tutte le volte che giochiamo, anche di lunedì sera con lo Spezia ci sono 45.000 tifosi a sostenerci, cosa che per altre squadre non succede. Questo ci deve dare la forza per andare avanti e rendere orgogliosi tutti, dai tifosi a tutte le persone che sono intorno a noi, dallo staff ai dipendenti”.

    L’arrivo di Mourinho è coinciso con l’addio di Fonseca: cosa resta di queste due stagioni caratterizzate anche da un’emergenza sanitaria senza precedenti dovuta al Covid?
    “Mister Fonseca ha sempre cercato di trasmetterci il suo modo di pensare il calcio e per me ha lasciato un’eredità in tanti di noi. Mi ha insegnato molto, mi ha aiutato a crescere e lo ringrazierò sempre. Ho un ottimo rapporto con lui. Situazioni come quella dopo lo Spezia in Coppa Italia o come la pandemia e tutto quello che ha comportato non lo hanno aiutato, ma sono sicuro che troverà il giusto progetto per lui e che farà ancora bene”.

    Il 2021 è stato anche l’anno dell’Europeo, al quale hai dovuto rinunciare per infortunio. Quanto ti è mancato e quanto sei stato felice per i tuoi compagni, di Nazionale e di Club?
    “Sono stato in contatto con i compagni per tutto il cammino dell’Europeo. L’ho vissuto come un tifoso che però conosceva gli uomini che scendevano in campo, quindi con ancora più trasposto. Si sentiva che c’era qualcosa di magico nell’aria, sensazioni difficili da spiegare. È stato un lavoro di tre anni che ha portato a formare questo gruppo di ragazzi concentrati tutti sullo stesso obiettivo”.

    Cosa hai pensato nel momento dell’infortunio di Spinazzola?
    “Ero a cena con mia moglie e ci si è rovinata la serata. Ho capito subito che si trattava di un infortunio grave. Quando l‘ho visto a terra a piangere è stata una pugnalata. Ho iniziato a chiamare i dottori della Roma per sapere se avessero aggiornamenti. Ma sono sicuro che Leonardo tornerà più forte di prima: non è fantastico solo come calciatore ma anche come persona”.

    Luglio ha visto l’arrivo di Mourinho e il ritiro in Portogallo: qual è l’aspetto principale che ti ha colpito del suo modo di lavorare con la squadra?
    “La cosa che mi piace più del Mister è che gli interessa solo una cosa: continuare a lavorare per cercare di vincere. Questo è quello anche io voglio più di tutto. Ho 25 anni, gioco nella Roma e ho voglia di vincere. Tutti nel nostro lavoro vogliamo realizzarci e io come calciatore voglio vincere, voglio arrivare primo. Mourinho è esattamente quello di cui la Roma, i giocatori, i dipendenti, lo staff e i tifosi avevano bisogno. Penso che sia la persona perfetta al momento giusto”.

    Sono arrivati dei nuovi calciatori ed è stato il tuo primo ritiro da capitano. Ci racconti com’è andata, anche nel tuo nuovo ruolo?
    “L’ho vissuta molto bene. Tutti sanno che sono un ragazzo molto tranquillo fuori dal campo ma che sia partitella, calcio-tennis o possesso palla, mi piace vincere. Chiedo molto ai miei compagni e credo che questa sia una cosa fondamentale. Sono molto legato all’allenamento, sono tra quelli che pensano che la domenica giochi come ti sei allenato durante a settimana. È importante mantenere sempre la concentrazione alta e stare fisicamente al meglio per poter mettere in pratica in partita quanto preparato in settimana. Questo è la mentalità che cerco di trasmettere ai miei compagni”.

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    1. Certo con te vinceremo tanti trofei, come ne abbiamo vinto con capitan barbetta pascolante. Sopravvalutati solo perché romani da stampaioli faziosi di creari idoli, ma se non si vince la colpa è sempre degli altri dieci.

      1. Vabbè dai… Pellegrini non è un fuoriclasse come Totti, ma in questa Roma non è di certo il peggiore in campo… specialmente quest’anno stà facendo partite buone

      2. De Rossi è stato un grande giocatore , con la Roma ha vinto poco coppa italia e super coppa italiana , ma un fenomeno come Totti senza squadra non vinceva il campionato, e cmq è campione del mondo , quindi c’è poco da prendere in giro barbetta come lo chiami tu.

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