Occhio alla penna | Bove, Campione della porta accanto

Redazione RN
21/05/2023 - 11:59

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Occhio alla penna | Bove, Campione della porta accanto

BOVE ROMA MARCACCI – C’è una parte di gioventù che fa ancora ben sperare nel futuro. Il “problema”, se così possiamo definirlo, è che questi ragazzi spesso fanno meno notizia rispetto ai viziati, agli incostanti, agli alienati e agli inconcludenti. Scegliamo tutti aggettivi che ricorrono fra le accuse – e fra i luoghi comuni – che spesso vengono mosse ai cosiddetti “millennials”. Come se poi noi “boomer” avessimo palesato chissà quale saggezza, chissà quale serietà o, soprattutto, quale esempio comportamentale da imitare. 

Ma in queste righe non dobbiamo fare un discorso sociologico e, a dir la verità, nemmeno del tutto calcistico, anche se parliamo di un centrocampista poliedrico, capace nella stessa partita di agire da mediano quando c’è da schermare l’avversario e di rilanciare l’azione agendo da mezzala; uno che possiede una discreta conclusione in porta e sa farsi valere di testa, anche se non va oltre il metro e ottanta. Anche se non aveste letto il titolo, avreste capito che parliamo di Edoardo Bove, che però in questo caso stimola una riflessione diversa, che in un certo senso Mourinho ha già sintetizzato: il ragazzo “spiega” il calciatore che sta diventando. In questo senso Bove è già un campione, ma non in quanto già arrivato come calciatore, anche se le premesse ci sono tutte; campione inteso come giovane rappresentativo di tutto il buono che sanno ancora esprimere le giovani generazioni, quando vengono messe in condizione di esprimerlo. È chiaro che stiamo parlando di lui perché madre natura lo ha dotato di un talento indiscutibile, però è altrettanto certo che anche se non facesse il calciatore e di conseguenza non fossimo qua a dedicargli un articolo, ci piacerebbe averlo lo stesso come vicino di casa: per il suo modo di porsi, per l’impegno con il quale ha “covato” l’attesa della chance che Mourinho gli ha dato al momento giusto, per i suoi interessi e i suoi sforzi al di fuori del rettangolo di gioco, che poi servono a spiegare anche l’impegno assoluto che mette in campo. 

Chi scrive, come molti di voi lettori, conosce la realtà delle scuole calcio, con tutto il loro campionario di comportamenti, valori (perché ce ne sono ed è bene sottolinearlo) e al tempo stesso errori educativi che mettono sotto i nostri occhi. Vediamo di continuo genitori esaltati e maleducati, che presumono nei propri figli un talento che in realtà non c’è, un valore che non corrisponde a quello reale, un futuro che appare possibile solo nelle loro ambizioni, figlie di precedenti frustrazioni, e che fra qualche anno nei loro figli avrà fatto sedimentare frustrazione per ciò che non sarà stato raggiunto. Mi capita di parlare con mamme che stanno diventando chiocce calcistiche e che mettono in discussione allenatori, metodi e moduli; con papà che millantano competenze non giustificate nemmeno dal Subbuteo: allora penso a Bove, ai ragazzi come lui e alla famiglia che ha alle spalle e mi riconforto. Viene da pensare che un’Italia meno cialtrona, più educata e meritevole sia ancora possibile, in ambito non solo calcistico. Andrebbe celebrata di più, anche per conto di tutti quei ragazzi di valore, non coatti e non iperprotetti, che non hanno certo la possibilità di far parlare di loro come chi segna un gol in semifinale. Ringraziamo Edoardo Bove anche perché ce ne ha fornito l’occasione. 

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