Nel nome di Julio

05/05/2010 - 0:00

Il Messaggero – Il portiere brasiliano della Roma si chiama Julio Sergio; quello dell’Inter, brasiliano anche lui, si chiama Julio Cesar. La precisazione, apparentemente banale, in realtà ci sta sempre bene, considerando che troppe volte il lapsus è dietro l’angolo, se non addirittura nei titoli di un giornale. “Julio & Julio”, va in scena stasera all’Olimpico. L’uno, quello romanista, è una delle grandi rivelazioni della stagione, da illustre sconosciuto a protagonista assoluto nella Roma di Claudio Ranieri; l’altro, quello interista, nei mesi passati ha confermato, tra alti e bassi, di essere uno dei portieri più affidabili nel panorama mondiale. I due brasiliani hanno parecchie cose in comune, e non soltanto sotto il profilo tecnico, anche se JS è paulista e JC carioca: fisicamente si somigliano parecchio, entrambi non sono slanciati, più modello Peruzzi che van der Sar per intenderci; non concedono troppe cose alla platea, parando in maniera essenziale. E, fuori dal campo, non li vedi e non li senti (sempre che JC non corra troppo con la propria auto…). Non si offenderà, Julio Sergio Bertagnoli, se tutti considerano Julio Cesar Soares Espindola più bravo di lui: la differenza tra i due c’è e si vede, favorita (e amplificata) anche dal fatto che JS ha ricominciato a giocare da pochi mesi, mentre JC gioca con continuità da cinque anni. Ma se l’Inter si coccola e si tiene stretto il suo Julio, la Roma fa altrettanto con Julietto de noantri al punto di esser arrivata a rinnovargli il contratto per altri quattro anni. Dando così il benservito a un altro portiere brasiliano, Doni, che è la riserva di Julio Cesar nella Seleçao di Carlos Dunga. E se Julio Cesar teme Totti più di chiunque altro (quel cucchiaio a San Siro se lo beccò proprio lui…), Julio Sergio stasera chiederà ai suoi compagni un’attenzione particolare nei confronti di Diego Milito, il centravanti dell’Inter che domenica scorsa si è allenata contro la Lazio. «Lazio-Inter? Io non ho niente da dire. Ha vinto l’Inter, punto. Pensiamo a giocare domani (oggi, ndr) e poi proveremo a fare bene in questo finale di campionato», ha dichiarato Julio Sergio ieri in conferenza-stampa. E ancora. «A Roma c’è un livello altissimo di competizione, il più alto che abbia mai visto. In Brasile c’è rivalità solo quando giochi uno contro l’altro». Con la Roma, e contro l’Inter, ha già vinto due coppe Italia e una Supercoppa, ma Julio Sergio l’ha fatto solo da terzo portiere, mai da protagonista diretto. Stasera ha la possibilità di metterci la firma, oltre che i guanti. Il suo bilancio stagionale contro Julio Cesar parla di un pareggio a San Siro e una vittoria, il 27 marzo scorso all’Olimpico. Non male. Fino alla fine dell’agosto dello scorso anno, i tifosi della Roma quasi non lo conoscevano: oggi si mettono le mani tra i capelli se non lo vedono tra i pali. Un successo. E clamoroso. Ranieri di lui si fida al cento per cento al punto di impiegarlo anche in coppa Italia, competizione solitamente riservata alle seconde linee, portiere compreso. Il tecnico testaccino non ha mai nascosto la sua simpatia tecnica nei confronti di JS, trentadue anni nel prossimo novembre, il portiere con la giugulare alla De Rossi, quella che si gonfia per la gioia di una parata o di una vittoria. «Ho aspettato tanto per giocare, ora voglio godermi ogni partita…», il virgolettato di JS. Come dargli torto…
 

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