Mourinho si racconta: “A Roma sono felice, e potrei farmi anche altri tatuaggi…”

Teresa Tonazzi
22/09/2022 - 19:37

Mourinho si racconta ad Esquire, dalla Conference League alla Roma e il calcio italiano

Foto Tedeschi
Mourinho si racconta: “A Roma sono felice, e potrei farmi anche altri tatuaggi…”

Josè Mourinho ha parlato alla rivista statunitense Esquire in qualità di ambassador di Hublot (brand di orologi) dal 2014. Tantissimi i temi toccati dal tecnico della Roma, dal calcio italiano alla vittoria della Conference League e il Mondiale in Qatar:

L’intervista

Dopo un anno in Italia come è cambiata la sua vita rispetto all’Inghilterra?

Io dico sempre che i centri di allenamento sono uguali in tutto il mondo e la vita che fai è sempre quella. Entri alle 7:30 e esci alle 18:30. Quindi da quel punto di vista cambia poco che tu viva in una città incredibile come Roma o in un posto freddo, buio e nascosto. Quello che è cambiato nella mia vita però è che in questo club sto bene e ho un bel rapporto con tutti. In Italia sono felice.

Come ha ritrovato il calcio italiano dopo più di dieci anni di assenza?

Dieci anni fa, dopo che me ne sono andato (ma non perché me ne sono andato), la Serie A ha passato un periodo difficile. La qualità si è abbassata e il campionato aveva poco appeal all’estero. Ora invece ho ritrovato una lega appassionante, competitiva, dove i calciatori arrivano anche dalla Premier. Rispetto al 2009-10 c’è ancora differenza con le squadre top, però oggi il resto dei club è migliore. Ci sono allenatori con tante idee, che giocano un calcio offensivo ed ambizioso. Poi ci sono squadre, come la Roma, che stanno crescendo anche in senso più ampio, come società, portando sempre più tifosi allo stadio, con grandi possibilità di evolvere in meglio.

Che sensazione le fa non vedere gli Azzurri ai mondiali per due edizioni consecutive?

Se ami il calcio è difficile accettarlo. Io sono cresciuto negli anni ‘70-’80 e puoi immaginare cos’era l’Italia a quei tempi. Gli azzurri sono sempre stati un riferimento. Lavorando qui faccio fatica a capire cosa sia successo, perché è pieno di calciatori bravi, anche se ce ne sono ancora pochi che vanno all’estero. Mi rifiuto di accettare l’argomento del poco talento, non è vero. In Italia il talento esiste, quindi l’Italia deve arrivare al Mondiale.

A proposito di questo, secondo lei come si prepara un campionato con una pausa così lunga in inverno?

È una situazione nuova per tutti e bisognerà sbagliare il meno possibile. Noi siamo già a lavoro, discutiamo, studiamo e cerchiamo soluzioni che possano esporci al minimo dei rischi.

Volevo introdurre l’argomento Hublot parlando del suo orologio. Cosa ha pensato quando ha visto scadere l’ultimo secondo della finale di Conference League?

Quando finisce una partita che porta a un titolo tolgo l’orologio e non lo indosso mai più. A casa ne ho una cassa con altri 25. Ho chiamato Hublot e gli ho detto che me ne serviva un altro.

Le immagini dei festeggiamenti della Conference League a Roma hanno fatto il giro del mondo. Ci racconta le emozioni di quella giornata?

È stato veramente indimenticabile. Quando abbiamo vinto la Champions con l’Inter io non sono andato a Milano perché volevo andare al Real Madrid e avevo la sensazione che se fossi tornato non sarei più partito. Questa volta era diverso, volevo rimanere a Roma e continuare con questo club. In momenti come quello capisci che non vinci per te stesso, che non è una gioia personale. La gente è tutto, ti dà la dimensione di quello che hai fatto, e ti senti parte di una famiglia veramente speciale.

Dopo la vittoria della coppa si è fatto un tatuaggio, ne ha in cantiere altri per festeggiare un prossimo obiettivo?

Calcisticamente penso che non ne farò altri. Questo lo avevo promesso a tutti, l’idea era di farmi un tatuaggio unico, che potessi avere solo io: le tre coppe europee vinte. Il prossimo potrei farmelo se mio figlio o mia figlia avessero una bambina o un bambino, sarebbe un regalo speciale e un tatuaggio potrebbe essere un bel modo per celebrarlo.

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    Tutti i commenti

  1. Ci ha fatto vincere una coppa di scarsissimo valore grazie, però a livello di gioco Mourinho non dà niente, non sta insegnando niente.
    Eppure io sono convinto che abbiamo una grande rosa con tanti giocatori di valore, soprattutto in attacco.
    Si potrebbe e si dovrebbe giocare meglio e fare più gol e di conseguenza più punti, invece vedere la Roma è una sofferenza, squadra che si passa continuamente la palla indietro, giocatori che non sanno cosa fare e come mettersi in campo e soprattutto si ha la sensazione che il gol sia come trovare un oasi nel deserto insomma una specie di miraggio

    Mourinho per me è stato una enorme delusione, altro che grande allenatore a Roma non ha dimostrato nulla di ché.
    Se dovesse andar via sarei contento

    1. E ci credo che saresti contento!
      Certe parole un vero tifoso romanista non potrebbe né pensarle ne scriverle!
      Sgamato!

    2. Vuoi un consiglio , la polisportiva di cui tu sei tifoso ha altre sezioni magari prova il Rugby potrebbe piacerti…il calcio non fa’ per te.

  2. E poi comunque non capisco a che serve una intervista così lunga dopo una sconfitta così cocente.
    Dopo le sconfitte si lavora non si fanno chiacchiere inutili l, tirando ancora fuori una coppetta da due soldi, va bè che lui è il mago della comunicazione e cerca di spostare l’attenzione da una Roma che gioca malissimo
    A me piacerebbe che lui il mago lo facesse come allenatore e non come comunicatore

  3. per vincere a Roma allenatore giusto, ma sulle fasce, a centro campo, e in difesa serve qualche campione, pellegrini buon giocatore una croce da portare sulle spalle essendo romano.

  4. allenatore giusto , pellegrini in alcune partite sembra una bambola moscia un buon giocatore . mi chiedo ? essendo un giocatore Romano cosa si deve fare.

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