Lukaku, la serata sulle montagne russe e un finale da film
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ROMA LECCE LUKAKU – Difficile dire quanti e quali pensieri siano passati nella testa di Romelu Lukaku nel corso delle varie fasi di Roma-Lecce. Una gara in cui il belga è passato dalla delusione alla pazza gioia nell’arco di 90 minuti, che fino a pochi secondi prima del fischio finale sembravano stregati. Un rigore sbagliato dopo 5 minuti di gioco per Big Rom, il primo in Italia dopo 14 centri consecutivi dal dischetto. Poi una gara con poche occasioni, che ha portato al vantaggio salentino. Il meglio però, doveva ancora venire.
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Fisico, testa e lucidità
Ha fatto sogghignare anche Ryan Friedkin, passato in quattro giri d’orologio dal senso di un fallimento al massimo della goduria. Sarebbe stato uno dei peggiori in campo, se non avesse arpionato quel passaggio un po’ morbido di Dybala e usato la mole per spazzare via il malcapitato Touba e disegnare la parabola della vittoria, scrive Il Corriere Dello Sport. In un tiro, in una giocata, in un urlo, Lukaku si è messo alle spalle una delle settimane più antipatiche della carriera. E che sia passato dai fischietti di San Siro all’abbraccio della sua gente, sotto alla Curva Sud e senza la maglia gettata chissà dove, sa tanto di liberazione.
I grandi centravanti, i campionissimi, sono quelli che un allenatore non toglie mai dal gioco perché anche nella partita più negativa possono estrarre dal repertorio un pezzo di bravura. Questione di esperienza, di profumi. Non sembrava proprio aria: oltre a non individuare quasi mai una conclusione pulita, l’unica, nel secondo tempo, è stata pure centrale e ben controllata dal portiere del Lecce. Ma alla fine, all’ultimo sospiro, in quegli attimi senza appello e senza opzioni, è uscito fuori l’orgoglio del fuoriclasse. Il belga ha messo fisico, testa e lucidità per segnare il sesto gol in campionato e riportare la squadra in una posizione di classifica più ragionevole.