• La Serie A toglie. La Serie A restituisce

    18/05/2010 - 0:00

     
    Guerin Sportivo – La Serie A toglie. La Serie A restituisce, con generosità. I costi di gestione che aumentano a livelli vertiginosi se si partecipa al massimo campionato italiano, vengono agevolati dai notevoli introiti per le cessioni dei diritti radio-televisivi, perché un club di terza fascia di A ricava 15 volte più di quanto otterrebbe giocando in B, e dalla scarsa rigidità sul fronte iscrizione. Molti club della massima serie non rientrerebbero nei parametri fissati per l’iscrizione alla Lega Pro, per la quale corre l’obbligo del rispetto del parametro “Pa”, che impone di vantare un rapporto fra patrimonio netto e attivo superiore allo 0,08. Ciò significa che il 20% delle 20 società di Serie A non potrebbe iscriversi al campionato di terza serie, e che il 15% sarebbe a rischio iscrizione. Il GS è andato a scandagliare i bilanci dei club di Serie A, fra isole felici e previsioni quantomeno allarmanti. In tutto questo c’è la Roma, che a fronte dell’opportunità di implementare settori finora poco sfruttati, come quello del merchandising, ha dimostrato come si possa gareggiare per i massimi livelli senza che i proprietari debbano immettere centinaia di milioni di euro, facendo vigere da oltre un lustro l’autofinanziamento, che Platini vuole tramutare nella parola d’ordine per il futuro dei club continentali.
    ATALANTA, GESTIONE IMPECCABILEAl termine di una stagione sportiva tribolata, l’Atalanta può comunque camminare a testa alta fra i corridoi degli uffici finanziari. Sembra passato un secolo da quando, nella stagione 2006-07, il bilancio faceva registrare un passivo di 6,5 milioni di euro. In tre anni la crescita è stata costante, tanto da permettere di chiudere l’ultimo bilancio con un utile di 7,5 milioni che al netto delle tasse (3,5 milioni), si trasforma in 4 milioni di euro di positivo. L’Atalanta è uno dei club che sa quanto conti, per l’economia sportiva, giocare in Serie A. La tv paga al club di Ruggeri 22 milioni di euro. L’ultimo anno di B, stagione 2007-08, fruttò poco più di 1 milione di euro. Se il saldo positivo estivo del mercato di 8 milioni rappresenta un tesoretto ancora parzialmente da sfruttare, per la Dea è ora di sistemare i costi degli staff tecnici: quello di Conte costava complessivamente 2 milioni.
    BARI, LA RECESSIONE PARTE DAL MATTONEA chi chiede al Bari di fare uno sforzo per puntare all’Europa League, dopo aver sorpreso in positivo con un campionato al di sopra delle aspettative nell’anno del ritorno in A dopo otto stagioni, rispondono le mosse della società che cerca acquirenti, o comunque dei partner. Dopo la telenovela Barton, i numeri: la famiglia Matarrese detiene il 90% del patrimonio, il restante 10% è nelle mani di De Bartolomeo. Due gruppi che operano nell’imprenditoria edilizia. Che non vive un momento di massimo splendore: nel 2006 il gruppo Matarrese fatturava 197 milioni, ora è sceso a 112, uscendo fra l’altro, per la prima volta nella storia, dalla top 50 delle imprese di costruzione italiane. E il Bari risente della crisi, avendo chiuso l’ultimo bilancio con una perdita di 14 milioni. Cui far fronte con un calcio mercato estivo intelligente, sfruttando in parte la crescita del valore commerciale di alcuni giocatori rivelazione della squadra di Ventura.
    BOLOGNA: LA SERIE A RADDOPPIA IL MONTE-INGAGGIPerdita di esercizio totale di 13 milioni di euro. Aldilà del risultato della salvezza, obiettivo auspicato per la stagione 2008-09, il ritorno dei rossoblu in Serie A è costato uno sproposito ai Menarini, che non a caso si sono affidati a Luca Baraldi, già alla Lazio e al Parma per gestire i rispettivi crack e poi traghettare i cambi di proprietà (argomento in auge a Bologna), per un piano di risanamento. A incidere sul meno, il monte ingaggi, passato da 15,888 milioni di euro nel 2008 a 31,484 milioni nel 2009, cui aggiungere 2,7 milioni di euro, somma degli ingaggi degli allenatori a libro paga. In entrata, 23 milioni garantiti da Sky (3,3 restituiti per la mutualità), 6,4 milioni li versano i tifosi (2,8 dal botteghino, 3,6 dalla campagna acquisti), pari al 17% degli introiti. Il Dall’Ara costa 650 mila euro, Casteldebole 200 mila. I Menarini sono pronti a vendere il club.
    CAGLIARI, CELLINO GUARDA AL FUTUROConti in regola nella stagione degli investimenti. Il Cagliari che ha rinnovato i contratti di Lazzari, Astori e Marchetti e che ha acquistato i cartellini non poco onerosi di Nenè, Dessena e Agazzi, ha convinto sul campo e anche dal commercialista. Il club che ha la sede in viale La Playa ha chiuso il bilancio con un passivo di 6 milioni di euro, a fronte anche di un monte-ingaggi di 19 milioni. Cellino punta sugli investimenti da dedicare al settore giovanile, introducendo anche il salary cap, per contenere il costo del lavoro. Il patron si divide fra Cagliari e Miami, ma non ha alcuna intenzione di mollare il suo club, anzi. A fari spenti, nelle assemblee, fa intendere di puntare alla costruzione del nuovo stadio, con l’appoggio di Comune e Regione. E intanto, giunto al diciottesimo campionato da presidente, col suo progetto lungimirante allontana i pretendenti alla sua poltrona.
    CHIEVO A PATTI COL FISCO PENSANDO ALLO STADIOCampedelli sa far quadrare i conti con una gestione oculata che ha comportato una perdita non eccessiva di 3,2 milioni di euro e un rapporto del 10% fra mezzi propri e debiti. Unico neo del club veronese, il debito contratto con l’erario, uno dei più alti tra i club di secondo livello: 8,1 milioni di euro. Di norma, la Serie A contrae debiti col fisco a causa di ritardi di pagamento dell’Irap o per le ritenute Irpef sugli stipendi pagati prima della chiusura dei bilanci. La politica dei gialloblu non si è mai basata sulla ricerca spasmodica dei giocatori giovani stranieri da valorizzare e rivendere, e allora ecco, per migliorare lo status finanziario, il progetto stadio, che sorgerebbe a Villafranca, in riva al Tione. Il sindaco della cittadina e Campedelli viaggiano a fari spenti, ma una delibera dello scorso ottobre riguardo un piano urbanistico per studiare il possibile insediamento per impianti sportivi tradisce le smentite.
    CATANIA VIRTUOSOUn patrimonio che sfiora i 6 milioni di euro, il monte-ingaggi abbassato da 20 a 17,5 milioni di euro, in perfetta linea con le imposizioni dell’austerity, la continua ricerca di giovani stranieri da cooptare, valorizzare e rivendere per plusvalenza che rappresentano un toccasana per il bilancio, con Pietro Lo Monaco che conferma il monitoraggio di ben 500 calciatori in giro per il mondo. Un esercizio di bilancio chiuso in attivo di 2,4 milioni di euro e un investimento importante che darà i frutti alla fine del 2010 per il nuovo, avveniristico, centro sportivo, in località Torre del Grifo, con tanto di centro di medicina specializzato, cui lavorano quotidianamente oltre 150 operai. Un Catania lanciato nel futuro, con debiti contenuti, inferiori ai 20 milioni, che ne fanno uno dei club più virtuosi dell’intera Serie A. E Pulvirenti è intenzionato a regalare al club lo stadio di proprietà.
    FIORENTINA, PREVISIONI NEREL’ultimo bilancio si è chiuso in parità, grazie all’indotto creato dalla partecipazione alla Champions League (circa 40 milioni complessivi) e alle cessioni di Osvaldo (7 milioni), Pazzini (9) e Felipe Melo (25). E’ il bilancio di previsione che preoccupa i Della Valle e l’Assemblea dei Soci. Le spese di mercato dello scorso gennaio, e soprattutto le difficoltà burocratiche per la realizzazione della Cittadella sportiva col nuovo stadio di proprietà, che lancerebbe la Fiorentina verso l’autofinanziamento totale, hanno fatto scattare l’allarme: in preventivo c’erano i soldi anticipati dagli sponsor, allettati dalla prospettiva stadio, e l’accesso ai finanziamenti concessi dal Credito Sportivo. Il rischio è che per chiudere in pareggio il prossimo bilancio occorrano 50 milioni, da mettere insieme anche grazie a nuove cessioni eccellenti, salvo interventi diretti dei Della Valle, che non vogliono però tradire l’autofinanziamento.
    GENOA, CESSIONI ECCELLENTI IN NOME DEI CONTIPreziosi ha una certezza, la sua industria di giocattoli, la Giochi Preziosi, che è la terza a livello europeo, il cui approdo in Borsa ha portato notevoli vantaggi, facendo sbarcare i Gormiti persino in Cina oltre che negli Stati Uniti. L’imprenditore campano, accompagnato dal figlio Fabrizio, ama invece definire il Genoa “una consapevole follia”, e per questo non ha problemi a mettere mani al portafogli di famiglia pur di far quadrare i conti, sovente alimentati grazie alle plusvalenze che negli ultimi anni sono scaturite dalle cessioni di Borriello, Konko, Milito, Thiago Motta e Ferrari. E l’ultima cessione, quella del bomber argentino all’Inter, ha aiutato l’economia rossoblu, visto che l’ultimo semestre 2008 si era chiuso con perdite per 7,829 milioni di euro, e con l’intervento di Preziosi per un finanziamento in conto capitale. Il Genoa ha un rapporto mezzi propri/passivo pari al 2% e un fondo rischi di 2 milioni di euro.
    INTER REGINA DEL PASSIVOA fronte di un incredibile appeal mediatico, che comporta introiti dalla vendita dei diritti televisivi pari a 115,7 milioni di euro, l’Inter è maglia nera di bilancio, con 431,55 milioni di debiti e 66,34 milioni di euro di crediti e con un rosso di 154,4 milioni che ha costretto Moratti a fare un aumento di capitale di 70 milioni di euro. 6 milioni di rosso in più rispetto al bilancio precedente, monte-ingaggi cresciuto di 25 milioni di euro. In 14 anni l’Inter ha registrato perdite per 1,15 miliardi di euro, 740 milioni dei quali coperti da Moratti. Nel 2006 fu stipulato un rapporto con Banca Antonveneta per un finanziamento di 120 milioni di euro, dando in pegno la società Inter Brand srl per un valore di 40 milioni di euro. Le prospettive per il prossimo bilancio sono più rosee, perché verranno conteggiati 12 milioni di euro di utili determinati dal mercato estivo (parzialmente intaccati a gennaio) e quasi 63 milioni di plusvalenze.

     
    JUVENTUS, CRESCE LO STIPENDIO DI BLANCIl secondo semestre 2009 si chiude con un utile di 14,2 milioni di euro, lo stesso del 2008, chiuso in attivo di 14,6 milioni. I ricavi sono cresciuti dell’8,6% fino a 134,7 milioni di euro. I costi operativi salgono a 95,4 milioni, il saldo positivo della situazione finanziaria passa da 25,6 a 10,5 milioni, a causa dei costi per il nuovo stadio. Uscire al primo turno di Champions League non ha rappresentato un salasso: 2008-09, quando la corsa finì agli ottavi, furono incassati 25,5 milioni; quest’anno 23. Le previsioni del primo semestre 2010 vedranno un aggravio quantificabile, rispetto al 2009 quando si chiuse con perdite per 8 milioni, di circa 6 milioni. La chiusura del bilancio 2008-09, aveva fatto registrare un utile di 6,6 milioni di euro con i ricavi aumentati del 18% raggiungendo la quota di 240 milioni di euro, cancellando la perdita di 20,8 milioni dell’anno precedente. Blanc è a libro paga per 2,67 milioni. Cobolli Gigli ne guadagnava 723.
    LAZIO, SENZA COPPE CALA IL FATTURATOUn utile di 1,33 milioni di euro. Il fatturato della Lazio scende del 16%, passando da 94 a 79 milioni di euro. Nonostante il paracadute della Coppa Italia vinta nel maggio 2009, che ha fruttato complessivamente 4,4 milioni di euro. Per attività pubblicitaria, 187 mila euro sono stati versati dalla Casa di Cura Paideia, la clinica dove si curano i giocatori della Lazio. Complessivamente i ricavi da sponsor si assestano a 8,1 milioni. 15% di perdita per i ricavi-stadio (botteghino più abbonamenti), da 10,8 a 9,2 milioni, nonostante un aumento delle tessere vendute, perché nel 2008-09 per incentivare i tifosi ad andare allo stadio furono messe in atto promozioni estremamente vantaggiose. Al 30 giugno scorso, il debito residuo verso l’Erario pattuito nel 2004 per spalmare, interessi compresi, 140 milioni di euro, è di 74,6 milioni, con 4,4 milioni da restituire, come rata, nella stagione in corso.
    LIVORNO IN VENDITA COI CONTI IN ORDINELa società amaranto vale circa 14 milioni di euro, parco giocatori escluso. E’ il frutto di uno studio basato sui conti sani del club di Spinelli, virtuoso fra i club indebitati con un debito lordo di 16 milioni di euro, che ha palesato, stavolta più che mai, la volontà di disimpegnarsi, mettendo in vendita un club che ripartirà dalla Serie B, ma coi conti assolutamente in salute. Se l’ultimo bilancio ha fatto registrare utili per 4 milioni di euro (con un fondo rischi di 300 mila euro), quello del prossimo 30 giugno 2010 vedrà salire il virtuoso esercizio ad almeno 5 milioni di euro, grazie anche alla plusvalenza realizzata con la cessione in Inghilterra di Diamanti. Preoccupazione, in prospettiva, per lo choc economico che causerà il ritorno fra i cadetti: le televisioni pagano pochissimo la Serie B, ma l’abbassamento del monte-ingaggi rappresenterà un utile paracadute.
    MILAN, L’AUSTERITY PAGAGalliani, confermato Amministratore delegato, gran cerimoniere davanti al 99,4% dei Soci per l’approvazione (a maggioranza assoluta, con due astenuti e un voto contrario) del bilancio più fresco fra quelli di A, perché il Milan anni fa ottenne una deroga per poterlo chiudere il 31 dicembre. Notevole la crescita delle entrate rispetto all’anno scorso: 327,6 milioni di euro nel 2009, 237,9 nel 2008, per un incremento del 38%. Aver messo fine all’era degli sfarzi sul mercato ha prodotto una netta riduzione, pari all’85%, delle perdite, stabilizzatesi a 9,8 milioni di euro contro i 66,8 milioni di un anno fa. Galliani ha affermato che il Milan sta finalmente facendo largo ai giovani, puntando molto sul vivaio, anche in virtù di un mercato prossimo definito “difficile” dall’ad rossonero, che ha rassicurato i soci affermando che il Milan, pur non dovendo cedere i big, così gestito non avrà mai un passivo da 800 milioni di euro.
    NAPOLI MILIONARIODopo il più 11,417 milioni di euro del 2007 e il più 11,911 milioni del 2008, nel 2009 l’ attivo si è assestato sui 10,934 milioni di euro. Il Napoli ha fatto segnare un valore di produzione di 108,201 milioni di euro, a fronte di 88,968 milioni di euro di costi, per un club in totale autofinanziamento. Trend che verrà mantenuto adeguando l’organico per il conseguimento di risultati, e di conseguenza introiti, in Italia e in Europa. In più, crescita degli introiti derivanti dalla vendita dei diritti radio-televisivi (nel 2008-09 hanno fruttato 50,891 milioni di euro) e del settore merchandising, lanciato dal canale tematico satellitare. In uscita, da segnalare, allo scorso 30 giugno, i 24,728 milioni di euro per gli ingaggi dei tesserati, i 6,73 milioni per lo sfruttamento dei diritti di immagine, i 400 mila euro per l’utilizzo dell’impianto di Castelvolturno e i 509 mila euro per l’affitto del San Paolo.
    PALERMO, ZAMPARINI RISPARMIA SUGLI ALLENATORICrescono del 71% i ricavi rispetto al 2007-08 passando da 75 a 113 milioni di euro. Il costo di produzione è aumentato da 77 a 90 milioni di euro, mentre il ricavo d’esercizio registra un utile di 18 milioni, 6 in più rispetto alle perdite del triennio 2005-08. Incidenza fondamentale le plusvalenze realizzate con le cessioni eccellenti, quella di Amauri è valsa 19 milioni. Gli introiti da botteghino hanno toccato quota 3,5 milioni di euro, cui si aggiungono 4,1 milioni frutto della quota abbonati. 39 milioni sono entrati dalla cessione dei diritti radio-televisivi, mentre c’è stato un calo sul fronte sponsor, che hanno immesso nelle casse 8,2 milioni (9,5 l’anno precedente). Aumentano i debiti (da 69 a 85 milioni) ma anche i crediti (da 45 a 67), e in prospettiva del prossimo bilancio il saldo negativo sarà comunque inferiore rispetto ai 18 milioni di utili. Curioso che Zamparini abbia abbassato le spese per gli allenatori da 5,5 a 4,1 milioni di euro.
    PARMA, UN PASSO ALLA VOLTAA dicembre, Tommaso Ghirardi sognava il quarto posto per vedere triplicati gli introiti derivanti dalla cessione dei diritti radio-televisivi, da 18 a 45 milioni di euro. Sarebbe stato oro colato per una società che fattura in questa stagione 55 milioni di euro spendendone poco meno di 20 per gli stipendi dei calciatori, potendo permettersi uno sbilancio di mercato di 13 milioni e di investire sul settore giovanile 2,5 milioni di euro. L’obiettivo, per proseguire sulla strada della parità di esercizio, come ha ribadito l’Amministratore delegato Leonardi, è continuare a essere in linea con la politica, evidenziata dall’ultimo bilancio, che non permette al monte-ingaggi di superare la cifra versata dalle televisioni. Mentre gli studi effettuati sullo stadio di proprietà permetteranno a medio termine di far ripagare i costi di gestione con gli introiti da botteghino e gli incassi per la cessione degli spazi pubblicitari.
    ROMA, L’AUTOFINANZIAMENTO PAGALa società di Trigoria ha dimostrato che è possibile ottenere risultati lusinghieri senza sperperi, sposando giocoforza l’autofinanziamento dal 2004, mettendo fine alle spese faraoniche anche a causa dell’esposizione debitoria di oltre 400 milioni di euro con le banche. L’ultimo bilancio ha fatto registrare un passivo di 1,84 milioni di euro, pareggiato con l’utilizzo della Riserva utili. Il margine operativo lordo, comprensivo della gestione parco calciatori, è risultato positivo per 11,1 milioni di euro. Nonostante un fisiologico aumento del costo del lavoro. Cristina Mazzoleni, Ministro del Tesoro del club, ha ribadito che il budget di mercato sarà adeguato alla coppa che verrà disputata, quindi all’altezza della Champions League. Il fatturato si gioverà di almeno 20 milioni di euro per il ritorno nell’Europa che conta, mentre i premi pattuiti con gli sponsor, Wind e Robe di Kappa, verranno spalmati lungo la durata dei probabili rinnovi contrattuali.
    SAMPDORIA, GARRONE FA IL PIENOA fronte di un patrimonio di 13 milioni di euro e di 77 milioni di debiti, per un passivo di 5 milioni di euro, all’orizzonte c’è un maggiore impegno della famiglia Garrone, che controlla il club attraverso la Sampdoria holding, che fa capo alla società San Quirico, cassaforte di famiglia che controlla anche la Erg Spa. Verrà modificata la struttura della holding, costituendo una società di capitali interamente partecipata, anche per sfruttare al meglio il marchio Sampdoria. Riccardo Garrone rimane a capo della struttura, con un maggiore coinvolgimento dei figli. La finanziaria San Quirico, con un portafogli di 11 miliardi di euro di ricavi, ha fatto confluire nelle casse di Sampdoria holding una liquidità che poi ha permesso, a inizio 2010, a quest’ultima di immettere 4 milioni di euro per colmare la negatività di bilancio, da aggiungere a un finanziamento di 14,5 milioni di euro ottenuto da Monte dei Paschi.
    SIENA, IL FUTURO E’ LO STADIOL’ultimo bilancio dell’era Lombardi Stronati, ha certificato un fatturato di 30 milioni di euro, con un iniezione di liquidità da parte dell’ex presidente pari a 3 milioni di euro, con rilevanza particolare della voce sulle cessioni dei giocatori più importanti per consentire di pareggiare i conti. Il passaggio di consegne del club al romano Pietro Mezzaroma ha aumentato le aspettative (e, si spera, ridotto la tempistica) per la costruzione del nuovo stadio di proprietà, che permetterà al Siena di autofinanziarsi e di avere ambizioni diverse da quelle attuali. Mezzaroma aspetta la chiusura del prossimo bilancio per poi accelerare le operazioni, dopo che il predecessore aveva già ottenuto l’ok dall’Amministrazione comunale. L’impianto sorgerà in periferia, zona Isola d’Arbia, lungo la via Cassia. Alla chiusura del bando comunale, nel 2004, furono presentati ben 154 progetti.
    UDINESE, PAROLA D’ORDINE: VENDEREContenere i costi gestionali, sfruttare le risorse economiche derivanti dalla cessione dei diritti radio-televisivi e dei contratti di sponsorizzazione per investire sulla materia prima, che in casa Udinese sono i calciatori. Che permettono al club di Pozzo, con un patrimonio di 41 milioni di euro, di chiudere i bilanci a più 8 milioni, con un rapporto mezzi propri/debiti del 31%, con un debito nei confronti del fisco che non supera i 3,5 milioni di euro e di non dover correre ai ripari con iniezioni di contanti nelle stagioni in cui il risultato sportivo disattende le aspettative della vigilia. Per implementare il settore legato agli introiti da botteghino, che attualmente incide sul fatturato al 12%, c’è la volontà di costruire uno stadio di proprietà. L’incidenza degli introiti televisivi si assesta invece al 56%. Numeri che all’interno dell’Udinese rappresentano “un vanto, pari alla conquista di uno scudetto”, come sottolineano i proprietari.

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