La nostra storia – Christian Panucci: un uomo, un carisma

Redazione RN
12/04/2023 - 11:01

Oggi l'ex difensore giallorosso festeggia cinquanta anni: il racconto della sua avventura a Roma attraverso la rubrica a cura di Paolo Marcacci

La nostra storia – Christian Panucci: un uomo, un carisma

CHRISTIN PANUCCI STORIA – I calciatori con una spiccata personalità non possono e non potranno mai andare d’accordo con tutti i loro compagni o con gli allenatori che hanno e che avranno: è una regola non scritta, quasi una legge di natura declinata calcisticamente.

La storia di Christian Panucci, cinquant’anni oggi, non si sottrae a questo cliché, così come lui non si è mai sottratto al confronto, anche duro, quando si è trovato in contrasto con qualcuno, all’interno degli spogliatoi zeppi di fuoriclasse che ha frequentato durante la sua lunga e gloriosa carriera. Non è un caso che oggi sia considerato tra i più autorevoli opinionisti televisivi: perché è rimasto un personaggio che non sa scendere a patti con l’ovvio, o con la diplomazia che mette al riparo dalle polemiche.

La storia di Christian Panucci

Estate 1993, Christian ha vent’anni e con la maglia del Genoa le sue doti da terzino destro con licenza di offendere (e di segnare) le ha già messe in mostra al punto tale che il Milan di Silvio Berlusconi si assicura il suo cartellino, con il placet del tecnico Fabio Capello, che ancora oggi lui considera il più grande allenatore che abbia avuto, anche perché dopo tre stagioni e mezzo in rossonero, dove era diventato quasi subito titolare nonostante la concorrenza di un totem come Mauro Tassotti, proprio Capello lo ha voluto al Real Madrid, primo italiano a vestire la casacca delle Merengues. Dopo tre anni a Madrid torna in Italia, a Milano, ma sulla sponda nerazzurra.

Contrasti crescenti con Marcello Lippi e la voglia di cambiare aria: nell’estate del 2000 è al Chelsea, ma a gennaio va in prestito al Monaco. Appena il tempo di cominciare la stagione 2001 – 2002 con la squadra del Principato che non resiste, per la terza volta in carriera, alla “sirena” della chiamata di Fabio Capello, stavolta alla Roma, che s’è appena cucita il tricolore sul petto.

Quando arriva a vestire la maglia giallorossa, all’età di ventotto anni, in piena maturità calcistica, Panucci ha vinto due scudetti in Italia col Milan e una Liga con il Real; due Supercoppa Italiana col Milan; una Champions League con i rossoneri e una con i madridisti; una Supercoppa Uefa a Milano e una Intercontinentale a Madrid; una Supercoppa di Spagna; una Charity Shield in Inghilterra; due Campionati Europei con l’Italia Under 21.
Nel frattempo, oltre giocare da laterale destro con un numero di segnature sempre ragguardevole nelle sue statistiche, ha imparato ad agire anche molto efficacemente da centrale difensivo, all’occorrenza.

Nella Capitale, la stampa specializzata e una parte della tifoseria avanzano il sospetto che il calciate nativo di Savona possa avere il meglio della propria carriera già dietro le spalle e che possa patire una sorta di “sindrome da pancia piena”, data la ricchezza della sua bacheca personale.

315 presenze lungo il corso delle quali ha distribuito 31 reti: questa è poi stata la lunga storia calcistica, divenuta ben presto anche d’amore, di Christian Panucci con la maglia della Roma: importante da subito e leader di conseguenza, in otto stagioni di grande calcio, di trofei messi in bacheca come le due Coppe Italia del 2007 e del 2008 e la Supercoppa Italiana del 2007; di scudetti sfumati per un niente come quello del 2002 o quello del 2008; di carisma distribuito presso i compagni sia quando l’allenatore si chiamava Capello, sia quando era poi cominciata la prima era di Spalletti.

Quando ha svestito la maglia giallorossa, per andare a chiudere la carriera al Parma nella stagione 2009 – 2010, mentre la Roma sfiorava lo scudetto sotto la guida di Ranieri, la Roma per Christian Panucci non era più soltanto l’ultimo grande club con il quale aveva già giocato nella sua straordinaria carriera: era diventata una donna amata, come l’ha definita e continua a definirla lui; sentimento che la Roma ricambia, attraverso i suoi tifosi, ogni volta che lo si nomina e che per qualche istante prende corpo il ricordo del suo ghigno nei tanti faccia a faccia con migliaia di avversari.

Paolo Marcacci

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