• Inzaghi, figlio di un’Italia che non prevede la gavetta

    Redazione RN
    06/05/2015 - 17:00

    MILAN-ROMA, L’ALTRA PANCHINASabato ore 20:45 alla scala del calcio si affronteranno Milan e Roma. I padroni di casa non hanno più niente da chiedere a questo campionato, se non un po’ di orgoglio per tirare su una stagione fallimentare. D’altra parte la Roma è in piena corsa Champions e non può più sbagliare un colpo. I rossoneri sono reduci da tre sconfitte consecutive e mister “Pippo” è stanco dello scarso impegno mostrato dai suoi uomini e a partire dalla sfida con i giallorossi è pronto a mandare in campo in giovani, che avendoli allenati fino allo scorso anno, conosce come le sue tasche.

    IL GOL E IL MILAN NEL CUORE – Il giocatore Inzaghi è indiscutibile: 370 presenze in Serie A condite con 156 gol, se poi passiamo al palcoscenico europeo i gettoni sono 97 con 56 reti. Numeri importanti a testimonianza di un killer instict per il gol veramente implacabile. Un attaccante sotto porta egoista, ma altrettanto efficace. Le sue qualità lo portarono presto all’esordio nel massimo campionato italiano con il Piacenza, poi Parma, Atalanta e Juventus. Con i bianconeri arriva la risonanza internazionale e il definitivo exploit. Con il Milan però arriva la consacrazione e soprattutto i trofei. Campionati, Champions, Coppe Italia e Super Coppa: non manca nulla nel palmares di Inzaghi. La maglia rossonera per il bomber piacentino diventa una seconda pelle e la indosserà per 11 lunghi e trionfali anni. Il ritiro arriva nel 2012, ma Milano resta nel cuore e diventa allenatore delle giovanili, conseguendo il terzo posto nel girone B nella stagione 2013/2014.

    IL PASSO PIU’ LUNGO DELLA GAMBA – Il grande salto arriva la scorsa estate, la chiamata è partita direttamente da Berlusconi e il “sì” di Pippo era scontato. Il primo anno in Serie A sembra cominciare con il piglio giusto, il Milan vince e diverte, la piazza si scalda e la dirigenza osanna l’Inzaghi allenatore. Di lì a poco inizieranno i guai e una discesa che non sembra aver fine. La squadra non lo segue più e la mancanza di una solidità societaria si sente. Idolatrato e sedotto fino alla gara d’andata con la Roma e poi abbandonato dopo la sosta natalizia. I dirigenti, in primis Galliani, lo difendono, ma è evidente che non sarà lui il traghettatore rossonero della prossima stagione. I motivi di tale flop possono essere tanti, ma a pesare è soprattutto l’inesperienza. Dopo l’exploit di Guardiola, l’Italia è stata affetta dalla “fenomenite”. Si prendono allenatori giovani e si gettano in pasto alla Serie A senza fare la gavetta. E siccome di “Pep” c’è né uno, il più delle volte si fallisce miseramente.

    LA TATTICA – Il suo credo tattico è il 4-3-3, con due ali veloci e una punta che spacchi la porta, ma un po’ per mancanza del bomber e un po’ per l’ottima stagione di “Fenomenez”, Inzaghi si è ritrovato a giocare con il falso nueve. Il gioco chiesto ai suoi uomini è dispendioso e prevede la totale fiducia nell’allenatore. Da qualche tempo a questa parte si è persa l’identità di gioco vista nella prima parte del campionato, affidandosi troppo alle giocate del singolo. Chi entra difficilmente incide e lo dimostra l’unico gol arrivato dalle 98 sostituzioni effettuate. Occhio però, perché con la Roma butterà dentro i giovani e ad oggi sarebbe meglio affrontare la prima squadra.

    Dario Marchetti
    @dariomarchetti7

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