Chierico a RN: “Ai giocatori di oggi mancano maestri di vita”
In vista di Inter-Roma, il doppio ex Chierico ha parlato in esclusiva a Romanews. Ecco l'intervista realizzata da Paolo Marcacci

CHIERICO INTERVISTA – Parlare con uno come Odoacre Chierico alla vigilia di Inter – Roma vuol dire, tra le altre cose, attraversare una storia di calcio che in nerazzurro ha avuto il suo prestigioso battesimo, in giallorosso i ricordi più fulgidi; alla luce di come tutto attorno è cambiato. Ecco l’intervista realizzata da Paolo Marcacci.
L’intervista
“Vedo un mondo che rispetto ai miei tempi non riconosco davvero, dai vivai a come sono cambiate le società in molti aspetti. Io per esempio ricordo tante figure dirigenziali che erano come dei padri e che trasmettevano valori per la vita. Anche per quanto riguarda il calcio giovanile, continuo a pensare che i calciatori italiani siano i migliori, però guarda la fatica che fanno rispetto agli stranieri…diciamo che non me lo spiego, diciamo”
Milano e l’Inter, il tuo svezzamento calcistico e l’esordio da professionista
“Facciamo un passo indietro: da bambino ero già alla Roma, ma ogni tanto preferivo restare a giocare nei prati o negli spiazzi sotto casa. Andai allora alla Stefer Roma, dove emerse il mio valore. Poi l’Inter, una grandissima società, un salto triplo…”
Odoacre ancora ragazzino a Milano, che impatto fu?
“Quello che puoi immaginare. Con una sfumatura in più: oggi il clima è cambiato ovunque e a Milano il sole fa capolino molto di più, forse la vera nebbia i più giovani non l’hanno quasi mai vista; all’epoca era una città che poteva essere freddissima, piovosa, sicuramente malinconica. Immagina allora un ragazzino nato alla Garbatella e cresciuto alla Montagnola. Devo aggiungere altro?”
Chi ti aiutò?
“Ho avuto allenatori che sono stati delle vere guide per la mia crescita come uomo, maestri come Lorenzi o l’indimenticabile Eugenio Bersellini. Poi l’orgoglio che acquisivo nel far parte di una grande realtà, nel vivere sedute di allenamento con leggende come Sandro Mazzola o Giacinto Facchetti. Poi una menzione speciale per un mister che porto davvero nel cuore: Giancarlo Cella, che era stato mediano dell’Inter tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. A lui devo tanto, a lui per primo”
Superfluo parlare dei ricordi in giallorosso…
“Un vissuto memorabile, dal 1981 al 1985, con lo scudetto, le Coppe Italia, la Coppa dei Campioni sfiorata, mai più vista così da vicino… “
Domenica che tipo di confronto ti aspetti?
“La Roma deve fare appello a tutta la sua autostima e moltiplicare le convinzioni: l’Inter è una squadra che punta allo scudetto e che abbiamo appena visto in grande spolvero in Champions; la Roma col Monza l’ho vista fare una grande fatica, con un avversario che in dieci ha avuto ancora più occasioni che in undici. Contro lo Slavia Praga, invece, ha controllato la partita; a volte ho l’impressione che sotto l’aspetto atletico la squadra per dei tratti di partita abbia delle difficoltà”
Questione di preparazione?
“Non posso permettermi di giudicare dall’esterno e non conosco nello specifico tanti aspetti; l’impressione che a volte si ha durante le gare è che nello sviluppo della manovra manchi brillantezza, poi mettiamoci pure le assenze”
Per uno come te che metteva tanti palloni in mezzo avere Lukaku lì davanti sarebbe stata una manna…
“Ti ricordo che io avevo Pruzzo e non lo cambierei con nessun altro; Lukaku grandissimo, per carità, come era stato grande Dzeko, parlando dell’era contemporanea. Il belga andrebbe molto più tempestato di cross. A questo proposito, per fare un accenno ai cambiamenti generazionali, fammi dire una cosa: un tempo, per uno come me ma anche per molti altri, era normale saltare almeno un uomo, andare sul fondo e rientrare sul cosiddetto piede invertito; lo facevamo io, Bruno Conti, Claudio Sala, lo stesso Causio e tanti altri. Oggi nella Roma vedo solo Spinazzola con questo tipo di soluzione, forse il Napoli è la società con più uomini che hanno ancora questa caratteristica specifica. Poi è cambiata proprio la “scuola”, a livello di fondamentali”
Senza entrare nello specifico dell’inchiesta, cosa hai pensato, paragonandoli a te quando avevi una ventina d’anni, del fatto che tanti calciatori passino così tanto tempo a contatto con l’universo digitale, non solo nelle scommesse?
“Sai, è come se fosse passato un secolo, forse di più rispetto ad allora. So soltanto che questi “aggeggi infernali”, utili per tanti aspetti, possono produrre alienazione per tanti individui. Parlando dei calciatori, io ho la sensazione, tornando a ciò che ti dicevo prima, che nelle società in generale oggi manchino a livello dirigenziale delle figure di riferimento, come ne avevamo invece noi: gente che veniva dall’interno del mondo del calcio, che sapeva tutelare e guidare i giovani a livello valoriale. Come oggi può essere Javier Zanetti, a proposito di Inter. Guarda le inquadrature di una qualsiasi tribuna, oggi: io vedo molta più “gente da marketing”, come la definisco io, che veri e propri uomini di calcio, che possano insegnare ai giovani l’equilibrio, oltre ai valori dello sport”
Paolo Marcacci