Inter-Roma, l’analisi tattica: solita sensazione di inadeguatezza dei giallorossi nei big match

INTER ROMA ANALISI TATTICA – Continua il tabù Coppa Italia per una Roma che da 8 anni non riesce a raggiungere la semifinale arenandosi nei meandri di una competizione che per decenni sembrava quasi essere il suo habitat naturale. Il quarto di finale di Coppa Italia di serata rappresentava un momento di riscatto per l’Inter di Inzaghi, dopo il rocambolesco risultato del Derby, mentre ha finito per suscitare l’ennesima, solita e scontata sensazione per i giocatori giallorossi di sentirsi inadeguati, non all’altezza del compito, dentro qualcosa più grande di loro nei confronti delle squadre più forti attualmente del campionato italiano. Eccetto la pregevolissima vittoria di Bergamo la Roma non riesce mai a dimostrarsi competitiva, ad interrogarsi inquieta davanti al dubbio amletico di essere ma che in realtà si identifica nel non essere.
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Moduli e sviluppi di gioco
Con moduli speculari per entrambi, Mourinho si affida nel suo 3-5-2 ai titolari del momento, con Smalling, Ibanez, Mancini davanti a Rui Patricio. Karsdorp e Vina allargano il campo, mentre Sergio Oliveira si sistema in mezzo in regia, con Veretout e Mkhitaryan ai lati alle spalle di Zaniolo e Abraham. Inzaghi ha almeno 16 titolari affidabili e nonostante possa sembrare un turn over, l’undici messo in campo davanti ad Handanovic è comunque competitivo con D’Ambrosio e Bastoni braccetti ai lati di Skriniar, con Darmian e Perisic in ampiezza e proposizione costante. Brozovic dà i tempi, con Vidal e Barella mezzali dietro a Dzeko e il mobilissimo Sanchez.
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Primo tempo insufficiente e privo di emozioni
Con Mkhitaryan su Brozovic per tutti i 90 minuti, la Roma vorrebbe scalare alta sin dai primi minuti sui riferimenti avversari ma al primo affondo della sua gara Perisic indirizza già la gara attaccando Karsdorp e mandandolo a vuoto nella sua opera ritardatrice del duello singolare, concedendo il cross al croato che fino all’ultimo non scopre il momento della scelta dell’assistenza a centro area. Il timing di Dzeko è perfetto per superficie d’impatto, ma rimane agevolato da uno Smalling approssimativo che marca la zona anziché l’avversario e rimane sorpreso e in controtempo dal tracciante di Perisic. Il vantaggio ha un impatto sull’emotività della gara, inevitabilmente opposto sulle due squadre e la Roma comincia ben presto a correre a vuoto. A sinistra un penetrante Perisic mette Karsdorp in difficoltà difensiva, mentre Mancini marca forte Sanchez che lo tira fuori dai 25 metri e poi si butta dentro tagliandolo fuori di fatto. Per i giallorossi i primi 15 sono minuti di corse di posizione ma senza essere aggressivi con la difficolta nel passare di più da Sergio Oliveira nella speranza di alzare qualità del palleggio. Questa cosa all’Inter riesce naturalmente grazie soprattutto a un Barella mobilissimo a tutto campo che fa gioco ovviando alla marcatura di Mkhitaryan a Brozovic. A metà tempo Inzaghi perde Bastoni, il subentro di De Vrij che si sistema al centro, con Skriniar braccetto di sinistra. Come altre volte denotato, per la Roma diventa importante supportare i 2 attaccanti perché si dimostrano vivi ma la squadra è altresì scaglionata male in campo, tanto che quando i nerazzurri si abbassano i giallorossi trovano pochi spazi e poca qualità nel palleggio con Veretout che riceve sempre una postura sbagliata e spalle al gioco. Il doppio fischio di fine tempo vede come unica nota positiva per la Roma il fatto di avere solo un gol di svantaggio e potersi ancora giocare il secondo tempo nonostante due occasionissime giallorosse che gridano vendetta. Da segnalare due perle della direzione arbitrale con la consueta e istituzionale ammonizione a Zaniolo e una addirittura grottesca per Mourinho motivata per aver”gesticolato”
Ripresa apprezzabile, ma la consapevolezza dei nerazzurri è disarmante
Si riparte con Kumbulla per Ibanez che non supera il Test di ritorno in campo, con Zaniolo che in questo secondo tempo gioca sempre sul centro sinistra e Abraham sul centro destra per sottrarsi entrambi dalle fisicità e reciproche coperture dei 3 marcantoni dal truce cipiglio avversari. Dopo un inizio in cui qualche errore di troppo finisce per dare poca continuità nel tentativo di palleggio ma appena i giallorossi riescono a trovare raccordo tra i centrocampisti e le punte, prendono quota. Fanno tutto i giallorossi, perché a un crescendo evidente di supremazia territoriale fa da contraltare ancora una volta la scarsa incisività, a confronto di un Inter che comunque non punge più di tanto ma si fa preferire nettamente nella gestione palla nella sicurezza e disinvoltura con cui palleggia. La consapevolezza e presa di coscienza di una grande squadra fa sì che sappia sempre leggere i momenti della gara, il sapere come addormentarla e colpire con cinismo alla prima occasione, come di fronte al capolavoro chirurgico di Sanchez. Mourinho inserisce Cristante, Pellegrini, Felix per Veretout, Sergio Oliveira e Abraham mentre Inzaghi inserisce Dzeko per Lautaro e di lì a poco Dumfries, Calhanoglu e Vecino, per Perisic (va Darmian a sinistra), Barella e Vidal. Nella seconda metà della ripresa si ritorna al punto di partenza, finendo a giocare per pura accademia.
Maurizio Rafaiani