Inter-Roma, fermo immagine: I contenuti peggio del risultato
Continua l’appuntamento con la rubrica di Paolo Marcacci al termine delle partite della Roma. Ogni post-gara un commento su quanto mostrato dagli uomini di Josè Mourinho
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INTER ROMA MARCACCI – Continua l’appuntamento con la rubrica di Paolo Marcacci al termine delle partite della Roma. Ogni post-gara un commento su quanto mostrato dagli uomini di Josè Mourinho.
Roma, i contenuti peggio del risultato
Noi, non che sia un merito, lo avevamo detto prima: era lecito pensare, tra le variabili della vigilia, che un solo fischietto potesse far più danni di trentamila, app comprese, tutti assieme. Da questo punto di vista Maresca è uno che non delude mai, sia perché non riesce a contenere la soglia agonistica eccessiva di Inter e Roma in alcuni momenti, sia perché dopo un’entrata di Calhanoglu su Bove, pericolosa al punto tale da ricordare quella di Beppe Baresi su Falcão qualche decennio fa, l’interista incredibilmente non viene espulso.
Partita subita da una Roma alla fine sconfitta, quindi se critici e pagellanti vari dovessero alla fine giudicare con severità, avrebbero buon gioco nello stilare un bilancio nel quale i meriti saranno di molto inferiori rispetto ai demeriti, in che proporzione sarà il lettore a stabilirlo.
Certamente la squadra del non troppo imboscato José Mourinho ha subito moltissimo, in special modo nel primo tempo; certamente avrebbe potuto prendere gol molto prima, però fino all’ottantesimo giro di lancetta non era accaduto e da un certo momento in poi questo aveva anche innervosito gli uomini di Inzaghi, mentre cominciava a prendere corpo la sensazione che i giallorossi, un po’ come Muhammad Ali a Kinshasa contro Foreman, avessero saputo attendere che l’avversario terminasse la benzina, oltre che la lucidità. Invece no, alla fine, probabilmente perché quando la passività complessivamente è così marcata, alla fine un decisivo episodio contrario in un modo o nell’altro lo si subisce.
È una sconfitta peggiore nei contenuti che nel risultato, contro la squadra che ha l’organico più forte e completo dell’intera Serie A. Che cosa insegnano pomeriggi come questo? Beh, almeno due cose: che nei duelli individuali non ci si può inventare una qualità che non si possiede, vedi Zalewski – Dumfries e poi che in certe partite il cui andamento è così prolungato, come dicono i numeri, certi cambi perlomeno un quarto d’ora prima dovrebbero essere messi in atto.
Paolo Marcacci