• IL PAGELLONE DI PAOLO FRANCI: Piedone Manfredini, Vucinic ballerino e Doni come l´orso Koda

    Redazione RN
    29/09/2008 - 0:00

     
    10 a piedone Manfredini
    No, non lui, il leggendario bomber argentino degli anni 60, che fece 76 gol in 130 partite con la Roma. Il piedone in questione – e per questo lo scriviamo minuscolo – è quello dell’aitante biondone Thomas Manfredini, che si frappone magnificamente tra la botta di Panucci e la goduria della Sud. E tanto basta.
    9 a piedino Garics
    Altro giro altra estremità inferiore, questa volta austriaca ma egualmente benedetta. Perché è sua, dell’amico Gyorgy Jury la punta di scarpa che trasforma l’assist di Geremia Menez in zucchero filato da sciogliere in bocca. Vucinic, golosone, se lo inghiotte in un sol boccone dopo una giravolta assassina da ballerino di flamenco.
    8 a Christian Panucci
    Per gli aggettivi superlativi, fate voi, perché il giochino è fin troppo facile e divertente. Il dubbio semmai, è squisitamente tattico: Spalletti fa finta di schierarlo là dietro, ma in realtà lui è il vero centravanti della Roma che ripiega e va a dare una mano in difesa. Altro, giro, altro gol, come con Reggina, Cluj e sì, Genova, maledetta Genova. Appello al luminare che ha clonato la pecora Dolly: non è che le andrebbe di fare un giretto a Trigoria?
    7 a Geremia Menez
    «Ammemepiasce», recita Gigi Proietti e «Ammemepiasce» ripete chi scrive. C’è chi dice, tra noi scribacchini, che è robetta, che vivrà una stagione da “cinquevirgolacinque”. Boh. Per noi Geremia è un tipaccio svelto di gambe e di testa, che s’incolla la carriola delle responsabilità con quella faccia un po’ così e l’aria di uno che adesso ti faccio vedere io…. Sforna palloni deliziosi, che per un niente non arrivano a dama, inventa, accelera e osa, che di questi tempi non è poco.
    7 anche a Cicinho
    Hans Christian Andersen, il noto scrittore e favoliere dell’800, scrisse “Scarpette Rosse” per incantare grandi e piccini. Il Nostro, le scarpette rosse le indossa disegnando traiettorie e cucendo giocate che, egualmente, incantano grandi e piccini di provata fede giallorossa. Succede così anche contro l’orda orobica, che dalla sua parte, esce bendata e incerottata.  
    6 a Doni
    Lui, stavolta, somiglia al portiere di un museo chiuso da tempo, che continua a timbrare il cartellino e a darsi da fare ben sapendo che non arriverà nessuno. Alla fine del match, ha chiesto un pennarello per sporcare i guanti che, educatamente, Floccari, Doni e combriccola gli hanno lasciato immacolati. Quesito: la giornata di lavoro gliela pagano lo stesso? Giriamo il quesito alla dirigenza giallorossa.
    4 a Gigi Del Neri
    Se mangiasse gli avversari come si mangia le parole in conferenza stampa, Mourinho a quest’ora farebbe il rappresentante di chiodi e bulloni. Garantito. In realtà, si presenta nell’ingrata Roma con un’Atalanta versione muffin, il tenero dolcetto americano da mangiare in due bocconi.
    2 a Cristiano Doni
    Scuote il capoccione come l’orso Koda, mulina i gamboni  regalando qualche pigra fintarella che a un certo punto ci caschi e dici: «Eccolo, adesso affonda e fa male a Doni…». Fedelissimo nel rispettare la prima parte della frase («Eccolo, adesso affonda»), è praticamente invisibile per tutta la gara e involontario protagonista di una gaffe, dicono, dello stesso Doni che a fine gara gli avrebbe chiesto: «Cristianu, como mai miste’ non ti ha fattu sgiugare?».

     
     
    Paolo Franci
    (Quotidiano Nazionale)

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