IL PAGELLONE DI PAOLO FRANCI: ** La Bestia firma il derby, ** Wall-E Brighi corre ancora

Redazione RN
17/11/2008 - 0:00

 
10 alla Bestia
Griffa il derby con quel meraviglioso balzo d’incontro, l’animalone giallorosso, concentrando l’essenza del calcio _ tecnica, potenza, astuzia, tempismo _ in un solo gesto e lasciando a Mauri il ruolo del piccione che becca le molliche in terra. Belluino è l’urlo liberatorio, principesca la sua partita al punto che, si dice, stia per diventare il nuovo testimonial del Gratta & Vinci, quello che recita: “Ti piace vincere facile?”…
9 a Doni
A questo tipaccio con la faccia da impiegato, le braccia lunghe e l’andamento dinoccolato piacciono le cose difficili, invece. Come quel carpiato sulla malefica zuccata di Zarate, o come quel passo doble da brividi su Rocchi, scartato come una caramella in dribbling. Il cerottone sulla testa gli conferisce aria da duro, la parata decisiva su Pandev lo issa sui marmi pregiati del tempio stracittadino.
8 a Wall-E Brighi
Vai robottino, vai. Accartocciali proprio lì, a centrocampo, dove la delicata centralina del circuito biancoceleste ben presto inizia a friggere tra scintille e odor di bruciato. Questo, deve avergli detto Luciano Spalletti e lui, col suo calcio cingolato, ammicca esegue e non si ferma mai. Alla fine, l’arbitro Rocchi lo chiama e gli fa: “Brighi, guarda che la partita è finita, puoi anche smettere  di correre”. E lui: “Ah, è vero, vorrà dire che farò qualche giro di pista per scaldarmi un po’…”.
8 a Luciano Spalletti
La Lazio si presenta in campo col tridente, battendo il gladio sugli scudi per intimorire il nemico. Lui osserva l’avversario dalle mura di cinta e risponde togliendo la museruola alla bestia,  piazzandola alle spalle di Totti e Vucinic. Un segnale chiaro all’orda giallorossa che scende dalle colline mulinando calcio se non bello, perlomeno coraggioso. E alla fine, l’urlo è gladiatorio: “Roma ha vinto!”.
8 a Goran Pandev
Partita da “Il Pranzo è Servito”. Si presenta davanti a Doni con la forchetta, il coltello e il bavaglino al collo pappandosi in un sol boccone il gol che avrebbe rimesso in piedi il derby. E tanto basta.
8 a Tommaso Rocchi
Alla fine corre verso la Nord regalando maglia e giacca della tuta. Il suo è un derby intenso che regala highlights da condottiero e capitano vero, come quando ripiega in difesa facendo il terzino su Totti o quando regala a Pandev la palla che doveva riscrivere la storia di questo derby. Avversario leale, merita l’onore delle armi, senza sfottò.
7 a Mauro Zarate
Costui è l’imprendibile elfo della foresta biancoceleste, capace di mirabolanti magie e trucchi da illusionista. La palla appare, scompare e riappare con la muta giallorossa che ringhiando lo bracca ma lo prende raramente. Una fortuna che Rossi decida di depistarlo, esiliandolo spesso sulla linea del fallo laterale. Certo, se ogni tanto usasse il solvente per scollarsi la palla dal piede ricordandosi che il calcio è come la precedenza in auto (ogni tanto bisogna darla…), sarebbe un fenomeno.
7 a Juan & Mexes
Il duo country  della difesa giallorossa suona un calcio che a volte è grancassa e a volte violino, ma mai stonato in questo derby. I frenetici rappers dell’attacco biancocelesti finiscono presto fuori tempo, forse incantati da cotanta armonia e, quando nel finale ritrovano il microfono urlando calcio che fa paura, i Nostri non mollano il palco e continuano a suonare imperterriti.
4 a Stefano Mauri
Rossi gli mette in mano la scure che, nelle intenzioni, dovrebbe spaccare la difesa giallorossa. Lui invece decide di farsi la manicure in mezzo al campo con limetta,  forbicine e cesoiette. Fa la figura del “ragazzo, spazzola!” sul gol di Baptista.
4 a Delio Rossi
La Lazio con le quattro frecce del primo tempo non si spiega a dovere se non con il fatto che i messaggi lanciati alla squadra, forse, non sono stati quelli giusti. Eppoi, mettere Meghni quando c’è Foggia in panchina equivale a scegliere un film di Alvaro Vitali _ con tutto il rispetto – in luogo di un pellicolone con De Niro. Un appello affettuoso sul look: mister, quella scarpetta bianca sotto al vestito non si può davvero guardare. 

 
Paolo Franci
(Quotidiano Nazionale)

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