• Il pagellone di Paolo Franci:**Fokker Montella e Batman Vucinic

    Redazione RN
    09/03/2009 - 0:00

     
    10 a Vincenzo Montella
    Si può sostenere che il Colosseo è brutto perché è tutto bucherellato, e che Marilyn Monroe non era sexy? No, non si può. Così come non si può criticare l’aeroplanino, che adesso è un glorioso Fokker con le tre ali lacere e provate ma, diamine, è sempre leggenda pura. La versione da consegnare alla storia del gol divorato ieri è questa: “con sprezzo del pericolo l’eroico scugnizzo affrontava l’orda friulana incurante dei fischi di pallottole e dei colpi di mortaio…” Insomma, roba da Istituto Luce. Eppoi, che sensazione mentre la Curva intonava cori che hanno evocato i tempi leonini di Batigol, del Pendolino e Candela, del Muro argentino e di SuperMarco che sgranocchiava Sandrino Nesta. Chiudendo gli occhi per un attimo, non avete sentito anche voi il boato del  gol in mezza rovesciata a Torino? E la festa di Roma-Parma? E.. Vabbè, basta, sennò scende la lacrimuccia.
     
    9 a Mirko Vucinic
    A Gotham City, su quell’alto grattacielo c’è il riflettore con il pipistrello per invocar l’eroe cupo, malinconico ma invincibile. Da noi, c’è cicoria Tempestilli, che non sta sul grattacielo, non è che sia così luminoso e che – non s’offenda, si scherza… – forse è anche più brutto del pipistrello. E’ lui che ha raccolto la chiamata di Spalletti e ha detto a Domenichini: “Aho’ ha detto er mister che deve entrà Mirko…” Eppoi: “MIrko, Spojate!”.  E così, il Batman montenegrino è piombato sul malfattore friulano, piroettando imprendibile e infilando il losco Handanovic con un destro rotante dei suoi. Poi, ha visto il fido e stagionato Robin e gli ha servito la palla che doveva soltanto essere spinta in rete. Quello che poi è accaduto (mi raccomando) lo sapete: “con sprezzo del pericolo l’eroico scugnizzo affrontava l’orda…” eccetera, eccetera, eccetera.
     
    9 a Marco Motta
    Ormai è ospite fisso di questa indegna rubrica, con quella sua faccetta impunita, il sombrero facile e l’impudenza con la quale s’è preso il posto da titolare. Contro lo sgherro friulano, non s’ammansisce né s’emoziona, anzi, tambureggia che neanche a un concerto di De Piscopo. A un certo punto ringhia pure qualcosa di troppo a Pasquale col quale – narrano i bene informati – aveva giocato alla Playstation fino a qualche settimana prima. Ne siamo sicuri: se avesse segnato avrebbe esultato facendo il giro della curva, in barba a quei lumaconi che fanno finta di rispettare maglie indossate per un mese, inscendando l’insopportabile tormentone dell’ex contrito perché ha segnato.
     
    7 a Phil Mexes
    La partita è come al solito gagliarda e tosta, petto all’infuori, ciuffetti al vento e stelline sul collo rilucenti. Di recente però, raccontano le cronache trigoriane, soffre di fastidioso prurito alle mani al punto di non riuscire a tenerle a posto…
    La palpatina morbosa che rifila al pallone quando Inler s’avventa in perfetto Bruce Lee-style, è erotica e libidinosa, degna di un classico del trash tipo “La dottoressa del distretto militare”. L’arbitro Tagliavento però, non dev’essere un cultore del genere, quindi snobba la scena e si volta dall’altra parte.  E meno male.
     
    5 a Daniele De Rossi
    La domanda di molti è anche la nostra. Perché nel mefitico dopo partita del Meazza c’è finito proprio lui a parlare di Rizzoli e Collina? Perché non c’era un dirigente che, al massimo, si becca un’inibizione e chissenefrega se non può entrare allo stadio per un mese? Naturale che fosse nervoso. Naturale che gli rodesse il chiccherone per il deferimento. Naturale che tutto questo potesse portare a un episodio “hard” con l’arbitro di turno. Non infoltiamo la schiera dei dietrologi e dei giallisti, e neanche quella di coloro che urlano allo scandalo, cedendo al malvezzo dell’ipotesi di complotto. Per farsi cacciare così, non deve certo aver cantato l’Aida, Daniele, considerando che sul rigore di Mexes era andata a caviale e champagne. Insomma, dispiace, ma se l’è un po’ cercata.
     
    5 a Ciccio Baptista
    I tempi erano quelli eroici della Roma di Liedholm, di Falcao, Ancelotti, Cerezo, Pruzzo e, of course, Brunetto nostro. C’era pure tal Ciccio Graziani, ammazzasette granata sbarcato a Roma nell’83, e nefasto protagonista della finale di Champions con il Liverpool. Si narrava, all’epoca, che fosse così generoso in campo da perdere ogni tanto lucidità. Era per questo, dicevano i notabili della penna, che talvolta difettava nello stop e nel passaggio. Noi romanacci crapuloni e irriverenti, lo battezzammo “Passaggio in India”, sottolineandone le imprevedibili traiettorie della sfera e qualche aggancio non propriamente elegante. Ecco, contro l’Udinese, la Bestia ci ha ricordato proprio Ciccio.
     
    4 a Cristian Zapata
    Cognome impegnativo, il suo. Che evoca il famoso omonimo, Emiliano, leggendario guerrigliero messicano oppositore del tiranno Porfirio Diaz. Il Nostro però, fa la figura del soldatino di piombo quando Batman Vucinic apre il mantello e lo lascia lì, sul prato, con la canna del fuciletto piegata e la divisa impataccata di disonore. Dall’altra parte non va meglio, perché è sul suo piedone e sulla sua testa che capitano due occasioni preziose come i solitari di De Beers. Il Nostro le tratta come due breccole qualsiasi, tirandole nello stagno. E meno male.

     
     
    Paolo Franci

    (Quotidiano Nazionale)

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