Il Natale di Roma incorona il suo messia. Totti, 39 anni e ‘redimere’ ancora

Redazione RN
21/04/2016 - 9:50

ROMA-TORINO – La commozione di tutti, l’infinito di Totti. Il gioco di parole con lui è facile, a portata di mano. Così come pure il gol, vizio che contro il Torino il capitano giallorosso ha centrato per la trecentoduesima e trecentotreesima volta in carriera. Il dato è impressionante: la Roma non carbura, fatica a trovare il gol, entra il numero dieci e la pareggia ‘sporcando’ una punizione di Pjanic prolungata da Manolas; poi si prende la responsabilità di battere il rigore del 3-2 e lo segna. Implacabilmente, con lo sguardo del mondiale in Germania, con la voglia di un ragazzino che di chiudere con il calcio non ha la minima intenzione. Il tutto in meno di 3 minuti.

RECORD, MA NON SOLO – Con la doppietta ai granata di uno stordito Ventura, l’estro di Francesco va ad aggiornare per l’ennesima volta gli archivi del grande calcio. Quattro reti (3 su azione, solo una dal dischetto) e 2 assist vincenti su 293’ stagionali giocati in Serie A regalano a Spalletti un giocatore dalla media gol impressionante, capace di entrare in campo a 39 anni ‘suonati’ e mordere gli avversari con la grinta di un leader infinito, in grado di esaltarsi ed esaltare squadra e compagni. “La gestione di Francesco è difficile, con lui in campo i giocatori subiscono una spinta emotiva importante e anche il pubblico”, ammette il tecnico di Certaldo nel post gara, tra la soddisfazione di chi ha portato a casa i 3 punti e il rimpianto, forse, di aver ‘normalizzato’ troppo il suo diamante più raffinato. “Si allena meglio ora che nel corso della mia prima gestione, è una belva”, aggiunge ghignando Luciano, quasi a voler rimediare alle tante frecciatine lanciate negli scorsi giorni all’indirizzo del ‘vecchio’ numero dieci.

COME NEL 2008 – A proposito di “prima gestione”, con Spalletti in panchina già una volta Totti è subentrato in corso d’opera portando in trionfo i giallorossi. La vittima, ironia della sorte, sempre il Torino: 16 gennaio 2008, ottavi di finale di Coppa Italia: al 59’ Francesco prende il posto di Vucinic, siglando una doppietta valida per il suo duecentesimo tap-in giallorosso. “Arrivo a 300”, parola di capitano. Otto anni dopo, con 100 gol in più sul groppone, regala magie e fa discutere un ambiente che lo richiede e lo acclama. All’annuncio del suo nome da parte dello speaker l’Olimpico alza cori e applausi, all’entrata in campo urla di gioia, al primo gol si emoziona e si concede un brivido, al raddoppio piange incredulo. La storia di Totti è sempre intrecciata a quella della sua gente, che sia amante della Roma o del calcio ormai non importa più: quando si entra nei libri di storia contano i numeri, non le opinioni.

IL MONDO APPLAUDE – La storia vede il nostro capitano allungare nella classifica di sempre dei migliori cannonieri di Serie A su Antonio Di Natale (a -39 gol) tra i giocatori in attività e su Gunnar Nordahl (-22) tra i bomber ‘in pensione’. Lo applaude la Gazzetta dello Sport (“Totti sei un mito”), lo spagnolo Marca (“Totti, aumenta la leggenda”), il francese L’Equipe (“Totti en sauveur pour la Roma”, ergo “Totti salva la Roma”) e persino il profilo Twitter della blasonata Premier League, con l’elenco accurato dei minuti in cui il nostro orgoglio ha inferto il fatale uno-due alle prede di turno. Prendere in considerazione l’uomo, ma soprattutto l’atleta che è Francesco per dare uno stimolo in più a una squadra a tratti spenta e stanca è un’opzione da non scartare. Per regalargli una maglia da titolare non servono “né madri né padri, né nipoti né parenti” (per citare Spalletti). Serve solo osservare gli occhi di un ragazzo con il pallone nel cuore, prima che un’icona mondiale. Oggi, 21 aprile, è il Natale di Roma. Il nostro messia è sempre puntuale, sotto la Sud semivuota, pronto a redimerci ancora.

Riccardo Cotumaccio

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