• Il genio con la faccia triste sta vincendo la sua battaglia

    22/03/2010 - 0:00

    Corriere dello Sport – Che Wenger fosse arrivato prima, lo aveva scoperto con largo anticipo proprio la Roma quando cominciò a seguire con crescente inte­resse il ragazzo francese che deliziava i pochi intimi del Principato di Monaco. La segnala­zione a Trigoria fu fatta da Daniele Baldini, vi­ce di Spalletti, segnalazione che trovò terreno subito fertile nel ds Daniele Pradè. Menez fu seguito con costanza per diversi mesi, poi viag­gio a Montecarlo, sede del Monaco, primo con­tatto, la scoperta di un precontratto già firma­to con l’Arsenal, la conferma che il Barcellona era pronto a intervenire, la richiesta secca di venticinque milioni di euro, prendere o lascia­re. La Roma non ha lasciato. Sfruttando una sfortuna del parigino cresciuto nelle banlieues, problemi di pubalgia, la scelta di andare in sa­la operatoria, i dubbi di Wenger che ha fatto decadere il precontratto, il Barcellona che non si è fatto più sentire probabilmente per gli stes­si motivi dell’Arsenal, la Roma che ha insistito con il Monaco, trattativa este­nuante, il Monaco che piano piano calava la valutazione, fu­mata bianca a dieci milioni e mezzo, contratto di cinque anni al ragazzo a partire da un mi­lione e trecentomila euro netti, clausola da venticinque milioni dopo due anni (cioè alla fine di questa stagione) per andare, se volesse, via. Cosa, però, che dopo la partita con l’Udinese, da queste parti non vuole più prendere in con­siderazione nessuno. Anche perché quella fac­cia un po’ così il prossimo sette maggio compi­rà soltanto ventitré anni, il futuro può essere solo suo. Intanto ha messo comunque un’ipote­ca pesante sul presente di questa Roma, uomo in più per questo finale di campionato che, pu­re dopo il pareggio di ieri del Milan, per la squadra giallorossa potrebbe essere eccitante come mai nessuno avrebbe immaginato. Quello che Menez ha messo insieme nella partita contro l’Udinese, sostituito da Ranieri nel finale solo per regalargli una strameritata standing- ovation, è roba che altri calciatori non ce la fanno in un’intera carriera. Questo è Me­nez, un diamante come lo ha definito Claudio Ranieri che sul ragazzo francese sta lavorando duro da quando è sbarcato a Trigoria, tra caro­ta e bastone nella speranza di poter sfruttare il talento di un ragazzo che a vederlo così sembra aver li­tigato con la vita. Ha radici nelle dure peri­ferie parigine, quelle finite in prima pagina per la ri­volta degli abitanti, i suoi amici sono gli amici della per la ri­volta degli abitanti, i suoi amici sono gli amici dell’in­fanzia, ragazzi che spesso vengono a trovarlo nella sua casa romana dove quasi sempre c’è pure la fidanzata di Menez, una casa nella periferia Sud della Capitale, in un condominio che vede tra gli abitanti pure la famiglia Mexes e quella di Faty. Nel tempo libero è un ragazzo a cui piace, come a tutti, divertirsi, grande appassio­nato di musica, in particolare hip-hop e rap francesi, testi duri, l’esatto contrario della dol­cezza del suo calcio, il calcio di uno che ha tut­to per diventare un campione. Ora anche Roma lo sa.

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