Helsinki-Roma, l’analisi tattica: giallorossi in pieno controllo di un match dai ritmi molto bassi

Giacomo Emanuele Di Giulio
28/10/2022 - 9:22

L'analisi del successo della Roma in casa dell'Helsinki per 2-1. Giallorossi che hanno controllato il match con qualche incertezza difensiva

Foto Tedeschi
Helsinki-Roma, l’analisi tattica: giallorossi in pieno controllo di un match dai ritmi molto bassi

Vince la Roma sul sintetico di Helsinki. Un match che aveva poco significato dopo la sconfitta del Ludogorets giocata in un clima surreale, tra il fastidio del dovere profondere impegno e l’attenzione comunque a non perdere, che avrebbe potuto innescare calcoli pericolosissimi.

Moduli e sviluppi di gioco

Mourinho tra scelte obbligate e emergenza ormai cronica disegna un 3-4-2-1 con Pellegrini consueto equilibratore, che si posiziona trequartista di centro sinistra con Volpato sul centro destra, entrambi così a piede invertito alle spalle di Abraham. In mediana Cristante e Camara si completano tra loro nei compiti di costruzione e rottura, con Zalewski ed Shaarawy ad allargare il campo, mentre dietro ci sono Mancini, Smalling, Vina (che sfrutta la defezione di Ibanez) davanti a Rui Patricio. Per Koskela ancora 5-3-2, come all’andata, con alcune novità davanti ad Hazard. Hoskonen, Halme, Peltola, Soiri e Lingman difensivi, Vaananen, Hetemaj, Browne in mezzo e Hostikka e Olusanya in avanti.

Primo tempo al piccolo trotto sotto il controllo giallorosso

I finlandesi sono molto aggressivi da subito e per oltre un’ora di gioco vanno sempre a prendere alta la Roma scalando molto alti in avanti e marcando i riferimenti dei giallorossi, confidando sulla non abitudine al campo sintetico che può creare difficoltà nell’uscita e costruzione dal basso degli uomini di Mourinho. Quando i giallorossi saltano la prima linea di pressing si presentano subito spazi praticabili, che non sempre vengono letti adeguatamente negli sviluppi offensivi finali anche se nella prima frazione di gioco la Roma crea almeno 4 situazioni limpide. Il tutto nonostante la densità centrale dei finnici non consenta di trovare agevolmente il raccordo con Abraham, laddove la Roma si trova meglio ad uscire molto sugli esterni ma inizialmente con poca qualità con Volpato poco incisivo e Pellegrini che non trova spazi praticabili. Koskela tiene i quinti molto aperti ma anche molto fluidi nelle rotazioni che li portano successivamente ad entrare dentro al campo e obbligare i braccetti giallorossi a scelte sui movimenti della mezzala che interagisce nell’interscambio anche se i pericoli creati rimangono circoscritti. Esce così un primo tempo dai ritmi bassi si consegna alla cronaca con la Roma comunque in vantaggio, vuoi per il divario tecnico esistente con gli avversari, vuoi perché le traiettorie e traccianti che Pellegrini sa dipingere da ogni posizione di palla inattiva stavolta plana sulla testa di Abraham che rompe il digiuno europeo con una inzuccata chirurgica in torsione a centro area.

Nella ripresa sono gli atteggiamenti della Roma a decidere il match in un senso o nell’altro

Si riparte con gli stessi 11 per Mourinho mentre Koskela, che aveva attuato un mini-turnover inserisce il centravanti titolare Aboubakari per Olusanya. Il rientro dei giallorossi è tranquillo, pimpante, con gestione del possesso e ricerca del consolidamento che spinga i finlandesi a correre molto per recuperare palla. La Roma rimane in certi frangenti squadra superficiale, che non stima mai il pericolo e come a Ludogorets, anche quando pensi di essere in controllo, l’avversario ti fa ricordare che c’è anche lui e raggiunge il pari con Hetemaj a difesa schierata. Nessuna opposizione, con Mancini fuori tempo, perché nonostante ci sia un tale divario tecnico in campo, laddove i giallorossi dispongono dell’avversario, non è pensabile che in fase difensiva la “presenza” fisica non sia indispensabile. Buon per la Roma che una percussione di El Shaarawy regala la rete del nuovo vantaggio, di lì a poco che spegne nuovamente gli entusiasmi avversari. Tanti i cambi nell’ ultimo quarto di gara dei due tecnici, ininfluenti sul risultato finale, con il guizzante Boujellab per Hetemaj. Mourinho risponde prima con Bove, Shomurodov e l’esordiente ennesimo prodotto Made in Trigoria Faticanti (capitano della Primavera e della Nazionale Under 19) che ridisegnando un 3-5-2 più conservativo, in luogo di Camara, Volpato, Pellegrini. Successivamente Kumbulla conclude in mediana, a protezione dei 3 centrali, al posto di Cristante mentre Spinazzola rileva l’acciaccato El Shaarawy. Tra una settimana la vittoria casalinga, se arriverà, sui bulgari appaiati in classifica potrà definire il programma di impegni del mese di febbraio, con la certezza che i 4 infortunati lungodegenti saranno nuovamente e finalmente a disposizione per cercare di scrivere una seconda parte di stagione più esaltante 

Maurizio Rafaiani

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    1. questi continuano a vedere le partite dalla parte sbagliata della TV… dietro! Partita più che brutta. Gol annullato all’Helsinki (casuale e fortunoso) ridicolo. Le cose che mi piacciono di Mourinho sono: che ha costretto un’ambiente (soprattutto radio) portato al massacro di calciatori e allenatori – per molto meno di quello che sta facendo lui è costretto, per servilismo, ad arrampicarsi sugli specchi pur di giustificarlo; seconda cosa è che je dice bene e riesce, nonostante le partite schifose, ha portare qualche trofeo a casa.

  1. Adesso il nostro è diventato pure pittore, DIPINGE. Le traiettorie impresse dai suoi calci piazzati addirittura PLANANO sulle teste dei vari passanti nell’area di rigore, che ad occhi chiusi impattano il pallone che, telecomandato dal mittente, si infila in porta. Invito chiunque a vedere gli hi-lights delle partite di serie A, B e C tutte le domeniche (e i lunedi mattina). più del 50% dei gò derivano da calci piazzati (rigori, punizioni, corners). Conclusione : siamo un popolo di pittori

  2. Forse, se la Roma non avesse avuto la sua solita grande dose di sfortuna in chiave infortuni, né i finlandesi, né i bulgari, avrebbero avuto grandi chance. Con Winaldum, Dybala su tutti, ma anche Celik che avrebbe dato fiato a Karsdorp, anche lui infortunato, a Zalewsky, fuori con il Napoli, questa Roma avrebbe detto la sua in modo più chiaro. Ora bisogna serrare i ranghi e tener duro fino alla sosta, poi, a gennaio fidatevi si vedrà la vera Roma

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