• Giorgio Sandri: ´Parlare della morte di Gabriele dà fastidio alle istituzioni´

    05/02/2008 - 0:00

     
    L’intervista integrale a Giorgio Sandri, padre di Gabriele, realizzata da SuperNova Tv
     
    Sono passati oltre due mesi dalla morte di Gabriele, il tempo, certamente, non può cancellare il dolore per la perdita di un figlio.
    “Non sarà sufficiente tutta la vita, il dolore è sempre più grande e con il tempo cresce”.
     
    Cosa ricorda di quella giornata?
    “In quella giornata ci sono tutte le ombre che ho sentito dire riguardo il fatto. Le menzogne, anche grosse, da parte di chi dovrebbe invece salvaguardare un ragazzo di 26 anni. Ho sentito cose molto brutte e infatti, oltre a non perdonare l’individuo che ha assassinato mio figlio, non perdono neanche questa gente. Perché è stato fatto di tutto e di più”.
     
    Cosa l’ha ferita in maniera particolare?
    “Certe dichiarazioni. Il fatto di voler far passare Gabriele per un ragazzo che non era. Gabriele era un ragazzo per bene, che ha sempre fatto il suo dovere che non ha mai messo in discussione la sua dignità. Un ragazzo modello…”
     
    Le stavo proprio per chiedere di descriverci Gabriele…
    “Un ragazzo pieno di vita, che pensava all’attività di famiglia, alla musica che forse era il suo primo lavoro, amava la Lazio e tutti i suoi amici. Un ragazzo solare che non ha avuto mai problemi di nessun genere con nessuno. Proprio per questo ho provato tanta rabbia quando ho sentito dire certe cose assolutamente fuori luogo”.
     
    In molti hanno accostato la morte di Gabriele con il mondo del calcio, secondo Lei è così o non c’entra proprio nulla?
    “Assolutamente no, per in quella macchina potevo esserci io che allo stadio non ci vado da diverso tempo. Potevo andare a fare una gita, ad un teatro o magari a Firenze a vedere chissà cosa, il calcio non c’entra nulla in questa storia. Mio figlio è stato ucciso su un’autostrada e basta. Ripeto che il calcio non c’entra nulla, anche perché Gabriele non aveva con se vessilli o bandiere, era un cittadino che stava in macchina”.
     
    Perché secondo Lei della vicenda Sandri non se ne parla più?
    “Perché, ovviamente, sono coinvolte le istituzioni e di conseguenza da fastidio. Mi rendo conto che anche parte della stampa, delle tv sono assoggettate a questa situazione. Però la gente ci da coraggio e forza, ci rendiamo conto che abbiamo la nazione al nostro fianco e non solo. Al momento non sono ancora in possesso di tutta la stampa americana o di altri paesi d’Europa e vi farò vedere come si sono espressi a differenza di quanto è successo da noi”.
     
    Chi delle istituzioni si è fatto vivo con voi il giorno della tragedia?
    “Come ho detto il primo che ci ha chiamato è stato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ancora oggi ringrazio per la sua sensibilità, un uomo di livello. Poi abbiamo sentito il sindaco di Roma Walter Veltroni, mentre per quanto riguarda il resto non abbiamo avuto nessuno vicino a noi”.  
     
    Gabriele è stato ricordato in tutti gli stadi d’Italia e d’Europa, questa cosa come ve la spiegate e credo che possa far piacere…
    “Senza dubbio ci fa piacere. La gente ha la testa per pensare e si rende conto che è stato ucciso un ragazzo di 26 anni in mezzo ad un’autostrada e non per altri motivi”.
     
    Recentemente ha dichiarato di voler andare a vedere il prossimo derby in Curva Sud…
    “Certo, sono intenzionato ad andare in sud. I tifosi certe volte sono descritti come chissà cosa, quando invece sono semplici cittadini che hanno un cuore, una testa e dei sentimenti. Io in Curva Sud ci vado volentieri”.
     
    Perché non è stata sospesa l’intera giornata calcistica il giorno della tragedia?
    “Perché non bisognava dare modo all’opinione pubblica di rendersi conto del fatto grave che era capitato. Quindi hanno cercato di far passare in secondo ordine l’accaduto e dare più risalto a quanto è successo a Roma e Bergamo”.
     
    E’ più tornato in quella maledetta area di servizio?
    “No, e credo che difficilmente lo farò”.
     
    E allo Stadio Olimpico?
    “Ci tornerò, come ho detto prima è mia intenzione andare al derby con i tifosi della Roma”.
     
    Le istituzioni calcistiche hanno dedicato il terzo tempo alle vittime del mondo del calcio, quindi anche a Gabriele….
    “Io le ringrazio, ma ribadisco che Gabriele in questo evento non c’entra proprio niente, è stato ucciso su un’autostrada”.
     
    Crede nella giustizia e cosa si aspetta?
    “Io nella giustizia ci credo, sono arrivato a 58 anni credendoci. Mi aspetto che questo individuo venga punto come se fossi stato io a fare un gesto così scellerato. Il codice prevede dai 21 anni in poi e questo deve avere”. 
     
    In conclusione, c’è qualcosa che Lei si sente di dire?
    “Che bisogna avere più coraggio con la propria coscienza e quando capitano eventi come questi non bisognerebbe chiudere gli occhi, ma dire le cose come stanno soprattutto chi ha il potere di farlo”.

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