Gara poco spettacolare, ravvivata dall’ingresso di Totti

Redazione RN
26/04/2016 - 11:20

L’ANALISI TATTICA –  Quando due squadre si rispettano, ma al tempo stesso si temono, il calcio regala sempre gare poco spettacolari e avare di emozioni, e Roma-Napoli non sfugge a questa  regola. Con moduli speculari (la Roma sembra in certi momenti anche con un 4-2-3-1), ma differenti nei movimenti dei componenti dei reparti offensivi, le due squadre si affrontano entrambe aggredendosi vicendevolmente molto alte, soprattutto la formazione capitolina. I giallorossi infatti, con Perotti e Nainggolan, schermano a turno le linee di passaggio per Jorginho, e scalano molto alti riuscendo per larghi tratti di gara a tagliare e limitare i rifornimenti per Higuain, con Keita sempre attento nel non allungare la squadra. Il modulo col falso-nove degli uomini di Spalletti non da riferimenti alla linea difensiva partenopea, che vive la sua fase difensiva sui riferimenti avversari e gli scivolamenti e adeguamenti conseguenti, ma nonostante ciò i vantaggi sono minimi, perché la Roma produce una pericolosità poco marcata, tutta racchiusa negli strappi di Salah. Il primo tempo così scivola via su un’unica grande emozione, dove Higuain potrebbe portare avanti il Napoli, esaltando Sczcesny. Ma il doppio cambio obbligato dagli infortuni in rapida sequenza di Manolas e Florenzi ridisegna una gara e una Roma diversa nella ripresa, con il Napoli che prende campo legittimando la posizione di classifica, e ci vuole una Roma umile ed attenta, ancora una volta salvata dal suo portiere, per limitare i danni di un avversario che tenta momenti di forcing. La Roma subisce le percentuali di possesso palla in aumento  da parte degli avversari e fatica a ripartire con qualità sbagliando troppi appoggi e disimpegni. Nel Napoli entra Insigne, che gode di un intesa cerebrale con Higuain e sembra più imminente il gol per gli uomini di Sarri, mentre in quelli di Spalletti pare avanzare l’idea di accontentarsi del pareggio. Ancora una volta ci vuole l’ingresso di Totti per scuotere compagni e ambiente, con il capitano che risveglia nei compagni quell’entusiasmo e autostima che culmina nell’azione del gol, dove entrano tutti giocatori di maggiore qualità della squadra. La rete della vittoria è una danza e una sinfonia tra piedi vellutati conclusa dal pragmatismo del giocatore più “cattivo” (nella conclusione) della rosa che decide la gara e consegna ai giallorossi quanto meno i preliminari di Champions League, sempre che non possa succedere qualcosa di ancora più importante per la classifica della Roma.

Maurizio Rafaiani

SZCZESNY: se la Roma può ancora alimentare la fiammella del secondo posto lo deve soprattutto a questo ragazzo, che chiude due volte su Higuain a botta sicura. Sul primo attacco, legge le sue intenzioni e la sua traiettoria di tiro allungando tutti i centimetri dei segmenti corporei, sul secondo chiude con tempismo tutto lo specchio. Per il resto sempre sicuro ,soprattutto quando blocca saldamente più di una conclusione sporcata da deviazioni e gestisce la palla coi piedi scegliendo sempre l’opzione se rilanciare o giocare.

FLORENZI: finché rimane in campo deve gestire l’1 contro 1 con Mertens, che fortunatamente è portato poco a tagliare senza palla, ma soprattutto cerca sempre di accentrarsi, favorendo i raddoppi. A quel punto diventa più pericolosa la sovrapposizione di Ghoulam che rimane però sempre poco redditizia al tirare delle somme a fine gara.

MANOLAS: anche per lui poche decine di minuti, il tempo di verificare come comunichi poco con Rudiger riguardo i movimenti di Higuain facendosi sorprendere spesso alle spalle.

RUDIGER: nella posizione che predilige (centrale di centro-destra) si ritrova ancora meglio di quanto non possa fare 10 metri più a sinistra, nonostante Higuain lo metta a dura prova, specie nella parte iniziale della gara dove comunica poco o male col greco. Con Zukanovic migliora la sua prestazione, anche perché Higuain cerca sempre i movimenti nella zona del bosniaco. Due suoi salvataggi alla disperata lo collocano in maniera netta tra gli uomini decisivi del match.

DIGNE: i tagli senza palla di Callejon sono prevedibili, ma nonostante ciò, in uno viene nettamente sorpreso. Buon per lui che il guardalinee diventa protagonista. La sua spinta è poco efficace all’interno della catena con El Shaarawi, sempre contenuta dagli avversari e mai in grado di produrre pericolosità significative, ne di raggiungere la linea di fondo.

PJANIC: ancora una volta una gara dove brilla più per palloni recuperati che nel concorrere ad innalzare la qualità del palleggio della squadra, che specie nel secondo tempo necessitava di ripartire con più idee e più pericolosamente sui giocatori di maggior velocità. Gestisce comunque bene il fardello del cartellino giallo ed entra nell’azione del gol.

KEITA: la scelta di puntare su di lui è anche legata al fatto che non si vuole schiacciare la squadra, e il suo atteggiamento consente sempre ai compagni di scalare sempre alti, perché il maliano riesce costantemente ad alzare il baricentro della squadra coi tempi giusti e a palleggiare in modo tale da togliere tempi di pressione al centrocampo del Napoli.

NAINGGOLAN: al di là del merito per il gol, la sua gara consente alla squadra di mantenere equilibri e di pressare alta, limitando al massimo i rifornimenti per Higuain. Dalla sua parte Hamsik non riesce a trovarsi mai sulle sue tracce perché Radja viaggia sempre distante godendo di libertà importanti.

SALAH: distendersi sulla sua velocità rimane, per 90 minuti, l’unica possibilità della squadra di creare situazioni offensive o comunque qualche presupposto in attacco. Di profondità il Napoli ne concede sempre tanta e lui non si fa pregare nell’attaccarla, ma un Koulibaly monstre annulla sistematicamente le sue scorribande. Entra anche lui nell’apoteosi di calcio collettivo che culmina col gol vittoria. Nel finale si era anche sacrificato molto in copertura.

PEROTTI: con Nainggolan lavora per schermare le linee di passaggio per Jorginho, riuscendo perfettamente nell’intento. Giostra a tutto campo come consuetudine senza trovare collaborazione nel fraseggio da El Shaarawi. Meglio quando si sposta nella zona di Salah o quando cerca l’azione personale.

EL SHAARAWY: si sacrifica molto in copertura, qualche spunto dove gli manca sempre il momento decisivo, quando deve incidere nella fase offensiva cerca sistematicamente il centro del campo lavorando all’interno della catena di sinistra in maniera troppo farraginosa, anche perché Hysaj non lo impegna più di tanto.

ZUKANOVIC: al suo ingresso è già chiaro il quadro offensivo di Higuain, che da quel momento va a muoversi sistematicamente nella sua zona con movimenti di taglio e di apertura e chiusura. Le due occasioni del Napoli con Higuain nascono e culminano esattamente con queste dinamiche. Bene in fase di impostazione dalle retrovie.

MAICON: il suo innesto da vigore alla squadra valorizzando ulteriormente la catena di destra, che percorre con grande intraprendenza e idee. Ficcante in ogni giocata offensiva, compreso quando entra nell’azione del gol.

TOTTI: entra e si illumina la gara e la possibilità di vittoria, per la squadra che fino a quel momento aveva dimostrato di gradire anche il pari. In 8 minuti manda Salah all’appuntamento con la gloria con un assist perfetto alle spalle dei due centrali, e avvia la danza sinuosa del gol vittoria.

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  1. Analisi tattica giusta, ma con due sviolinate di troppo che rimandano a prestazioni storiche del passato. Mi riferisco al giudizio su Maicon che spinge, poco travolgente, ma quasi assente nella fase difensiva. Il massimo dello stupore viene da quell’illuminazione presunta all’ingresso di Totti: con lui vedete sempre un’altra partita, del tempo che fu e non tornerà mai più. Per me resta un mistero questa glorificazione mediatica per un giocatore che all’apice della forma giovane non è stato ben capito né dai media né da allenatori, con la perenne domanda sul suo ruolo in squadra.Ora che arranca, concedendo tanta libertà ai suoi dirimpettai e ogni tanto azzecca la zampata (sbagliandone parecchie) viene idolatrato per ogni starnuto. Ma perché?

    1. la vecchietta diceva : “ma come non è vero ? Lo ha detto il telegiornale ?”
      Le cose non sono molto cambiate.

    2. Sono d’accordissimo. E aggiungo: forse i compagni al suo ingresso si gasano anche perché lo stadio si trasforma? Ed è normale questa enorme differenza di entusiasmo da parte dello stadio con o senza Totti in campo? Secondo me, no.

  2. mikele mikele……ahahahahahahahahahah (mi dispiace per come hai vissuto questi 23 anni!!!)
    Unico Grande Immenso Capitano!!!!

  3. ah Mikele…MikeleMikele…che cosa ti sei perso in questi 23 anni…compresi fino a ieri pomeriggio alle 17…mannaggia,mi dispiace per te che non hai saputo vedere la bellezza che il Dio del calcio ha saputo portarci in dote da quel 28 marzo 1993 che ci ha deliziato in maniera così copiosa…

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