• Fiorentina-Roma, l’analisi tattica: giallorossi stanchi, l’1-2 ha chiuso il match in 11 minuti

    Redazione RN
    10/05/2022 - 9:41

    Foto Tedeschi
    Fiorentina-Roma, l’analisi tattica: giallorossi stanchi, l’1-2 ha chiuso il match in 11 minuti

    FIORENTINA ROMA ANALISI TATTICA – È un brusco risveglio per la Roma, il rientro in campionato dopo l’entusiasmante serata di Conference League, per il rush finale di una stagione dove la qualificazione europea ancora una volta verrà giocata con un arrivo al Fotofinish. Il mancato ricorso al turn over da parte del tecnico, che premia gli eroi della Semifinale, si rivelerà inopportuno e decisivo sull’esito finale dell’incontro, ma in generale tutta la squadra, compresi i cambi, hanno dimostrato ancora come solo attraverso la coesione e unità di intenti questo gruppo può essere competitivo. 

    Moduli e sviluppi di gioco

    La Roma sviluppa un 3-5-1-1, perché Mourinho sa che la squadra è stanca, sia di testa che di gambe e opta opportunamente per un modulo più in densità centralmente, con un rombo il cui vertice basso è Cristante mentre Veretout e Sergio Oliveira sono le mezzali che con Pellegrini vanno ad occupare gli spazi intorno ad Abraham. In ampiezza ci sono, come consuetudine, Zalewski e Karsdorp, mentre il terzetto di centrali davanti Rui Patricio è composto dai titolari Mancini, Smalling e Ibanez. Nel suo 4-3-3 Italiano tiene fuori Saponara e si affida ad un undici più disciplinato, con Milenkovic e Igor davanti a Terracciano, Venuti e Biraghi sulle corsie esterne in costante proposizione, anche contemporaneamente. Amrabat detta tempi e ritmo in mezzo, con Duncan e Bonaventura in costante appoggio e attivi nella catena che innesca Ikone e Nico Gonzalez.

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    Primo tempo deciso nei primi minuti, match chiuso

    La Fiorentina vince l’approccio migliore, attraverso una partenza folgorante figlia di un pressing ultra-offensivo che vuole sorprendere una Roma, comunque, stanca della gara di coppa e in generale nel momento, complice una interpretazione poco attendibile di un Guida che ogni volta che incontra la Roma si dimostra spesso ostile nelle decisioni di rilievo, dopo due soli giri di lancette è già sotto per il calcio di rigore di Nico Gonzalez. Le catene esterne degli uomini di Italiano vanno forte, interscambi e movimenti continui senza palla, smarcamenti tra le linee da manuale, tutto il meglio che la didattica del tecnico possa risaltare e in 10 minuti la gara è già indirizzata. Sulla catena di destra Bonaventura (troppo spesso ignorato nel movimento da Sergio Oliveira) e Ikone, con Venuti a sostegno, mandano in disordine la fase difensiva giallorossa con Ikone che viene a giocare dentro al campo, con Zalewski e Ibanez che trovano difficoltà sul posizionamento e le scalate, quando al centro Smalling e Mancini hanno una comoda superiorità numerica che potrebbe essere sufficiente. Sul doppio vantaggio la gara della Fiorentina diventa un monologo, con meno preoccupazioni di equilibrio visto che la Roma ha un solo attaccante in  zona offensiva e Venuti e Biraghi vanno ora in spinta, ora in ampiezza. La Viola raggiunge percentuali bulgare di possesso palla, così come la supremazia territoriale sono elementi che certificano come la circolazione palla veloce, lo scaglionamento e il movimento tra le linee siano elementi vincenti. La Roma deve reagire ed eludere la densità centrale Viola che lascia l’1contro1 sugli esterni, con Zalewski e Karsdorp che devono vincere qualche duello per dare sbocchi ed incisività ai giallorossi.

    Ripresa giallorossa velleitaria e sempre in ricorsa della palla

    Al rientro c’è Zaniolo e il 5-3-2, ma la Fiorentina continua imperterrita, va a prendere uomo contro uomo sulla costruzione bassa giallorossa, con l’interrogativo se il Feyenoord prenda spunto da questo. Per la Roma diventa vitale provare a rispondere al possesso Viola, perché correre per 90 minuti senza palla è duro e frustrante. La Fiorentina vuole palla sempre, si esalta nella conservazione e se le viene tolta e obbligata anche a correre all’indietro soffre. I giallorossi non sono in partita, nell’ultimo quarto di gara Mourinho avvicenda Zalewski e Pellegrini per El Shaarawy e Carles Perez, mentre Italiano inserisce Piatek e Maleh per Cabral e Bonaventura. La Roma non ha la forza per serrare i tempi, né per andare a prendere alta sulla costruzione avversaria, così come neanche nel recupero medio, slegata in mezzo al campo. Rientra Spinazzola, che rileva Karsdorp, così come Shomurodov per Abraham, con Callejon e Saponara per Nico Gonzales e Ikone. Al fischio finale, l’idea della squadra stanca e il giocare col rombo alle spalle di Abraham poteva essere condivisibile, ma l’uno/due iniziale ha scombussolato i piani, per una gara decisa nei 10 minuti iniziali e con gli sviluppi generali della Fiorentina che hanno fatto correre molto a vuoto dietro al suo possesso palla marcato e di grande qualità. Il paradosso è che, di fatto, la Roma ha rischiato nel complesso poco o nulla, pur perdendo senza recriminazioni.

    Maurizio Rafaiani

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