Ex di Turno, Tachtsidis: pupillo di Zeman che costrinse De Rossi e Pjanic alla panchina

Redazione RN
29/09/2019 - 12:19

Foto Getty
Ex di Turno, Tachtsidis: pupillo di Zeman che costrinse De Rossi e Pjanic alla panchina

EX DI TURNO – Tutte le strade portano a Roma. Ce ne sono altre, però, che conducono lontano dalla Capitale. La rubrica di Romanews, “Ex di Turno”, propone un focus proprio sui calciatori che hanno percorso queste ultime, salutando il Colosseo e lo Stadio Olimpico per dirigersi altrove e indossare maglie diverse da quella giallorossa. Salvo poi trovare nuovamente la Roma sulla propria strada, stavolta da avversaria. La squadra di Fonseca, dopo la pesante sconfitta subita contro l’Atalanta nel turno infrasettimanale di campionato, si appresta ad affrontare il Lecce di Fabio Liverani. Qualora dovesse superare un problema fisico, potrebbe essere della gara un ex giallorosso, Panagiotis Tachtsidis.

PROMESSA DELLA GRECIA – Astro nascente del calcio greco, pietra dello scandalo della Roma di Zeman, mediano itinerante per varie squadre italiane, colonna portante del Lecce di Liverani. Quella di Panagiotis Tachtsidis è una carriera dai mille colori, non sempre vivaci come quelli dell’arcobaleno, ma che comunque permette al calciatore greco di sognare un futuro che finalmente veda realizzate le promesse del passato.
Più giovane debuttante di sempre nell’Aek Atene, quando aveva soli 16 anni, Tachtsidis giunge in Italia nel 2010, comprato dal Genoa ma subito girato in prestito prima al Cesena, poi al Grosseto e infine al Verona, dove, durante la stagione 2011-2012, si mette in luce risultando uno dei migliori centrocampisti della Serie B, giocando 39 partite condite da 3 gol. Durante l’esperienza nella serie cadetta, Tachtsidis impressiona Zdenek Zeman, all’epoca condottiero del Pescara e destinato a sostituire Luis Enrique sulla panchina della Roma. Il boemo, che ne ammira la statura da eroe greco e la delicatezza del mancino, lo individua come vertice basso ideale del suo centrocampo a 3 e convince Sabatini a portarlo a Roma, promettendo di “trasformarlo in un campione”, come ammetterà il DS stesso.

L’ANNO ROMANO – Il tecnico gli affida immediatamente le chiavi del centrocampo. Zeman dimostra di preferirlo a un mostro sacro come De Rossi, scomodato in una posizione a lui non congeniale, quella di mezz’ala, e a un altro giovane in rampa di lancio come Miralem Pjanic, spesso costretto alla panchina durante il regno del boemo. Tachtsidis viene invece schierato titolare sin da subito, perfino a San Siro contro l’Inter di Stramaccioni nella prima vittoria stagionale della Roma, dove si rende protagonista di una partita in crescendo. Tuttavia, dopo sole 23 presenze, 1 gol e 2 assist, complice l’addio di Zeman e le tante critiche piovute sul giovane greco nel corso della stagione, l’esperienza romana di Tachtsidis volge al termine.

NUOVO INIZIO A LECCE – Per il mediano inizia allora un lungo itinerario che potrebbe fare invidia a quello di Ulisse. Catania, Torino, il ritorno all’Hellas, l’esperienza al Genoa impreziosita dall’ultimo gol in Serie A, proprio contro la Roma, il ricongiungimento sfiorato con Zeman al Lugano, il prestito al Cagliari, il ritorno in patria con l’Olympiakos, il trasferimento in Inghilterra, al Nottingham Forest, utile solo a migliore la lingua. Infine, la possibilità di tornare in Italia, al Lecce desideroso di riaffacciarsi in Serie A sette anni dopo l’ultima volta. L’impresa dei giallorossi riesce anche grazie al gigante greco, pronto a prendersi sulle spalle il peso del centrocampo salentino, sotto la guida di un allenatore che nel suo ruolo si distinse per tecnica e intelligenza, come Fabio Liverani. Per Tachtsidis sembra essere giunto finalmente il momento della consacrazione, a sette anni dal suo debutto con la maglia della Roma, sette anni costellati da trasferimenti e delusioni. Dopo il faticoso viaggiare, il greco è ora pronto a mettere radici. Tornato a vestire giallorosso, i colori del suo debutto nel grande calcio italiano, Tachtsidis è determinato a dimostrare di essere finalmente pronto ad affermarsi ad alti livelli.

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  1. Pupillo di Zeman? Ha chiesto Verratti e gli è stato risposto che coi buoni pasto si poteva prendere giusto questo. La solita mistificazione della realtà. “Se avessimo avuto una grande stampa Romana…”.

  2. Se non mi sbaglio aveva 20 anni quando arrivo a Roma, secondo me potenzialmente era un gran giocatore, non so dal punto di vista del carattere e personalita, magari lo mostrera quest’anno.. Ma mi auguro non dalla prossima partita..

  3. Il maestro voleva Verratti, poi pero’ De Rossi sarebbe dovuto andare a destra. De Rossi ha sempre mancato le preparazioni dopo i mondiali ed europei. Non si teneva in piedi, soprattutto per il gioco del maestro.
    Pjanic era un titolare, ha fatto la panchina solo in un paio d’occasioni. Quanto al greco, ha subito il veterano che stava in panca. Ricordo anche che non c’erano soldi per sostituire un portiere scarsissimo come Stekelenburg.
    L’unico errore del supremoboemo e’, a mio avviso, di non aver provato Pjanic al centro.

  4. E da allora infatti che si commentano perchè già evidenti, le mixxxxte di questa proprietà. E continuano ancora, al 9° anno di gestione del cialtrone bostoniano. Comunque pure il predecessore del «borgomastro» fumaiolo (L.Enrique) mise in discussione “barbetta”, sia per motivi disciplinari (leggasi scanzafatiche) ma anche perchè ritenuto e a ragione ormai un ex, un «piombo». E certa comunicazione da “strapaese” ha continuato (e continua «?») con enfasi a celebrare “la preistoria”.

  5. Veretout è stato massacrato dalla gran parte della “eccellente” stampa romana dopo Roma-bergamo. su DDR: alcune cose vere (lui e Osvaldo protestavano contro gli allenamenti del genio boemo), ma l’amor del vero obbligherebbe a ricordare che siamo 2 anni dopo l’assissinio de suocero, con Daniele decisamnte perso psicologicamente, e infatti un anno e mezzo dopo succede il fatto che lo ha portato ad essere ascoltato per Mafia Capitale: rissa in disco con Benatia e DDR chiama uno dei boss di Ostia. episodi che sportivamente ci hanno tolto Daniele nel fiore degli anni. però non sarà il primo ne l’ultimo che torna spompato da un mondiale. il problema era l’atteggiamento in quella stagione, Osvaldo a fine stagione fu mandato al Southampton, DDR no, ma l’atteggiamento era lo stesso, i 2 capofila della frangia ostile a Zeman nello spogliatoio

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