• Dzeko poco supportato e calci piazzati imbarazzanti, la Roma non cambia

    Redazione RN
    10/12/2015 - 9:44

    ROMA-BATE BORISOV, L’ANALISI TATTICA – Dopo 27 gare consecutive di Champions nelle quali la Roma aveva sempre subito gol, la serata di ieri consegna alle cronache una porta inviolata con annesso passaggio del turno, ma le note liete, per quanto estremamente ben accette, si fermano qui, ai freddi dati statistici. Freddi come ormai tutto l’ambiente che dapprima accoglie quasi con noncuranza l’esibizione nei 90 minuti, per poi riservare a fine match tanti fischi come tributo alla prestazione dei giocatori. A dire il vero la produzione offensiva della squadra è stata comunque largamente sufficiente, con una supremazia territoriale superiore all’avversario, ma sono le modalità degli sviluppi di gioco e le difficoltà che si protraggono ormai da un anno a lasciare poche interpretazioni al futuro di una squadra attesa domenica dalla gara verità del suo campionato nazionale. Riesce difficile immaginare, per la gara con il Napoli, che la squadra possa disputare una partita di personalità e dagli sviluppi di gioco adeguati quando più di un giocatore sembra accettare l’inerzia del momento lasciando trasparire un linguaggio del corpo volto alla negatività. Così come riesce difficile immaginare che la squadra possa trovare improvvisamente geometrie e gioco corale quando si continua ad assistere a difficoltà nelle trame di gioco che non siano azioni personali o giocate estemporanee di singoli. Complicato immaginare anche una fase difensiva attenta e comune al cospetto del calcio offensivo  organizzato dei partenopei. Contro il Bate Borisov la Roma ha palesato criticità antiche e ormai croniche, ha provato a sviluppare una gestione della palla attraverso la superiorità numerica che i 3 centrocampisti godevano in mezzo al campo, che talvolta ha permesso linee di passaggio importanti, ma il mancato accompagnare delle 2 mezzali (Pjanic e Nainggolan) verso Dzeko ha impedito di cucire il gioco in maniera adeguata, isolando per larghi tratti del primo tempo l’attaccante bosniaco, il quale non veniva raggiunto da traversoni adeguati dalle corsie esterne e con le due ali (Iturbe soprattutto) poco predisposte al fraseggio. Quando nella seconda metà del primo tempo Falque comincia a comunicare con il numero 9, certi flussi di gioco prendono via via corpo, consentendo a Florenzi di venire a giocare più dentro al campo. Il Bate gioca un calcio molto pratico, fatto di verticalizzazioni e movimenti sulla profondità che i giocatori leggono sempre bene e con i tempi idonei, ma i giallorossi non danno spazi significativi da attaccare alle proprie spalle e così facendo la Roma riparte immediatamente, tanto che la parte centrale e finale del primo tempo vede le due squadre allungarsi. Nella ripresa la squadra di Garcia ha un buon avvio, perché riesce a muovere di più la palla verso Dzeko e ad avvicinarlo coi movimenti senza palla, conquistando una supremazia territoriale che verrà interrotta solo quando dopo un ora di gioco il Bate prova a dare una svolta alla sua gara tentando di sbloccare il risultato, alzando ritmi e baricentro. Garcia inserisce Salah che contribuisce a spezzare qualche tentativo di forcing degli avversari e con Sczcesny sugli scudi e qualche ripartenza i giallorossi creano i presupposti per rimanere in partita fino al fischio finale, sfiorando anche il bersaglio grosso. Al resto pensa il risultato finale che arriva dalla BayArena,e che regala il passaggio del turno. Da rimarcare, infine, l’ennesima gestione imbarazzante dei calci piazzati, sfruttati con modalità che lasciano perplessi per l’inefficacia e l approssimazione dell’esecuzione.

    I 90 MINUTI DEI GIOCATORI

    SCZCESNY: in un colpo solo riesce a far dimenticare i problemi di comunicazione con la linea difensiva, sollevati in maniera pittoresca quanto grottesca 10 giorni fa e qualche dubbio sulla sua affidabilità e immersione nella causa giallorossa. Toglie dalla porta il gol che porterebbe il Bate agli ottavi con una reattività fuori dalla norma per uno della sua stazza e si ripete poco dopo. Domina ogni situazione ed è lui che consegna alle casse societarie un entrata d’importanza vitale.

    FLORENZI: ancora in convalescenza nonostante la consueta generosità, la sua fase di spinta è troppo prevedibile e a ciò si aggiunge l’imprecisione in troppi traversoni verso il centro dell area. Se nella gara di andata era la sua fascia quella in imbarazzo, stasera per un’ora di gioco trascorre momenti tranquilli. Nel secondo tempo è l’emblema delle paure che vive la squadra quando stringe in maniera esagerata leggendo male ogni situazione di non possesso, nonostante al centro ci siano Manolas e Rudiger in costante superiorità numerica e non sia necessario avvicinarsi. Così facendo libera spazi notevoli ai cambi di gioco sugli esterni che possono mettere palla a terra e prendere velocità puntando la porta. Più pericoloso in attacco quando si avvicina all’area coi movimenti in cui si accentra.

    MANOLAS: dominatore sulle palle aeree per 90 minuti, gestisce con Rudiger l’attaccante centrale avversario molto prevedibile nei movimenti e poco scaltro. Passarsi l’uomo per i 2 centrali è molto semplice, perché il bielorusso non brilla per attenzione considerando come l’altezza della linea e che Rudiger sia sempre portato a guardare la palla dimenticando la marcatura nell’imbuto centrale.

    RUDIGER: detto sopra di una sua evidente disfunzione della serata,si distingue in una respinta decisiva a centro area intervenendo a liberare la porta dopo l intervento di Scszesny ; con qualche imbarazzo di troppo si trascina fino al fischio finale finalmente senza incidere negativamente sul risultato finale.

    DIGNE: la catena con Iturbe funziona a intermittenza, lui spinge in maniera accademica, senza riuscire mai a raggiungere il fondo del campo, limitandosi a cross dalla trequarti con difesa avversaria schierata e senza intensità qualità e precisione di calcio. Più sollecitato in fase difensiva, con le verticalizzazioni dei centrocampisti avversari che spesso lo colgono a metà strada obbligandolo a diagonali impegnative.

    DE ROSSI: lavoro oscuro ma prezioso e fondamentale, soprattutto perché la squadra sulle seconde palle a ridosso dell’area non è mai reattiva. Aldilà dei compiti di protezione ai centrali riesce comunque ad accorciare sempre alle spalle di Pjanic e Nainggolan riuscendo finalmente a non fare allungare la squadra. In fase difensiva ha qualche difficoltà solo quando il Bate muove palla secondo la sequenza avanti-scarico-palla dentro, fatto in velocità, ma fortunatamente poco preciso.

    NAINGGOLAN: per larghi tratti di gara prova a suonare la carica, ma trova troppo spesso giocate chiuse e compagni che si nascondono. Le sue conclusioni sibilano beffarde a pochi centimetri dai pali della porta a portiere battuto, oppure ne centrano esattamente la sagoma. Recupera almeno una decina di palloni importantissimi

    PJANIC: anche per lui difficoltà nel trovare compagni dietro alle linee, ma soprattutto troppo tempo trascorso colpevolmente lontano da Dzeko. E’ sicuramente tra quelli che più soffrono la situazione, non è sereno quando va a concludere e lo fa con poca cattiveria. Tende sempre ad accettare l’inerzia della sua gara e difficilmente riesce a scuotersi

    FALQUE: giostra i primi 45 minuti nella posizione dove si era imposto nel calcio italiano al Genoa, dando segnali di ripresa rispetto alle ultime desolanti esibizioni in termini di idee. Prova il fraseggio, apre sulla corsia opposta, ripiega puntuale, ma i tempi di lavoro nella catena con Florenzi sono ancora troppo confusionari

    ITURBE: per lui i primi 45 minuti sono di spinta e sul piede di riferimento, ma aldilà di qualche percussione positiva il suo apporto è sempre immerso in un limbo dal quale difficilmente potrà sottrarsi.

    DZEKO: contrariamente alle ultime uscite, l’impressione è che gli sia stato chiesto di stazionare di più sulla profondità, al fine di dare un riferimento avanzato chiaro alla squadra e lo si vede da come sia meno in movimento del solito sulle corsie esterne ,prediligendo gli spazi centrali. Errori reiterati, nelle conclusioni e nelle ricezione, ma un occhio attento non può rilevare evidenze positive e particolari nella gestione di alcune palle e situazioni che fanno capire come quando la maledizione della quale si è autoinvestito intristendosi sarà superata, la squadra potrà ritrovare e beneficiare di un terminale letale.

    SALAH: la caviglia risponde bene, le gambe girano a dovere, il recupero sembra completato. Napoli dirà cosa significa per i giallorossi il suo apporto all’economia di gioco della squadra. 30 minuti sulla corsia consueta con importanti transizioni che, anche se non portano la squadra a concludere in maniera positiva, le consentono di distendersi sul campo riprendendo fiato e fiducia, evitando il finale thrilling delle ultime 2 gare di campionato ; ma in fase difensiva lascia troppo spesso da solo Florenzi

    UCAN: ingresso in una posizione non troppo idonea per lui, che avrebbe potuto pagare in fase di ripiegamento rispetto a Falque. Per fortuna dei giallorossi il finale di gara dei bielorussi è un battere la zona centrale del campo, dove il turco riesce a disimpegnarsi meglio e dando un minimo apporto nella gestione delle ripartenze e del tentativo di provare a congelare la palla.

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