18 Novembre 2023

Desideri a RN: “Mourinho sa governare il caos”

STEFANO DESIDERI ROMA – I calciatori che hanno fatto parte della storia della Roma, contribuendo a scriverla, ogni volta che si ha la possibilità di fare una chiacchierata con loro rendono vividi i ricordi delle stagioni con le quali li si identifica. Se poi oltre a essere stati romanisti sono rimasti romani, non solo di nascita, come Stefano Desideri, un’intervista è una full immersion tra ricordi e curiosità, come nel suo caso la grande passione per la pesca d’altura, della quale è diventato anche istruttore. Di seguito la conversazione dell’ex centrocampista con Paolo Marcacci:

L’intervista a Stefano Desideri

Sempre e solo pesca in mare?
“Sì, una passione che ho sin da ragazzino, grazie a mio padre e a mio zio e che ho sempre onorato, cercando ogni volta di migliorarmi. La pesca non può essere praticata senza dedicarcisi in modo meticoloso”.

Dopo Roma, non hai mai giocato in città di mare però, a parte Livorno nell’ultima stagione…
“Decisamente no…però negli anni di Udine ogni tanto si sconfinava, mi portavano anche in laguna, poi si andava pure a caccia ogni tanto nel circondario”.

A proposito di Udine, ci arriviamo subito, visto che sei un doppio ex con una lunghissima militanza da una parte e dall’altra e alla ripresa ci sarà Roma-Udinese.
“Io da romano in Friuli sono stato benissimo; Udine è una città che mi è rimasta nel cuore, dove ogni tanto riesco a tornare con piacere per rivedere qualche amico e la ritrovo sempre amabile e vivibilissima, a misura d’uomo nel senso migliore dell’espressione. Fredda solo per le temperature, ma freddo secco e non umido tra l’altro, il freddo migliore; poi Udine è un crocevia di culture, il che ne aumenta il fascino”.

Campionati importanti per te a Udine, dal ’92 al ’97.
“Sì, disputati con grande orgoglio, con tanti giocatori forti e con una dirigenza che è sempre stata lungimirante: la famiglia Pozzo ha sempre avuto passione, competenza e grande cultura del lavoro, sono stato fortunato ad avere una presidenza come la loro”.

Invece alla Roma, dopo sei stagioni da professionista e la trafila delle giovanili prima, nell’estate del ’91 proprio un cambio di presidenza, da Viola a Ciarrapico, fece sì che un giocatore con le richieste che avevi ti servisse a fare cassa.
“Sapere che la società sarebbe stata costretta a cedermi mi fece star male, come giocatore mi sarebbe piaciuto finire laddove calcisticamente ero nato; non solo calcisticamente nel mio caso. Ma per cause di forza maggiore fui costretto ad accettare”.

E fu Inter, anche se inizialmente si parlò di una specie di comproprietà con la Juventus, poi commutata, diciamo.
“Sì, perché a volermi in nerazzurro era stato Trapattoni, che poi però era tornato a Torino. In effetti se ne parlò, poi le cose cambiarono”.

Come tecnico a Milano trovasti Orrico, rarissimo caso di dimissionario nel calcio italiano ad alti livelli.
“Un personaggio non comune: veniva da un calcio minore, dove si era contraddistinto per un gioco efficacissimo; a livelli metropolitani era un pesce fuor d’acqua, a proposito di pesca, però un uomo di grande cultura e grande conoscitore di calcio”.

Ultima giornata ’92-’93, con la maglia dell’Udinese fai gol alla Roma e grazie a quel gol vi guadagnate lo spareggio per restare in A…sensazioni?
“Per la Roma non aveva grande importanza, per noi era fondamentale, provai quindi una forte soddisfazione”.

L’Udinese che scenderà all’Olimpico domenica è una squadra in salute. Che partita ti aspetti?
“Una partita tosta, da gestire con pazienza e attenzione. L’Udinese ha gamba, organizzazione e qualità tecnica medio – alta, soprattutto dalla cintola in su”.

In quale giocatore del centrocampo romanista ti rivedi?
“Forse Bove, che fatte le proporzioni storiche ha una fisicità più esplosiva, anche se forse io avevo più la ‘botta’ dalla distanza; fammi dire che sono proprio contento per lui e per la sua affermazione. Lavorando con le giovanili fino alla scorsa stagione, l’ho letteralmente visto crescere. È un ragazzo che ha sempre avuto una soglia di maturità più elevata rispetto a quella anagrafica”.

Che stagione può essere, questa per la Roma?
“È una risposta complessa da dare; partiamo da una certezza: Mourinho in mezzo a tante difficoltà è uno che in un modo o nell’altro riesce a sfruttare al massimo ciò che ha a disposizione. È un maestro a livello gestionale, uno che sa governare il caos”.

Dai per scontato che vada via a fine stagione?
“Tutt’altro. Non mi fido proprio di questa voce. In ogni caso spero di no perché potrebbe costruire una Roma più grande con più tempo a disposizione. Io ne sono convinto”.

Paolo Marcacci

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1 commento

  1. Geppo67 ha detto:

    A me sembra che Mourinho piu che governare il caos lo crea lui stesso!!!!