Dall’illusione Atalanta ai 7 minuti da incubo con la Juve: cosa c’è dietro il suicidio assistito della Roma
Foto Tedeschi

ROMA BLACK-OUT JUVE – La sfida tra le deluse del campionato la perde la Roma che adesso si lecca le ferite ed è ancora più delusa. Non per aver mancato la vittoria con la Juventus, ma per come ha buttato via una partita che sul 3-1 sembrava praticamente vinta. Poteva essere davvero la volta buona, con una gara bene giocata e controllata per 70 minuti, a dispetto delle assenze per squalifiche e per quarantene e a dispetto del solito errore arbitrale. Poi i sette minuti da incubo e i giallorossi che perdono una partita dominata contro una Juventus in grande difficoltà, che ha avuto però il merito di non mollare e di riuscire a ribaltare il risultato con i cambi che, come accaduto pochi giorni fa con il Milan, hanno fatto la differenza.
Il black-out con la Juve figlio dell’illusione con l’Atalanta
I cambi all’altezza che non ha avuto a disposizione Mourinho, certo. Ma anche scelte discutibili, con sostituzioni ritardate, come quella di Ibanez già ammonito. Ma cosa c’è davvero dietro alla partita dai due volti della Roma? Come può accadere che la squadra padrona del campo, senza colpo ferire abdichi all’avversaria subendo tre gol in sette minuti? Fin dove arriva la sfortuna di fallire dal dischetto l’occasione del 4-4 con il suo giocatore di punta, il capitano, Lorenzo Pellegrini? Un black-out assoluto, figlio di un’illusione nata e morta dopo la vittoria a sorpresa sul campo dell’Atalanta. L’illusione di poter rinascere dopo aver battuto finalmente una big del campionato. Illusione subito spenta con il successivo pareggio casalingo con una Sampdoria piena di problemi. Illusione definitivamente spenta con la debacle di inizio anno a San Siro con il Milan. Illusione che, infine, ha lasciato ferite importanti nell’ego e nella consapevolezza di questa squadra che ha perso evidentemente la rotta.
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Responsabilità del crollo Roma
Il crollo della Roma ha colpe e colpevoli. A partire da una società che non ci ha ancora messo la faccia sul fallimento della seconda stagione sotto la loro gestione. Sì, perché prima si prenderà coscienza che anche questa annata, almeno in tema campionato, è andata, e prima si inizierà a programmare la prossima. A seguire, le colpe della squadra, che si adagia in una comfort zone che non le fa gettare il cuore oltre l’ostacolo, quello che uno stadio sempre caldo e affamato di soddisfazioni le chiede. Un supporto autentico e pulito che dalla prossima di campionato verrà anche in larga parte a mancare per le nuove regole anti-Covid. La follia della delusione giallorossa porta naturalmente anche la firma del suo allenatore. Mourinho non può chiamarsi fuori dalla giostra impazzita di una Roma che era chiamata a riscattare gli ultimi anni di anonimato ingaggiando il tecnico più titolato della Serie A. Perdere con le big si può anche accettare in questa fase di costruzione, ma lo Special One può bastare per battere Verona, Bodo Glimt, Venezia, Bologna e Sampdoria?
GSpin