Dal colpo Nainggolan al flop Doumbia: gli otto anni di mercato invernale targato Pallotta

Redazione RN
07/02/2020 - 14:25

Dal colpo Nainggolan al flop Doumbia: gli otto anni di mercato invernale targato Pallotta

CALCIOMERCATO INVERNALE ROMA GESTIONE PALLOTTA – Quella appena conclusa è stata, con ogni probabilità, l’ultima campagna acquisti invernale della gestione Pallotta. In questa finestra di riparazione sono arrivati Ibanez, Villar e Carles Perez. Nomi sicuramente affascinanti in ottica futura ma probabilmente, proprio perchè giovani e senza esperienza nel calcio italiano, meno pronti nell’immediato. L’unico dei tre acquistato subito a titolo definitivo è stato Villar, arrivato dall’Elche per 4 milioni di euro. Ibanez e Perez invece saranno riscattati con formula obbligatoria più avanti e al verificarsi di determinate situazioni sportive. Un mercato, quello di gennaio, che in questi 8 anni e mezzo di presidenza statunitense ha portato in dote molti giocatori, alcuni rivelatisi determinanti, altri invece dei flop clamorosi. La redazione di Romanews.eu ha analizzato le operazioni principali delle varie edizioni di calciomercato invernale della Roma per avere un quadro completo di come la società si sia mossa nel corso degli anni.

Le prime due sessioni: la Roma è un cantiere aperto ma a gennaio solo ritocchi ‘esotici’

Le prime due sessioni di calciomercato (quelle del gennaio 2012 e del 2013) dimostrano chiaramente come la Roma, guidata sul mercato da Walter Sabatini, sia un cantiere aperto migliorabile solo con grandi manovre estive. La società è alle prese con debiti pregressi e dunque la liquidità per i colpi ‘riparatori’ scarseggia. Il primo a passare in giallorosso è Marquinho, in prestito oneroso (250mila euro) dalla Fluminense. Un acquisto che da sconosciuto diventa utile in breve tempo. Il brasiliano infatti si dimostrerà una sorta di dodicesimo uomo per Luis Enrique prima e Zeman e Andreazzoli poi. Nel 2013 la situazione è simile: poche risorse economiche e un solo aggiustamento. Dall’Olympiacos arriva Vasilis Torosidis, esperto terzino greco che a Roma trascorrerà 3 anni e mezzo. Anche qui le modalità sono pressochè identiche all’affare Marquinho. Prestito oneroso (400 mila euro), usato sicuro e affidabilità a un reparto a corto di alternative.

Dall’affare Nainngolan alla ‘pazza’ campagna acquisti del 2015

Se i primi due anni erano stati ‘sperimentali’ e senza grosse risorse, tra il 2014 e il 2015 le intenzioni del club giallorosso sembrano cambiare. I conti iniziano ad essere più accettabili e la competitività della Roma è massima. Nel gennaio del 2014 la Roma di Garcia è a un passo dalla Juventus capolista e allora arriva il primo vero regalo della dirigenza a stelle e strisce. Dal Cagliari arriva Radja Nainggolan, in concomitanza alla partenza di Michael Bradley. Battuta la concorrenza delle big italiane con un’operazione complessiva di 18 milioni di euro (3 per il prestito, 15 per il riscatto). Forse siamo di fronte alla migliore delle operazioni della gestione americana. Il Ninja diventa subito un titolare inamovibile e con De Rossi, Pjanic e Strootman andrà a formare probabilmente il miglior centrocampo del campionato. Alla fine dell’esperienza in giallorosso saranno 203 le presenze con tanto di 33 gol a referto. Dall’azzeccatissima operazione Nainggolan però è breve il passo ai flop colossali. Nel gennaio seguente (2015) la Roma spende la cifra maggiore della gestione Pallotta in sede di mercato invernale. 26 milioni per portare in giallorosso Doumbia (sostituto di Destro andato al Milan), Ibarbo, Yanga Mbiwa e Spolli. Il risultato sarà quasi un disastro totale. Quel quasi è dovuto solo al leggendario gol di testa di Yanga-Mbiwa in un derby di fine stagione contro la Lazio. Gol in grado di regalare vittoria e qualificazione aritmetica alla Champions League proprio ai danni dei biancocelesti. Per il resto c’è poco da salvare, le parentesi in giallorosso di Doumbia e Ibarbo sono state brevi e con risultati ben al di sotto del giustificabile per la quantità di denaro spesa. Di Spolli invece probabilmente nessuno se ne ricorderà mai se non come una delle tante meteore transitate a Roma.

Il mercato intelligente del 2016: arrivano Perotti ed El Shaarawy

Risale al 2016 forse la sessione di mercato invernale più intelligente della prima gestione americana. Arrivano in prestito, in un colpo solo, El-Shaarawy e Perotti per una cifra iniziale di 2,4 milioni complessivi. Il fatto che entrambi siano stati riscattati in breve tempo testimonia la bontà delle due operazioni. Il primo da ‘eterna promessa’ si trasforma in calciatore continuo ed efficace in zona gol. Il secondo è capace di giocate di qualità superiore e consegna ai suoi allenatori quella superiorità numerica costante grazie ai suoi dribbling secchi, peccato per i tanti infortuni. Fatto sta che, considerando anche la cessione di Gervinho in Cina che frutta 18 milioni alle casse giallorosse, quella di gennaio 2016 può sicuramente dirsi la finestra più conveniente degli otto anni di Pallotta per rapporto qualità-prezzo-rendimento.

Quello quasi inesistente degli ultimi anni

Decisamente diverse sono invece le ultime sessioni. Nel 2017 la Roma di Spalletti è praticamente da record e c’è davvero poco di migliorabile. Arriverà solo Grenier in prestito secco. Dimenticabile. Nel 2018 invece qualcosa da migliorare ci sarebbe. Va detto che la squadra di Di Francesco comunque concluderà la stagione con la storica semifinale di Champions. Tuttavia il solo arrivo di Jonathan Silva (nullo il suo apporto alla causa) in prestito per 500mila euro, messo a confronto con la cessione (da 20 milioni) di Emerson al Chelsea, è impietoso. Mai quanto la sessione successiva. La Roma delle notti Champions è un lontano ricordo e alla disastrosa campagna acquisti estiva di Monchi (vedi Nzonzi, Pastore, Defrel e Olsen) ne fa seguito una di riparazione inesistente. Zero acquisti e fallimento totale degli obiettivi prefissati che forzano il ds spagnolo e Di Francesco ad addii anticipati. Ancora presto per giudicare l’ultima campagna acquisti invernale di Pallotta da presidente della Roma. Fatto sta che la modalità degli investimenti (giovani in prestito con riscatti futuri) fanno presagire la riluttanza dell’americano a investire in un ‘giocattolo’ evidentemente non più di sua proprietà.

Pietro Mecozzi

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  1. Questo dimostra che se ci fosse stato un presidente presente , sul pezzo interessato alla causa che curava interessi propri e societari tante cose n. Sarebbero successe! Invece anarchia totale e carta bianca ai vari ds ecco il risultato! Quindi morale della favola Pallotta VATTENE ! Forza Roma

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