Coronavirus, Castellacci: “FIGC non ha interpellato i medici, come faranno a seguire questo protocollo?”
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CASTELLACCI CORONAVIRUS SERIE A – “Perché non ci hanno interpellato? Non è per fare polemica, ma stupisce anche me. Non perché non ci sia Castellacci, ma perché manca l’associazione dei medici che poi saranno responsabili di tutto. Sono loro che conoscono le situazioni, che stanno sul campo. Gli altri colleghi scriveranno delle linee in teoria ineccepibili, ma noi ci domandiamo: potranno essere realizzate?”. Queste le parole di Enrico Castellacci, ex medico della Nazionale italiana e attualmente presidente di Lamica, la Libera associazione medici italiani del calcio. La FIGC ha stilato un protocollo di alcune regole da seguire in vista della ripresa del campionato, e Castellacci ha espresso le sue perplessità al quotidiano Libero: “E’ previsto un maxi ritiro per ogni squadra, serviranno centri sportivi con foresteria: fra giocatori e staff si arriva a 60/70 persone, serviranno altrettante camere; poi le docce differenziate, a meno di non farle in camera; obbligatori saranno gli ambienti sanificati prima e dopo l’allenamento, con personale verosimilmente esterno che dovrà occuparsene e anch’esso sottoposto ai controlli. Poi ci sono i test pre-ritiro, ci vorranno controlli a tappeto su tutti. Tamponi ogni 4 giorni, analisi supplementari a chi era risultato positivo e poi guarito per capire se il virus ha intaccato l’organismo e dare l’idoneità. E tutto ciò chi lo deve fare? Il medico di squadra. Ho il timore che la serie C e gran parte della B non abbiano né le strutture né le risorse per sostenere due mesi di questo tipo. E i medici? In C sono part time, campano facendo il loro lavoro e per passione vanno con la squadra”.
Castellacci a calciomercato.com
Professore, la sua prudenza e quella di Rezza (direttore del dipartimento malattie infettive dell’ISS) ha scatenato una serie di perplessità. Sembra paradossale se pensiamo al momento che stiamo vivendo.
“Giovanni Rezza è un medico ed epidemiologo, la sua cautela è comprensibile”.
Ieri, la Figc ha diffuso le linee guida per la ripresa. Priorità alla A: qual è il suo parere?
“Abbiamo appreso con soddisfazione che è stata fatta una cernita e che il ritorno sarà graduale. Avevamo dei dubbi sull’estensione delle indicazioni per tutto il mondo professionistico, considerando che la B e la C non hanno i mezzi e le strutture della A. Ora, però, dalla teoria bisogna passare alla pratica. Le squadre con centri idonei potranno sicuramente rispettare queste linee, creando un circuito chiuso in grado di ospitare anche tutto lo staff. Ma la domanda è: tutte le venti squadre di A hanno centri sportivi così organizzati? Forse sette-otto, ma le altre? Ok, potrebbero andare in alberghi vicini ai centri. Ma ricordiamo che a quel punto andrebbe fatta tutti i giorni la sanificazione. Tra l’altro le strutture alberghiere non sono vuote. Hanno un proprio staff che esce ed entra, a meno che non si decida di affittarle in via esclusiva”.
L’obiettivo resta quello di limitare i rischi.
“Certo, azzerarlo è impossibile visto che il calcio è uno sport di contatto. La federazione presuppone che si possa tornare ad allenarsi il 4 maggio. Ma bisogna vedere se il governo terminerà il lockdown il 3 del mese prossimo… Mancano quindici giorni e per ora il virus è sempre lì. Ci sono ancora centinaia di morti al giorno, spetterà all’lSS valutare se ci sono davvero le condizioni per riprendere.Il calcio è uno sport fisico e di contrasto. Se mettiamo da parte i primi giorni, dedicati agli allenamenti differenziati, è fondamentale che ci sia la massima sicurezza quando arriveranno le partite”.
Qual è il timore maggiore dei medici?
“Ho ricevuto tante mail da medici della serie C che mi chiedevano come poter fare. Come possono i professionisti che lavorano anche per altre strutture, rimanere per quaranta giorni chiusi in ritiro con i calciatori? Sono quindi felice che ci sia stata una riflessione su questo, con la ripresa del calcio a scaglioni. Il medico ha responsabilità sanitarie e anche penali. Dobbiamo stare attenti a non aumentare il loro carico di responsabilità”.
Capitolo tamponi...
“Non si possono usare tamponi e test togliendoli ad altri cittadini. Non ci possono essere discriminazioni. E sono convinto che questo non potrà avvenire. Conosco la professionalità del presidente Gravina: concorderà tutto con il ministro della sanità e con il governo”.
Servirebbero maggiori controlli?
“Avevo chiesto di avere un esame di idoneità per tutti i calciatori ma non è stato preso in esame. Non dimentichiamoci che questo virus può intaccare altri organi. L’atleta va quindi monitorato a tutto tondo e non solo a livello polmonare. E sarebbe giusto fare esami supplementari a chi ha già contratto il Covid-19“.
In Cina, intanto, il campionato è ancora fermo.
“Sono avanti di tre mesi rispetto a noi, ma solo da pochi giorni hanno ripreso gli allenamenti, senza fissare una data di ripresa del campionato. La situazione degli altri Paesi devi quindi far riflettere. Bisogna essere cauti ma preparati, come dice Gravina. Le linee guida passeranno al vaglio della commissione tecnico scientifica del governo. Ma non sottovalutiamo mai altre realtà. Non bisogna, però, fermarsi qui. C’è l’obbligo di valutare se tutte le squadre della serie a hanno le risorse di tipo logistico per realizzare queste linee guida”.