Coronavirus, Boniek: “Gli stadi non riapriranno prima di un anno, ma con stop il calcio rischia di implodere”

Alessandro Tagliaboschi
23/04/2020 - 6:56

Foto Getty
Coronavirus, Boniek: “Gli stadi non riapriranno prima di un anno, ma con stop il calcio rischia di implodere”

BONIEK UEFA CALCIO – Zibi Boniek, presidente della Federazione polacca, ha parlato ai microfoni dell’emittente radiofonica sulla possibile ripresa dei campionati nazionali e delle Coppe Europee, a seguito dell’ultima riunione plenaria dell’UEFA con le federazioni calcistiche:

Cosa deciderete in sede UEFA?
“Dopo la conferenza generale, domani ci sarà il comitato esecutivo con l’UEFA per prendere delle decisioni sulla possibile ripresa. Tireremo le somme sulla situazione attuale, la posizione unanime è sulla ripresa dei campionati, come priorità. Finché non si troverà il vaccino, dobbiamo convivere col coronavirus, quindi nessuno oggi può assicurare che se il campionato non riprenderà a maggio, possa poi riprendere a settembre. Il protocollo sarà lo stesso. Gli allenamenti ripartiranno gradualmente, prima a gruppi di 4-5 poi collettivamente, con schede sanitarie da compilare ogni giorno, gli atleti saranno super controllati. Purtroppo temo che finché non ci sarà il vaccino, dovremo prepararci a convivere con questo virus, qualche piccolo focolaio rimarrà e andrà gestito con regolamenti ad hoc”.

Il protocollo sanitario per il calcio polacco?
“Come Federazione polacca abbiamo previsto un protocollo sanitario che predisponga un ritiro dalla prossima settimana per 40 persone come gruppo squadra, indicando ogni giorno il proprio stato di salute. Si partirà con allenamenti quasi individuali, distanziamento tra gli atleti e poi tra tre settimane, dopo i test, se tutti staranno bene, si tornerà ad allenamenti collettivi per tornare a giocare il 31 maggio. Non accetterò alcun compromesso, prevale sempre la salute di tutti, ma se giocatori, allenatori e arbitri saranno sani, in Polonia giocheremo, in conformità con le decisioni governative ovviamente. Le squadre saranno isolate, in caso di contagi di alcuni atleti, automaticamente tutti i componenti della squadra andranno in quarantena finché non faranno i tamponi. Il problema vero riguarderà le partite internazionali: allo stato attuale con le frontiere chiuse, è quasi impossibile giocare le coppe”.

La proroga sui contratti?
“Per i contratti in scadenza, servirà un accordo che preveda la possibilità di prolungare i contratti di un paio di mesi. Se un giocatore a scadenza non si mette d’accordo, nessuno potrà obbligarlo ma non potrà esser tesserato da nessuna altra squadra, perché il mercato non si aprirà. Stesso discorso per i prestiti. FIFA e UEFA sono d’accordo sulla proroga, ma è chiaro che serviranno degli accordi individuali tra tesserati e club, o tra club e club, senza possibilità di una legge che possa imporre dall’alto la proroga”.

Quando si riapriranno gli stadi?
“Temo non prima di un anno. Purtroppo nella fase di convivenza col virus, nessuno potrà autorizzare l’apertura degli stadi. La cruda realtà è questa: meglio il calcio triste senza pubblico o non giocare del tutto. Questo sport produce indotti straordinari e il sistema in caso di stop definitivo rischia di implodere”.

Le coppe europee?
“Si dovrebbero disputare ad agosto, se si riuscirà a finire in tempo i campionati, per poi ripartire con la nuova stagione, che prevede anche gli impegni delle nazionali in vista degli Europei. Speriamo che tra 3-4 mesi la situazione sia migliorata, bisognerà trovare delle soluzioni sugli spostamenti delle squadre”.

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