O’ SOLbakken nostro!
Il norvegese classe ’98 alla prima da titolare decide il match con un super gol e un messaggio anche al Salisburgo per il ritorno di Europa League.
Foto Tedeschi

COMMENTO ROMA VERONA – O’ Solbakken nostro. Il terzo norvegese della storia romanista, dopo John Carew e John Arne Riise, ha messo la firma sulla sua prima da titolare in Serie A. Ha sbloccato un match subito in salita per l’infortunio al volto di Tammy Abraham che ha costretto Mourinho al primo cambio dopo 15 minuti. Il numero 18, arrivato a Roma a novembre dopo essere stato la bestia nera dei giallorossi la scorsa stagione nel doppio confronto con il Bodo Glimt, è diventato così il nuovo beniamino dei tifosi che anche contro l’Hellas hanno fatto sold-out e hanno potuto accompagnare lo speaker dell’Olimpico dopo il gol con l’atteso “Sol – ba – kken”.
Roma – Verona nel segno di Solbakken
Il classe ’98, nato lo stesso giorno di Piedone Manfredini, il 7 settembre, non poteva presentarsi meglio dinanzi ai 61.000 sugli spalti: al di là del gol, ha convinto per il suo essere sempre in partita e per il grande impatto sul match. Bravo a reagire anche ad alcuni degli errori tecnici che ha commesso, e a proporsi in occasione del gol. Una rete di precisione e cattiveria, un diagonale fulminante all’angolino su cui nulla ha potuto il pur bravo Montipò.
E se sui social c’è già chi mette a confronto la prolificità del norvegese – un gol ogni 51’ – contro quella di Nicolò Zaniolo – un gol in 896′ – a sorridere è anche Josè Mourinho. Soltanto pochi giorni fa, a inizio febbraio, il portoghese aveva pungolato Solbakken per non essere ancora entrato dentro le dinamiche della squadra. “Non conosce la differenza tra 3-5-2 e 3-4-1-2, deve imparare a giocare con noi”, diceva il tecnico. Il 18 ha risposto da grande giocatore in queste settimane, tra fugaci apparizioni in campo e lavoro a Trigoria, e si è preso la maglia da titolare nel giorno in cui la Roma ha dovuto fare a meno di Dybala e Pellegrini.
LEGGI ANCHE
Spinazzola e Belotti, segnali di fumo a Mourinho
Il nuovo e il vecchio. Ola ha potuto festeggiare il gran bel gol di mancino grazie a un super assist di un super Spinazzola che ha dimostrato di essere in salute e, quando è in salute, l’azzurro non è secondo a nessuno in Italia. Autentico fattore nel primo tempo, Leo ha giocato con spensieratezza, tenendo alto il volume delle incursioni sulla sinistra e ricamando un assist (il secondo in stagione) di tacco che è merce rara nel suo repertorio.
Sugli scudi anche il Gallo Belotti, partita dalla panchina ed entrato per sostituire Abraham, ha giocato una delle sue migliori partite da quando è a Roma, pur senza segnare. Si è messo a disposizione della squadra, si è sacrificato prendendo botte da orbi dai veronesi e dandone anche, senza mai perdere di vista la via del gol. L’unica cosa che gli è mancata.
Josè può guardare all’impegno di coppa di giovedì con il Salisburgo con più serenità avendo puntellato il terzo posto in coabitazione con il Milan. Serenità dovuta non soltanto ai tre punti, ma anche alle risposte convincenti avute dalle seconde linee, Solbakken e Belotti, insieme a Bove e allo stesso Wijnaldum.
GSpin