Breve storia di chi non credeva alla rimonta e si ritrova a strombazzare in tangenziale

EDITORIALE – Andare allo stadio senza nessuna speranza? Fatto. Dopo il gol di Dzeko pensare “Come sarebbe bello se…”? Fatto. Piangere dopo il gol di Manolas? Fatto. Strombazzare con il clacson in tangenziale fino al mattino? Fatto.
DAL BANCO DEGLI IMPUTATI ALLA RIVINCITA – E’ andata così per chi non sale adesso sul carro di quelli che “io l’avevo detto che ci riuscivamo”. Non ci credevo, e non ci credevo nemmeno dopo il gol di Dzeko a soli 5 minuti dall’inizio. Che ci volete fare? E’ il pessimismo incarnito di chi ne ha viste tante nella storia della Roma. Di chi si è avvicinato alla partita pensando a non prendere la solita imbarcata. Di chi “pensiamo a non farci male, che domenica c’è il derby”. Non mi nascondo, è così. Chi poteva immaginare che i due imputati di una settimana fa, De Rossi e Manolas, potessero diventare i due eroi della serata con posto d’onore nella storia giallorossa? Come era solo possibile ipotizzarlo? Sbeffeggiati per 7 giorni, immortalati sui social con Messi contento di avere due compagni di squadra che ancora non conosceva, derisi e fatti a pezzi dal tifoso della rete più che della squadra, si sono presi la rivincita che vale una carriera. Invece il calcio, ancora una volta, è si è dimostrato metafora di vita: che tutto è possibile, crederci sempre, mollare mai.
SOGNO, LEZIONE, RISPETTO – Sogno, che si avvera. Lezione, di calcio che la Roma dà al Barcellona. Rispetto, che adesso tutti devono mostrare nei confronti della Roma. Gli arbitri in primis, quello di Roma-Barcellona in evidente sudditanza psicologica più di tutti. Sì, perché all’Olimpico c’era in campo solo la Roma, tecnicamente, visto che ha surclassato Messi e compagni, e per gli occhi e il fischietto del direttore di gara turpe…ooops Turpin. La squadra di Di Francesco era troppo motivata però per farsi condizionare dalla giacchetta nera. E’ stata lucida come una statua di marmo fino al 94’, presente a se stessa e soprattutto agli avversari; a suo agio nel nuovo modulo organizzato dal Mister; puntuale come un orologio svizzero mettendo a segno i gol come il cronoprogramma perfetto delle rimonte richiede: 6′ Dzeko, 58′ De Rossi, 82′ Manolas.
DOVE SIAMO ANDATI – Come se la rimonta fosse una finale mondiale, il 10 aprile della storia giallorossa finisce a ritmo di clacson. Per far sentire a tutti che la Roma c’è, dà emozioni, che è in semifinale di Champions League. Aspettando che prima o poi qualcuno apra la finestra e dica: ma perché suoni? E invece non succede ed è la conferma che aspettavo. E’ successo davvero qualcosa, ci siamo andati. Dove siamo andati? In semifinale di Champions. Non ci credo ancora, continuo a suonare…
Giulia Spiniello